Prime polemiche
Ti pareva che in quello che viene definito il derby d’Italia, il match fra Juventus e Inter, non si annidassero trappole e trabocchetti per alimentare, come da copione ormai assodato negli anni, le prime vere concrete polemiche della stagione.
Fino a domenica, poche scaramucce, qualche errore arbitrale contestato, ma mai a voce grossa, con tonalità da far tremare il palazzo. Allo Stadium juventino c’era comunque da aspettarselo. Troppa tensione, troppo caricato – per certi versi comunque anche giustamente vistane l’importanza – il confronto fra le due rivali di sempre, troppe parole, troppi commenti, troppe attese.
Certo, se la Juve fosse caduta, a parte la violazione del proprio terreno, avrebbe subito non una semplice sconfitta, ma un colpo durissimo alla sua sicurezza col Napoli (vincitore) e la Roma (attesa a vincere, come accaduto, nel posticipo contro la Fiorentina)
ormai, almeno sulla carta, determinate ad artigliarla in questa bella corsa verso il titolo.
Ma così non è accaduto. La pur agguerrita Inter di Stefano Pioli, ha dovuto arrendersi. Una resa con l’assoluto onore delle armi, vista la gagliarda prestazione dei milanesi. Purtroppo per loro il bomber principe, Maurito Icardi, si è presentato con le polveri bagnate e con la lingua più sciolta del solito, al punto da rimediare, dopo il rapporto arbitrale, addirittura due turni di squalifica per uso, come dire improprio, della favella. Ovviamente, per il popolo interista Icardi, nel suo ruolo di capitano, ha difeso la causa e bene ha fatto, ma, come sempre, è nei modi con cui le cose si fanno e si dicono che sta la differenza.
Che a fine match i nerazzurri fossero arrabbiati ci stava, anche perché, come Pioli, con garbo grintoso, ha sottolineato l’arbitro Rizzoli avrebbe lasciato correre non una ma addirittura due situazioni critiche in area bianconera, senza manco prendere in conto l’idea di un possibile penalty.
Da qui e da tutto il resto (c’è anche l’espulsione di Perisic che brucia) la deflagrazione delle polemiche. Come è saggio fare, la Juventus se ne sta alla larga e si gode il siluro di Cuadrado, il missile terra-aria che ha scardinato la partita. Si legge di un bolide che viaggiava oltre i 100km orari, uno di quei tiri che si azzeccano una tantum ma che i giocatori bianconeri hanno il pregio di azzeccare proprio nei momenti che contano. Se non è classe questa!
Lasciando le cose gridate, veniamo a quelle ben giocate.
Nel posticipo, una Roma gagliarda più che mai ha letteralmente asfaltato una modesta Fiorentina scesa all’Olimpico romano in veste di capro da sacrificare. Un match a senso unico, dove gli uomini di Spalletti hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Un poker di reti che avrebbe potuto essere ben più nutrito se solo la mira dei capitolini fosse stata messa meglio a fuoco.
Per ora, tre punti importanti e Dzeko in cima alla classifica dei bomber. Un gigante ritrovato, dopo i problemi della scorsa stagione. Una squadra brillante che quando decide di giocare ed è al completo fa vedere belle cose, con un De Rossi assist-man più che mai.
Se alla Roma per contare i gol fatti sono bastate e avanzate le dita di una mano, per Napoli e Lazio, impegnate rispettivamente a Bologna e Pescara c’è voluto il pallottoliere per tenere il conto. In questo momento il Napoli di Sarri è senza dubbio la squadra che gioca meglio: tocchi di prima, lanci in profondità, tiri a raffica, cannonieri in ebollizione, difesa dal buon rendimento. L’avvicinarsi della grande sfida Champion contro il Real Madrid sembra dunque foriero di uno stato di forma più che eccellente. Tanti i pensieri che può far nascere questa condizione, ma l’umiltà è sempre la migliore alleata e dunque tutti zitti. Certo che sette gol a un Bologna davvero minimo, sono qualcosa di speciale (forse il record di segnature esterne per i partenopei) e guardare al futuro prossimo con un sorriso rientra nella normalità. Un gol in meno ha rifilato la Lazio a un Pescara davvero piccolo piccolo. E pensare che quando gli uomini di Oddo reagiscono bene e riescono anche a offrire qualche scampolo di gioco se non bello, almeno grintoso, arrembante. Troppi sono però i limiti tecnici e di qualità della rosa e fare le nozze coi fichi secchi è impresa che riesce di rado, meno che meno, di questi tempi e in quel di Pescara.
La Lazio, poi, ha giocato da grande squadra con ritmi e intese interessanti.
Ora l’ambizione di salire sempre più in alto non è più nascosta, Simone Inzaghi e i suoi viaggiano a viso scoperto.
Ancora tabù in campionato per il Torino il campo di Empoli: non ce l’ha mai fatta a vincere, solo sconfitte e pareggi come domenica. Di nuovo in vantaggio, di nuovo raggiunti, i granata, con Mihajlovic che non sa più che fare, oltre che rabbuiarsi sempre di più con quel suo fare scontroso e a tratti irritante.
Difficile, infine, trovare altre parole, oltre a quelle già dette, di elogio per l’Atalanta. Davvero una stagione dirompente per lo slancio e il coraggio, il gioco e l’unità di intenti di tutti: squadra e società, giocatori e allenatore, bravo mister Gasperini!
Franco Ossola
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