La riscoperta dei codici segreti, Leonardo vola in digitale
Il sogno del volo si perde nel mito. La leggenda di Icaro diventa la nemesi dell’orgoglio umano, di quella che i classici greci chiamerebbero yubris, la rabbiosa boria umana di elevarsi oltre, ma soprattutto, contro, i propri limiti.
Già molto prima dell’anno 1000, ingegneri cinesi avevano lanciato piccoli palloni aerostatici in cielo, si pensa che fossero monaci buddisti e nel VII secolo studiosi arabi studiarono il flusso dell’aria. Ma per noi europei, pensare al volo significa soprattutto riscoprire le mirabolanti invenzioni, i codici miniati di Leonardo da Vinci. Ora quei disegni sono disponibili e consultabili in formato digitale.
Sul sito E-leo, in un progetto che vede coinvolti diversi enti culturali, previo un attento esame di sicurezza, si possono consultare i manoscritti, il codice sul volo degli uccelli, sembra nascondere ben altri segreti.
Una cosa appare incontrovertibile: Leonardo è lo scienziato che più di ogni altro, al suo tempo, intuì il valore del metodo scientifico fondato sulla sperimentazione. I suoi appunti e disegni giunti fino a noi testimoniano l’importanza che egli prestava all’osservazione empirica della natura e il rigore delle sue numerose indagini pratiche.
Gli studi sul volo compiuti da Leonardo compresero l’osservazione del volo degli uccelli, lo studio del movimento meccanico dell’ala e le riflessioni sulla resistenza dell’aria, che approdarono all’ideazione del paracadute. Attraverso la sperimentazione, il grande uomo di scienza toscano giunse alla formulazione della prima legge della meccanica, secondo la quale ad ogni azione ne corrisponde una uguale e contraria. Per arrivare alla realizzazione di un vero e proprio volo, però, come lo stesso Leonardo intuì, sarebbe stata necessaria una forza motrice ben maggiore rispetto a quella delle braccia umane.
Il tutto nasce in Leonardo dall’osservazione degli uccelli, di come le ali condensino l’aria nel battito e nell’elevazione. I documenti relativi al volo, vengono racchiusi in un piccolo codice del 1505 tornato a Firenze dopo un lungo periodo trascorso a Milano. La datazione del manoscritto è confermata da una citazione dello stesso Leonardo al foglio 17v, pagina in cui annota di aver visto un uccello spiccare il volo: il cortone, uccello di rapina ch’io vidi andando a Fiesole, sopra il loco del Barbiga, nel ‘5 adì 14 di marzo.
Il nome del codice è dovuto all’argomento dei testi e dei disegni. In particolare inizia ad analizzare il volo e la struttura degli uccelli per poi passare al disegno di macchine volanti. È leggenda l’episodio di un suo tentativo fallito dalla collina di Montececeri a Fiesole.
Il manoscritto prende il proprio nome dai contenuti, l’analisi del volo degli uccelli, ma in realtà è molto di più. Questo piccolo quaderno non è una semplice raccolta eterogenea di appunti e idee, ma un metodico tentativo di Leonardo di analizzare e proporre nuove idee sull’argomento del volo. Leonardo coltivava l’idea di un grande trattato sul volo diviso in quattro volumi, ma purtroppo non ha mai portato a termine quest’opera. Il Codice del Volo può essere considerato come la summa dei pensieri di Leonardo sul volo, ma non solo. Tra i testi e i disegni del Codice si “nasconde” il progetto della macchina volante più evoluta di Leonardo, che prende il nome dall’uccello che lui stesso dichiara di osservare: il Grande Nibbio.
Leonardo descrive questo progetto con minuzia di particolari, indica le dimensioni, i materiali da impiegare nella costruzione, la posizione del pilota, la collocazione del baricentro, fatto quest’ultimo indispensabile per la costruzione di qualsiasi oggetto volante. Il più di un’occasione Leonardo impartisce al pilota, o al lettore del Codice, le istruzioni per pilotare la sua opera. Ad esempio scrive:
Sempre il moto dell’uccello debe essere sopra alli nugoli, acciò che l’alia non si bagni, e per iscoprire più paesi, e per fugire il pericolo della revoluzione de’ venti infralle foce de’ monti, li quali son senpre pieni di gruppi e retrosi di venti. E oltre a di questo, se lo uccello si voltassi sotto sopra, tu ài largo tenpo a rivoltarlo in contrario, colli già dati ordini, prima che esso ricaggia alla terra.
Preoccupato di un pericoloso ribaltamento della macchina è inequivocabile il fatto che in annotazioni come questa si rivolga al pilota della sua macchina.
Il 28 febbraio 2009 viene resa pubblica da Piero Angela in una delle sue trasmissioni la scoperta di un probabile autoritratto nascosto nel codice.
La pagina su cui era stato realizzato fu poi riutilizzata per gli appunti sul volo degli uccelli ma le tracce dell’autoritratto sarebbero visibili. Al foglio 10v si nota chiaramente il disegno di un volto giovanile eseguito a sanguigna, un gessetto rosso spesso utilizzato da Leonardo. Non si tratta dell’unico disegno contenuto nel Codice. Altri ne compaiono ai fogli 11, 12, 13, 15, 16 e 17. Si tratta di disegni di foglie, fiori e una gamba maschile. Il disegno del volto giovanile è sempre stato noto agli studiosi, motivo per cui la notizia di questa scoperta è in realtà una falsa notizia. L’attribuzione del volto giovanile e la presunta somiglianza con il celebre autoritratto, soggetto di una bella trasmissione di Angela, è arbitraria e non trova altri riscontri.
Svelato un mistero se ne presenta subito un altro, ma il gioco degli specchi ci porterebbe lontano. Pare che anche Umberto Nobile, nel progettare il suo dirigibile Italia, protagonista della sfortunata spedizione artica dell’aprile 1928, si sia ispirato agli studi di Leonardo sulla leggerezza dell’aria.
Ma questa è un’altra storia.
Michele Pacciano
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