L’odissea dei bambini migrantes
Non hanno nome, non hanno storia, non hanno patria. Li hanno lasciati sulle spiagge anonime, nelle guerre e nelle carestie da cui sono scappati. Li abbandonano sulle rive italiane su cui sbarcano. Hanno dagli 8 ai 17 anni.
Nel 2016 sono stati oltre 25 mila i minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle nostre coste. Il 92% degli under 18 arrivati e il 14,2% di tutti quelli sbarcati via mare. Una cifra record pari quasi al doppio di quella registrata l’anno precedente.
La maggior parte proviene dall’Africa: al primo posto in graduatoria i giovani eritrei (3.714; il 15,4% dei minorenni arrivati nel 2016), seguono i gambiani (3.119; il 12,9%) e i nigeriani (2.932; 12,1%). Da notare che, di contro, è diminuito il numero di quelli giunti insieme ai genitori: 2.400 nel 2016, mentre erano stati 13.000 nel 2014. I dati sono stati diffusi dalla Fondazione Ismu che, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (15 gennaio 2017), ha deciso di dedicare un focus a questa particolare fetta dell’immigrazione nel nostro Paese.
Aumentano notevolmente i minori stranieri non accompagnati accolti nei progetti dello SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Passati da 1.142 nel 2014 a 1.640 nel 2015. Si tratta quasi esclusivamente di maschi, pari al 99,8% del totale. Al momento della rilevazione, oltre la metà (il 52,7%) risulta neo-maggiorenne. Mentre, il 45,8% è compreso nella fascia tra i 15 e i 17 anni; l’1,3% ha tra i 12 e i 14 anni e lo 0,2% tra i 6 e gli 11 anni.
Per quanto riguarda i Paesi di provenienza, il Rapporto nazionale appena pubblicato segnala che il primato resta al Gambia come l’anno precedente (il 35,5% degli accolti). Seguito dal Senegal (11,3%), dal Mali (10%), dalla Nigeria (8,4%), dall’Egitto (5,5%), dal Bangladesh (4,5%), dall’Afghanistan (4,1%), dalla Costa d’Avorio (3,4%), dal Ghana (3,3%) e dal Pakistan (2,7%).
Sono 50 milioni i bambini in fuga da guerre e carestie, pari a circa la metà dei rifugiati a livello globale. Un numero che è aumentato del 75% in 5 anni. A precisarlo è l’ultimo documento pubblicato dall’Unicef. Spesso traumatizzati dai conflitti e dalla violenza dalla quale fuggono, i piccoli migranti si trovano ad affrontare ulteriori pericoli lungo il percorso, tra cui il rischio di annegamento in mare, malnutrizione e disidratazione, sequestro di persona, stupro e addirittura omicidio.
Inoltre, nei Paesi di passaggio verso le loro destinazioni, spesso devono affrontare atti di xenofobia e discriminazione. Ma, soprattutto, i bambini che sono stati costretti a lasciare le proprie case, spesso non usufruiscono dei potenziali benefici della migrazione, come l’istruzione. Uno dei fattori trainanti dello spostamento. Un minore rifugiato ha, infatti, cinque volte più probabilità di essere fuori dal sistema scolastico rispetto ai coetanei.
Quando poi riescono a frequentare le lezioni rimangono soggetti altamente vulnerabili, esposti a trattamenti ingiusti e al bullismo. In conclusione, il rapporto sostiene che dove ci sono percorsi sicuri e legali, la migrazione può offrire opportunità sia per i bambini che emigrano sia per le comunità di accoglienza.
I minori stranieri, anche se entrati irregolarmente in Italia, sono titolari di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata in Italia e resa esecutiva con legge n. 176/91.
La Convenzione stabilisce che in tutte le decisioni riguardanti i minori deve essere tenuto in conto come considerazione preminente il superiore interesse del minore (principio del “superiore interesse del minore”) e che i principi da essa sanciti devono essere applicati a tutti i minori senza discriminazioni (principio di “non discriminazione”).
La Convenzione riconosce poi a tutti i minori un’ampia serie di diritti, tra cui il diritto alla protezione, alla salute, all’istruzione, all’unità familiare, alla tutela dallo sfruttamento, alla partecipazione.
Ma quali diritti sono effettivamente riconosciuti dalla normativa italiana ai minori stranieri non accompagnati?
E nei casi in cui i diritti che dovrebbero essere loro riconosciuti sono invece violati da disposizioni amministrative o dalle prassi, quali strumenti abbiamo per fare in modo che siano effettivamente garantiti?
Nel breve “vademecum” pubblicato da Save the children si possono trovare alcune risposte alle domande che più frequentemente vengono poste riguardo ai diritti dei minori non accompagnati.
Michele Pacciano
Commenti
L’odissea dei bambini migrantes — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>