La Via Crucis numero due di Paul Claudel
A distanza di qualche tempo ho ritradotto “Le Chemin de la Croix n. 2” di Paul Claudel, sia per rimeditarci sopra sia per fornire un copione diverso alle compagnie teatrali che in questo periodo di Quaresima intendono misurarsi con la rappresentazione della Via Crucis.
Tematicamente questo “Chemin” fa seguito a quello presente nella raccolta poetica “Corona Benignitatis Anni Dei” e riecheggia il commentario della Passione in “Un pöête regarde la croix” e numerose annotazioni del “Journal” claudelliano. È poi chiaramente in debito nei confronti delle celebri meditazioni di Anna Katharina Emmerick sulla dolorosa passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
L’autore scrive di avere avuto l’idea di questo mimogramma assistendo agli esercizi di Étienne Decroux che formò alla “espressione corporale” e, appunto, al mimo l’immenso Jean Louis Barrault, l’attore e il regista a cui solo furono affidate le rappresentazioni del drammaturgo francese.
Claudel aveva sempre dato importanza al gesto e ammirato il ritmo del corpo che obbedisce all’anima. Aveva inoltre avuto la ventura di conoscere il linguaggio drammatico del Nô durante la gloriosa carriera diplomatica in Giappone. E proprio a quello si rifece in questo “Chemin” assommando gesti, coreografia, musica e accessori in funzione di un guadagno spirituale.
Il testo fu composto nel marzo del 1952, giusto 65 anni fa. Ora sigilla il secondo volume del “Théâtre” di Claudel, riedito più completo nel 2011 – è la terza volta nel corso di pochi decenni – dalle Éditions Gallimard per la loro “Bibliothèque de la Pléiade”. Nell’occasione il 14 marzo del 2011 fu rappresentato dal mimo Bernadette Plageman della scuola di Étienne Decroux.
I – Misura della croce – All’inizio della Via Crucis c’è la Croce. Non conveniva che fra questa deserta che l’attendeva da molto tempo e Colui che era chiamato a occuparla per sempre vi fosse uno scambio di spiegazioni? La vedo nel Getsemani che gli è conferita dagli Angeli. Egli è in ginocchio e lei s’inclina verso di Lui. S’inclina, s’inclina sempre di più. Egli atterrito, si ritrae. Sino a quando fra lei e Lui si consuma l’abbraccio sacro.
II – Il Palo e la Traversa – La Croce antica, quella che era riservata al supplizio degli schiavi e dei malfattori, era composta da due pezzi distinti che chiamerò il Palo e la Traversa. Così l’Albero, di cui lei è il compendio schematico, è composto dal tronco e dai rami. L’uno è il supporto e l’altra è l’estensione. Il supporto della Croce si chiama Sofferenza e la traversa che vi adattano si chiama Redenzione. La Via Crucis è la Traversa che comincia a raggiungere il Palo.
III. – Il giudizio – Quel che condanna è un potere impersonale, simboleggiato da una sedia curule. Vuota. Poco importa chi vi si assiderà. Entra questo Seggio: sostenuto dalle sue quattro colonne, il Sapiente con i suoi occhiali, il Giudice con la sua bilancia, e dietro di loro la Donna e il Soldato con la sua spada. Entra Gesù (nessuna rassomiglianza cercata con il Salvatore, si tratta di uno qualunque di noi) fra i due Ladroni. Tutt’e tre si mettono in ginocchio, Gesù nel mezzo. Due uomini davanti sostengono il palo. Due uomini dietro sostengono la traversa. Sono i “mezzi probatori”.
IV – In marcia! – Rullo di tamburo. Si carica il palo sulle spalle dei due Ladroni. Escono. Caricano la traversa sulle spalle di Gesù. Le sue braccia stese in tutta la loro lunghezza vi sono legate con corde. È una croce vivente, e nello stesso tempo, una bilancia, la statera facta corporis dell’inno liturgico. In marcia!
V – Un procedere parallelo – C’è un procedere parallelo verso il Calvario del Palo e della Traversa. È il Palo che giunge per primo e attenderà quel compimento che gli reca la Traversa. Il Cristo e il Suo corteo occupano il primo piano. In secondo piano e come in contrappunto il corteo del Palo si staglia in nere silhouette sullo schermo.
VI – Il procedere del Palo – Consideriamolo sotto le specie del peso, in quel che chiamerò il suo procedere orizzontale, questo palo adattato alle nostre spalle e che è la sofferenza umana. Esso non ci molla e noi non lo molliamo. Gruppi specializzati lo fanno instancabilmente avanzare attraverso tutti i popoli, tutte le razze e tutte le generazioni. Una tavola così preziosa che ce la disputiamo, con le armi in pugno! Rischiare la vita per me non è niente di niente per acquisire il diritto alla sofferenza. Non sono soltanto dei condannati che si sono caricati della trave sacra, ma anche dei volontari. Che una crepa si spalanchi sotto i loro piedi e il lungo legno servirà loro da passerella. Nessuno è escluso dal fardello prezioso e gruppi di donne lo passano a gruppi di bambini. Talvolta oscilla sulle spalle di una sola coppia o di un uomo solo, o di una donna sola o di un bambino solo. Ma alla fine giunge alla sua destinazione, il Calvario. E qui il relitto tanto a lungo trasportato sul torrente umano riprende la sua posizione verticale. I teschi del primo uomo e della prima donna sono fuoriusciti dalla buca in cui il tronco è piantato. Esso aspetta.
VII – Il procedere della Traversa – Da parte sua la Croce vivente che ha il nostro Redentore per supporto si è messa in marcia. Il Corteo è formato in primo luogo da quei delegati della Provvidenza che sono i carnefici, che, reclutati in tutto il mondo, non permettono al Salvatore di indugiare. L’abbiamo aspettato fin troppo. Hanno maschere che richiamano musi di cani. Ma il nostro trionfatore, come un tempo quelli di Roma, conviene che sia accompagnato dalle insegne e dagli strumenti della sua vittoria. C’è l’iscrizione INRI, c’è la corona di spine, ci sono le fruste come un viluppo di serpenti, ci sono il catino e l’asciugamano, ci sono i fasci di corde, c’è la lancia con la punta dorata, c’è la spugna, c’è il gallo nella sua gabbia, c’è l’Aquila Romana. Tutto questo portato solennemente sulle picche.
VIII – La Madre – Perché si rappresenta sempre nelle Via Crucis la Madre di Dio che segue il Figlio? A mio parere lei lo precede come il bisogno precede la soddisfazione e come l’Antica Legge precede, attira, aspira la Nuova, e come l’Aurora precede il Sole. È così che il Libro dei Proverbi ce la descrive come figura di quella Sapienza sulla quale il Signore aveva lo sguardo fisso quando creava il mondo. A lei tocca l’incarico di condurre il Figlio fino all’altare supremo dove era venuto il momento per Lui di consumare la sua missione.
IX – La prima Caduta – Le Cadute della Via Crucis ufficiale sono tre. Nulla impedisce di supporre che la prima caduta sia il risultato di una sorpresa, diciamo di uno sgambetto.
X – E la lentezza – La terribile sofferenza e la difficoltà della strada come esprimerle nella maniera migliore? Con la lentezza. Si vede la Madre ritta e immobile su un lato della scena. Il Figlio in uno sforzo spaventoso che sortisce risultati impercettibili tenta di raggiungerla. E ugualmente tutto il corteo dietro di Lui in preda alla difficoltà. Compresa quella frusta che per affrettare il procedere di Lui le generazioni si passano di mano in mano.
XI – Veronica – Questa donna che asciuga il volto del Cristo, perché non sarebbe una bambina? Una bambinetta che si alza sulla punta dei piedi e, tutta scossa dai singhiozzi, gli copre la faccia con il grembiule. Oppure è il fratellino, che porta fra le braccia, a farlo per lei.
XII – L’Oppositore – Katharina Emmerick ci dice che al momento della Passione l’Inferno era diviso contro sé stesso. C’era tutta una fazione di arrabbiati che vedeva solo la vendetta immediata, la foga di approfittare subito di quel “poco tempo” che, secondo l’Apocalisse, è concesso all’Inferno. E c’era anche la fazione, diciamo dei politici che vedevano più in là del loro naso, e che si rendevano conto più o meno vagamente delle conseguenze che la Croce avrebbe comportato. Sono quelli che ispiravano la signora Pilato. “Tu non passerai”, dice l’Oppositore, allargando le braccia a misura del suo antagonista. Qualcuno lo puntella da dietro. Inizia il combattimento.Due volte il Cristo sul quale da dietro si abbattono i colpi viene respinto. Ma la Madre compare dietro l’Oppositore e allora ecco il supremo sforzo disperato. Si direbbe che i due combattenti facciano tutt’uno. Ma Gesù ha la meglio. L’Oppositore vacilla. Lentamente lentamente lentamente cede, annientato. Eccolo con le spalle a terra. Giacciono tutt’e due, stesi l’uno sull’altro. È la seconda Caduta.
XIII – Gli ausiliari – In marcia, Gesù! Sì, ma le forze gli vengono meno. Per fortuna ci sono qui i due Ladroni. È vero che sono anche là dall’altra parte dello schermo. Non fa nulla. Abbiamo sempre alcuni Ladroni sottomano. Non è che manchino. Spingono dunque i due personaggi, il buono e il cattivo, alla destra e alla sinistra di Gesù. Con le due braccia appoggiate su di loro, Egli potrà continuare il cammino. Siamo ai piedi del Calvario. Si sale (la salita sarà indicata schematicamente).Tutt’e tre si mettono così in marcia. In ginocchio.
XIV – Il Calvario – Qui la scena è vuota. Siamo in cima al Calvario. La Madre è qui, da sola. Gli accoliti portano il Palo che ha portato a termine il suo percorso. Lo drizzano. È altissimo. Questi accoliti con una maschera o mezza maschera che annulla i lineamenti, che li riduce all’impersonalità. Una trappa si apre in mezzo alla scena. Qualcosa arriva …
XV – L’arrivo – Si ode, mescolato al sordo rumore dei colpi, l’ansimare, l’ansimare reiterato dello sforzo più che quello del dolore. E poi appare il corteo. Prima, associati a tre a tre i curiosi, le donne, i sacerdoti (hanno corone di carta sulla testa e bende nere sugli occhi). Procedono all’indietro. Poi l’uomo che porta l’iscrizione. Rullo di tamburo. Gesù appare fra i due Ladroni. Si erge in tutta la sua altezza. Qui finisce il Cammino della Croce e comincia il Sacrificio. Il Sacrificio della Messa.
XVI – La Caduta all’indietro – Gesù l’ha finita con tutto ciò che è Suo. Si abbandona alle mani degli uomini. Si lascia cadere all’indietro, gli occhi al Cielo. Ogni genere di mani sono qui, che sanno quel che devono fare.
XVII – L’incoronazione di spine – Veni, coronaberis! Vieni, sarai coronato! dice la Sposa del Cantico. Eccolo, si è arreso a questa chiamata. Lo spogliamento ha già avuto luogo. Prima che il Sovrano salga al Suo trono, conviene che sia investito della Sua corona. Si procede alla cerimonia.
XVIII – La Messa – La messa comincia. Conviene che la Croce sia completata, che il supporto verticale riceva il suo completamento orizzontale, che la sofferenza serva di supporto alla redenzione. Si drizzano le scale. Tutto si svolge con gravità e solennità. Non sono più i carnefici che amministrano, ma sono i sacerdoti. Hanno maschere sul viso che li riducono alla loro funzione.
XIX – L’elevazione – Sovrapposti. Vi sono tre piani, come a messa distinguiamo il suddiacono, il diacono e il celebrante propriamente detto. I ministri in basso sollevano il Cristo sempre assicurato alla sbarra trasversale e lo passano ai ministri a metà, questi ai ministri in alto. Poi mettono l’iscrizione: INRI. La Croce è completa. In basso c’è la Madre, ritta, che la contempla. Si fa notte.
XX – Consummatum est – Un raggio di proiettore raggiunge i piedi del Crocifisso. Poi lentamente lentamente si alza raggiunge le ginocchia il cuore le spalle il volto … infine l’iscrizione poi lentamente si alza scompare. La notte è ritornata. Si ode un tintinnio di campanello.
XXI – In basso – Durante questo tempo hanno elevato un altare al piede della croce. All complete. Con il tabernacolo, la tovaglia, il libro. E i due ceri. Si accendono. Si odono all’esterno tintinnii di campanelli che si avvicinano. (Forse venendo dal fondo della trappa sempre aperta.)
XXII – La sepoltura – Entra la Madre, questa Madre che è la Chiesa, con il ciborio stretto al suo cuore, avvolto nel velo omerale. Apre il tabernacolo, vi pone il ciborio stretto al cuore, s’inginocchia. Tutto è compiuto. Tintinnio di campanello.
Basilio Gavazzeni
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