Il pensiero di mons. Meini su Medjugorje e sui migrantes
È uno degli esempi della tipicità tutta italiana. Fiesole dista da Firenze una manciata di chilometri, entrambe le città ricche di storia e di cultura. Fiesole è stata una delle città etrusche più importanti, importanza che conservò sino alla caduta dell’Impero Romano. La sua vicinanza a Firenze ostacolava le ambizioni dei fiorentini che volevano a tutti i costi impossessarsi di quel baluardo collinare, i fiesolani resistettero sino al 1125, da allora fu inglobata sotto l’emblema del Giglio. Di pari passo si muoveva la città religiosa che è stata sede vescovile sin dal I secolo. La tradizione vuole che il primo vescovo sia stato San Romolo, discepolo di San Pietro, al quale è dedicata la Cattedrale.
Caso raro in Italia, e ancor più sicuramente al mondo, le due sedi vescovili sono ubicate in due comuni confinanti. Altra unicità è quella dell’enclave, Fiesole si trova all’interno della diocesi di Firenze, i sette vicariati sono distanti dalla sede della curia e appartengono alle province di Firenze, Arezzo e Siena.
In sostanza è un’isola nel vasto territorio dell’arcidiocesi fiorentina.
A reggere la curia fiesolana vi è monsignor Mario Meini, classe 1946 e nativo di Peccioli (Pisa). Compie gli studi ginnasiali a Volterra nel Seminario Minore, successivamente si trasferisce a Siena presso il Pontificio Seminario Regionale “Pio XII” per gli studi liceali e teologici.
A Roma consegue la laurea in Teologia nella Pontificia Università Gregoriana ed il 27 giugno 1971 viene ordinato sacerdote per la diocesi di Volterra (Pisa). Dal 1973 al ‘76 ricopre l’incarico di vicario cooperatore nella Parrocchia di San Michele a Volterra, dal ‘78 all’84 insegna teologia al Seminario Regionale senese; dal 1976 al 1993 è parroco di San Giusto a Volterra, nei successivi tre anni diviene parroco della Cattedrale e delle chiese del centro storico; nell’attuale Facoltà Teologica dell’Italia Centrale dal 1985 al 2001 è docente di Teologia Dogmatica.
Il 13 luglio 1996 Giovanni Paolo II lo elegge alla sede vescovile di Pitigliano-Sovana-Orbetello, successivamente il 7 settembre viene ordinato vescovo. In Maremma rimane sino al 13 febbraio 2010 giorno in cui Benedetto XVI lo elegge vescovo di Fiesole, nella cui diocesi fa il suo ingresso il 18 aprile 2010. Il 10 novembre 2014 nel corso della 67ª Assemblea generale dei vescovi italiani viene eletto vice presidente della Cei, Conferenza Episcopale Italiana.
Nei giorni scorsi Papa Francesco ha nominato un inviato speciale a Medjugorje con un incarico esclusivamente pastorale. Medjugorje è quel villaggio della Bosnia Erzegovina divenuto famoso poiché sei ragazzi, oggi adulti, da giugno 1981 sino ai nostri giorni, affermano di vedere la Madonna con il titolo di “Regina della Pace”. L’incaricato della Santa Sede è l’arcivescovo Henryk Hoser, 74enne vescovo di Varsavia-Praga in Polonia.
La missione “ha lo scopo di acquisire più approfondite conoscenze della situazione pastorale di quella realtà e, soprattutto, delle esigenze dei fedeli che vi giungono in pellegrinaggio e, in base ad esse, suggerire eventuali iniziative pastorali per il futuro”. Così specifica il Bollettino della Sala Stampa Vaticana. Ciò significa che “non entrerà nel merito alle apparizioni mariane che sono questioni dottrinali di competenze della Congregazione per la Dottrina della fede” ha precisato Greg Burke, il portavoce vaticano.
Nel 2015 le fonti ufficiali della Parrocchia di Medjugorje hanno comunicato di aver distribuito 1.800.400 Comunioni e che i sacerdoti celebranti sono stati 38.870; nel 2016 le Comunioni distribuite sono state 1.656.800 ed i sacerdoti celebranti sono stati 34.658. Il netto calo di presenze è dovuto principalmente alle indicazioni emanate dal cardinal Gerhard Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che vietano incontri e apparizioni pubbliche con i veggenti in attesa del pronunciamento del Pontefice.
Sono cifre ragguardevoli che meritano un’attenta valutazione in un momento in cui la cristianità deve affrontare problematiche con il mondo esterno ma nel contempo è travagliata anche al suo interno (giorni addietro il centro storico di Roma è stato tappezzato di manifesti che beffeggiavano l’immagine di Papa Francesco, argomento già trattato da leMeridie.it).
Monsignor Mario Meini sin dall’infanzia ha avvertito un’attrazione particolare nei confronti della Madre di Cristo, instradato dal padre che faceva parte della Compagnia della Madonna delle Grazie di Peccioli, cresce con il senso della devozione mariana, devozione che l’accompagnerà dall’infanzia ai giorni nostri ininterrottamente. Ogni mattina subito dopo il trillo della sveglia entra in contatto con la Madonna tramite la recita del Rosario, dall’adolescenza ogni mattina vi è l’impegno del Rosario.
Medjugorje è divenuto motivo di contrasto tra chi crede nelle apparizioni della Beata Vergine e chi rimane alquanto scettico.
“Se a Medjugorje si va per pregare non si può che esserne contenti, in qualsiasi luogo ci si sofferma in preghiera è da ritenere un’opera meritoria. Per quel che concerne, invece, le apparizioni è in atto il procedimento della Congregazione per la Dottrina della fede al quale dobbiamo attenerci. Personalmente non posso pronunciarmi e oltretutto non conosco gli atti per esprimere un parere. La Chiesa non ha mai fretta per tali decisioni e preferisce agire con massima prudenza e cautela”.
Alcuni vescovi, e qualche cardinale, hanno voluto verificare personalmente cosa accade in quel villaggio della Bosnia Erzegovina.
“Bisogna fare un distinguo tra il luogo di preghiera e le presunte apparizioni. Non sono mai stato a Medjugorje e non posso pronunciarmi, però se si va con le intenzioni di pregare ritengo sia un’iniziativa meritevole”.
Anche nella diocesi di Fiesole, ad Ostina nel comune di Reggello (Firenze), si dice siano in corso delle apparizioni della Madonna sin dal 1993 alla signora Silvana Orlandi.
“Nel 1994 il mio predecessore, monsignor Luciano Giovannetti, nominò una speciale Commissione medico-teologica-scientifica perché studiasse quello che accadeva ad Ostina. Nel 2000 la Commissione ultimati i lavori affermò che non esisteva alcuna origine soprannaturale degli eventi”.
Papa Francesco più che scrivere encicliche ha voluto compiere gesti concreti nei confronti della Madre del Salvatore.
“Papa Francesco sin dall’infanzia ha ricevuto il dono dell’amore verso la Madonna. Ogni qual volta torna da un viaggio va a donare un mazzo di fiori a Santa Maria Maggiore, un gesto semplice che parte dal cuore, come quello di un figlio che si sente aggrappato alla Mamma, che ha bisogno di raccontarLe la sua storia, i suoi viaggi, le sue fatiche, i suoi impegni. Papa Francesco ha portato prima a Buenos Aires e poi nel mondo la devozione alla ‘Madonna che scioglie i nodi’, chi non ha qualche nodo nella vita?”.
La diocesi di Fiesole ha un legame molto stretto con la Vergine Maria.
“In ogni parrocchia vi è una particolare devozione alla Madre di Gesù, sono tradizioni popolari che si tramandano da decenni o addirittura da secoli come la Basilica di Santa Maria Assunta situata nel complesso abbaziale dei Monaci Vallambrosani. Come pure il Santuario Basilica di Santa Maria delle Grazie in San Giovanni Valdarno devozione risalente al XV secolo. E poi a Greve in Chianti, a Stia, a Gaiole. Una devozione mariana che viene alimentata quotidianamente dalla preghiera e dalle azioni”.
La Chiesa in questo periodo è particolarmente attenta alle problematiche degli immigrati.
“Papa Francesco non perde occasione per ribadire di aprire le porte agli immigrati, che vanno accolti e non respinti. Noi nel nostro seminario vescovile ne ospitiamo tredici, tutti nigeriani e provvidenzialmente solo uomini e maggiorenni. Ventiquattro ne abbiamo ospitati nella parrocchia di Montevarchi. Sei studenti sono sistemati nella Badia Fiesolana, sono laureati richiedenti asilo che si stanno specializzando presso l’Università Europea di Fiesole. Il capitolo della Cattedrale ha messo a disposizione dei locali. Cinquanta rifugiate hanno trovato posto presso l’Istituto delle Suore Stimmatine. Abbiamo sempre offerto un’accoglienza dignitosa, perché è sempre stato nostro intento di trattare queste persone che sfuggono da regioni martoriate dalla guerra, dalla fame, dalla mancanza di futuro, in maniera decorosa, civile alla pari di un fratello”.
Il tempo diventa tiranno, avremmo gradito prolungare la conversazione ma gli impegni di monsignor Meini sono onerosi.
Avrei desiderato affrontare altre tematiche di uguale importanza e gravità come l’occupazione abusiva attuata da circa un centinaio di immigrati, sobillati da forze socio politiche estremiste, in questi giorni a Firenze ove sono entrati illegalmente in un edificio di proprietà dei gesuiti che dovrebbe divenire sede staccata del Politecnico di Shangai. Altra questione bollente è la richiesta di una moschea nel centro di Firenze da parte dei musulmani ma che nessun quartiere desidera ospitare.
Sarà per un’altra volta.
Bruno Galante
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