Grazie Roma
Lo cantava Venditti quando la Ferilli, seminuda, inneggiava al tricolore giallorosso sul torpedone dei neocampioni d’Italia sventolando un gigantesco bandierone della Roma.
Lo intoniamo noi oggi assieme con tutti i tifosi d’Italia, bianconeri juventini esclusi ovviamente.
Se nel match contro l’Inter a San Siro la Roma di Spalletti non avesse fatto bottino pieno ogni speranza che il campionato potesse ancora farci vivere qualche emozione sarebbe del tutto tramontata e questo a tre mesi dalla fine.
Per buona sorte del torneo la Roma ha sfoderato una prestazione super travolgendo senza alcun affanno i nerazzurri di Pioli, illusi dalle tante vittorie filate (ma contro chi?) di aver innescato una marcia superiore in grado di renderli competitivi con le grandi di questa stagione (che alla fine sono poi pochissime).
Un match memorabile che ha spazzato via in un colpo le remore riguardanti una Roma fragile e tentennante fuori casa. Adesso sarà opportuno che tanta spavalderia venga fuori sempre e, in special modo, nello scontro diretto contro i bianconeri, davanti ai quali un po’ tutti sembrano smarrirsi (dal Napoli, alla Roma stessa, al Toro nei derby).
Prodigiosa, poi, la prova del belga Nainggolan che ha fatto partire dal suo piede al fulmicotone due missili davvero strepitosi. La determinazione con cui ha cerato la prima rete è esemplare: testardo e forte, umile e caparbio, ancora un tocco a spostarsi un poco e via il tiro micidiale. In occasione del secondo punto la sua fuga è stata a dir poco meravigliosa.
Dopo aver traghettato palla al piede oltre mezzo campo, fintato il passaggio a un compagno, così da smarcarsi al tiro, ha fiondato di destro con devastante impeto. Partita in ghiaccio: 2-0 e tanti saluti. Esemplari i volti dei due allenatori: Pioli, ingrigito, rimasto di stucco come un baccalà; Spalletti, più che goduto, che lasciava solo intravedere l’immensa soddisfazione interiore.
Col Napoli spacciato per il titolo, solo il baluardo giallorosso resta a opporsi alla Juventus, fintanto che la matematica non parlerà in modo chiaro e definitivo.
Che gli azzurri di Sarri crollassero in casa è stata vera sorpresa. Meno se si considera l’avversario che li ha umiliati: la incredibile Atalanta di un Gasperini che crede di sognare, fiutando l’aria ha attuato la buona sortita di lasciare un Genoa ora in affanno per accettare la sfida degli orobici. Una squadra giovane, comunque affidabile, per un campionato da far scorrere senza troppi patemi. Di colpo si è ritrovato fra le mani un organico esplosivo che sembra essere solo più in grado di vincere. Non importa chi si trova davanti, l’Atalanta gioca sempre e bene. Segna e incassa poco.
Ha scalato a balzi, non a passi, la classifica e adesso persino il Napoli le sta a tiro, come a dire bene per l’Europa League, ma dovesse mai arrivare qualcos’altro sarà ben accetto, accolto con il sorriso della semplicità e della solidarietà fra compagni che si rispettano e si aiutano. L’addio a Gagliardini non ha scalfito di un acca la solidità della squadra, anzi, per sopperire alla sua mancanza gli atalantini si sono fatti ancora più tremendi. Un prodigio vero e proprio, qualcosa che non capitava da anni nel nostro calcio a questi livelli. Ancora una volta l’idea che per fare bene non sempre è assolutamente necessario avere in squadra solo nomi altisonanti. Che bella realtà questa Atalanta!
Che fatica per Lazio e Milan. Vincono ambedue grazie a un calcio di rigore, ma quante polemiche, quante discussioni. Bacca che tocca due volte il pallone mentre tira, il difensore udinese che sfiora col braccio in area per una decisione che ha lasciato tutti assai perplessi meno Immobile che ha scaraventato in gol con violenza la sua 14ª realizzazione.
Dire della Juventus che vince con l’Empoli è ripetere una litania partita sin dalla prima giornata di questo torneo: i bianconeri stanno sbriciolando record, il più glorioso è quello dei sei titoli consecutivi. Sbarazzandosi di se stessa (Juve anni Trenta) e del Grande Torino,
la Juve resterà così da sola a godersi tanto trionfo. Chapeau, niente da dire. Gioco spumeggiante, rapido, crudele, incisivo.
Le più deluse e deludenti paiono ora essere Fiorentina, Torino e Sassuolo, ma mentre quest’ultima ha dalla sua un rosario di infortuni a dir poco apocalittico che l’ha accompagnata sin dai primi turni e che soltanto in questi ultimi tempi stanno risolvendosi, le altre due, i viola e i granata, non possono accampare alibi. I primi inceppati da un rapporto con l’allenatore che si è ormai deteriorato, i secondi da una campagna di cessioni che ha smantellato la difesa e non ha proposto alternative valide all’altezza.
Nel limbo ora vince una ora vince l’altra. Anche se lontane dal pericolo il Bologna e il Genoa giocano assai male. Le ultime tre sono sempre le stesse, visto il gap molto evidente che le divide dal gruppo di centro. Il Palermo sembra dare qualche segnale di vitalità in più, il Crotone giochicchia ma perde volentieri, mentre l’effetto Zeman a Pescara è già finito, d’altra parte, per bravo che sia il tecnico boemo non è al momento assurto alla santità: i miracoli non è ancora autorizzato a compierli!
Franco Ossola
Commenti
Grazie Roma — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>