A febbraio negli Usa meno 40% immigrati, in Italia più 101%
Vale il discorso delle smentite che non vanno quasi mai in prima pagina e di certo non a nove colonne, qualche trafiletto nelle pagine interne. Media e salotti in cachemire per settimane hanno inveito contro The Donald, che già pare irrispettoso nei confronti di un presidente di uno Stato democratico, additandolo come il nuovo ducetto, antifemminista, anticolored e antislamista.
Lo hanno tacciato di essere un guerrafondaio solo perché ha dichiarato di non voler più foraggiare la Nato e destinare quelle somme a rafforzare il sistema di difesa interno.
Non appena ha accennato alla volontà di costruire un muro lungo il confine con il Messico lo hanno martellato a ritmo industriale, dimenticandosi, i buonisti, che il confine tra Messico e Stati Uniti è lungo circa 3.500 chilometri e che il primo tratto di 22,5 chilometri di muro è stato completato nel 1993.
Questo particolare del 1993 indica che negli US il problema dell’invasione dal confinante Messico non nasce con Donald Trump, solo che oggi gli americani, probabilmente, non ce la fanno più a reggere quelle migliaia di migrantes provenienti dal Centro e Sud America.
Inoltre va rammentato che il 15 dicembre 2005 il Senato approva una legge che prevede il rafforzamento della barriera tra i due Paesi di 1.123 chilometri con la costruzione di un muro.
Il 17 maggio 2006, poi, il Senato approva, con 83 voti a favore e 16 contro, un emendamento che autorizza la costruzione di un muro di 595 chilometri oltre a 800 chilometri di barriere che blocchino il passaggio di autoveicoli.
Infine la Risoluzione 6061 (la H.R. 6061), la Secure Fence Act, viene approvata il 14 settembre 2006 dalla Camera con 283 voti favorevoli e 138 contrari. Cinque giorni dopo, il 19, passa al Senato che lo approva con 80 voti contro 19. Ovviamente i favorevoli sono i repubblicani mentre i contrari sono i democratici. Tra i banchi dei democratici siedono Hillary Clinton, senatrice per lo Stato di New York, e Barack Obama, senatore dell’Illinois, ed entrambi votano a favore della Risoluzione 6061. Il 26 ottobre 2006 il presidente George W. Bush firma la Risoluzione.
Tra gli obiettivi l’HR 6061 si pone vi è una sorveglianza sistematica delle frontiere attraverso un utilizzo più efficace del personale e delle tecnologie, quali veicoli aerei senza equipaggio, sensori terrestri, satelliti, copertura radar e telecamere, punti di controllo aggiuntivi su tutte le strade di accesso installando barriere di accesso antiveicoli.
Donald Trump si è insediato il 20 gennaio 2017.
In poco più di un mese non ha avuto la possibilità di mettere in atto ciò che ha programmato. Però i suoi proclami hanno sortito effetti largamente positivi se il numero delle persone catturate a febbraio è stato di 18.762 mentre a gennaio erano stati 31.578 ovvero il 40,58 in meno. Sono dati diffusi dalla Customs and Border Protection, è l’agenzia federale da cui dipende la polizia di frontiera. Non si tratta di comunicati emessi dall’ufficio stampa di Trump.
A parere della stessa polizia di frontiera il crollo del numero degli immigrati è completamente atipico poiché in genere tra gennaio e febbraio vi è sempre stato un incremento di arrivi tra il 10% e il 20%.
Veniamo ai fatti di casa nostra.
A Roma il 2 febbraio Paolo Gentiloni e Fayez Mustafa Serraj, in rappresentanza del Governo di Riconciliazione Nazionale dello Stato della Libia, sottoscrivono il “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana”.
Nelle intenzioni il traffico di esseri umani e lo sbarco sulle nostre coste dovrebbe azzerarsi o quantomeno ridursi sensibilmente.
Nelle note diffuse dal ministero dell’Interno a febbraio 2017 sono sbarcati 8.969 migrantes, a gennaio erano stati 4.470, ossia pochissimo in più del doppio. Dal 1° al 9 marzo ne abbiamo ospitati ben 2.404.
Leggendo questi dati vien da chiedersi se sia stato un vantaggio sottoscrivere il documento d’intesa con i libici, a meno che non bisogna attendere qualche anno prima di ridurre il traffico di esseri umani.
Intanto da Bruxelles sono pervenute delle bacchettate e stranamente si sono accorti che in Italia vi è troppa burocrazia ed ostacoli procedurali, un loro inviato, Tomas Bocek, si è reso conto che c’è il rischio di “corruzione” da parte dei servizi privati che gestiscono i numerosi centri e addirittura sorgono “dubbi sul rispetto dei diritti umani”. Nel corposo rapporto è scritto anche che i rimpatri volontari e le espulsioni forzate rischiano di “incoraggiare le partenze dei migranti irregolari” per via di lacune riscontrate nel sistema.
Come per dire che la soluzione è troppo distante nel tempo e sarebbe meglio accostarsi alla rassegnazione.
Arnaud Daniels
Commenti
A febbraio negli Usa meno 40% immigrati, in Italia più 101% — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>