Firenze marcia contro gli abusi psichiatrici
Ieri, 1 aprile 2017, a Firenze più di 2000 persone, provenienti da tutta Italia e anche dall’estero, hanno marciato pacificamente attraverso il centro della città per protestare contro gli abusi psichiatrici. L’occasione è stata fornita dal 25° Congresso Europeo di Psichiatria, che si tiene a Firenze alla Fortezza da Basso proprio in questi giorni, dal 1 al 4 aprile.
Sempre ieri si è anche inaugurata la mostra multimediale “Psichiatria: controllo sociale e violazione dei diritti umani”, all’Auditorium del Duomo in via de’ Cerretani. I dettagli sulla mostra si trovano al termine del presente articolo.
Una lunga scia di abusi e violenze
Chiunque ha qualche coscienza degli abusi psichiatrici del passato: istituti fatiscenti, violenza gratuita, abusi sessuali, lobotomia pre-frontale (asportazione chirurgica di una parte del cervello), elettroshock, shock insulinico, ricovero coatto, e così via.
Si parla di abusi psichiatrici almeno a partire dalla fine del XIX secolo, quando la coraggiosa giornalista statunitense Nellie Bly si finse pazza per farsi internare nel manicomio femminile di New York (il “Women Lunatic Asylum”). Dopo 10 giorni riuscì a farsi rilasciare e quindi rese pubblici i trattamenti disumani che lì si praticavano e che lei stessa aveva subito, pubblicandoli prima sul quotidiano “New York World” diretto da Joseph Pulitzer e quindi nel famoso libro “10 Days in a Madhouse”.
Dall’Inghilterra di Darwin al Nazismo
Gli abusi non si fermarono, e riemersero in maniera ben più atroce nella Germania nazista: contrariamente a quello che si pensa, non fu il Nazismo a giustificarne gli abusi, quanto le teorie eugenetiche e sulla superiorità della razza teorizzate dagli psichiatri inglesi e tedeschi a fornire tali aberranti idee a Hitler e compagni.
Tutto cominciò dall’Inghilterra, ecco cosa affermava lo psicologo Francis Galton, cugino di Charles Darwin nel 1863: “La media standard di intelligenza di un negro è di circa due gradi al di sotto della nostra“, “Gli ebrei si specializzano in un’esistenza parassita nei confronti delle altre nazioni“. Le teorie eugenetiche di Galton e il “Darwinismo Sociale” ebbero ampio successo in Germania: nel 1920 lo psichiatra Alfred Eirich Hoche pubblico il libro “Il Permesso di Annientare Vite Indegna di Vita” dove esprime la necessità di uccidere i malati di mente.
Non appena il Nazismo prese il potere, ecco cosa dichiarò lo psichiatra Ernst Rüdin: “Grazie al lavoro di Adolf Hitler nell’ambito politico, siamo riusciti ad avverare il nostro sogno trentennale e realizzare l’igiene raziale”.
È sufficiente visitare Dachau, visino a Monaco di Baviera, per rendersi conto che tutto questo fu messo in pratica su scala industriale: asfissia in stanze prive di ossigeno per testare la loro resistenza e sezionamento del corpo a volte ancora vivo, congelamento o raffreddamento prolungato per testare la possibilità di rianimazione, 400.000 persone sterilizzate, esposizione dei genitali a dosi massicce raggi X con successiva asportazione dei genitali stessi, cure ormonali per l’omosessualità, ecc.
Scariche elettriche attraverso il cervello
Non dimentichiamo il contributo dato dall’Italia fascista: negli anni ’30 lo psichiatra Ugo Cerletti sviluppò la “Terapia Elettroconvulsivante” comunemente detta elettrocshock. L’induzione di convulsioni avviene facendo passare una corrente elettrica attraverso il cervello tramite elettrodi caricati a circa 200 Volt. Il Cerletti fu ispirato da come i maiali venivano “anestetizzati” con una scarica elettrica prima di essere macellati: i poveri suini, in preda a crisi epilettiche, venivano dissanguati “senza soffrire”.
È difficile credere che tali scariche possano avere un effetto positivo se non quello di rendere le persone simili a zombie: le cellule nervose muoiono, l’attività cellulare e la fisiologia del cervello è alterata, le conseguenze sono perdita di memoria, confusione, perdita dell’orientamento spazio-temporale e talvolta la morte.
La svolta
In Italia gli abusi e i trattamenti disumani sono tornati di nuovo agli onori della cronaca negli anni ’70 fino a quando lo psichiatra illuminato Franco Basaglia ispirò l’approvazione della nota legge 180 del 1978 che sostanzialmente determinava il superamento della logica manicomiale.
Un contributo decisivo lo dava anche il Dott. Giorgio Antonucci che nel manicomio di Imola sperimentò con successo metodi non psichiatrici e non violenti per trattare il disagio mentale (niente ricovero coatto, niente contenimento, niente psicofarrmaci).
Il presente
Tutto risolto? Prendiamo ad esempio ciò che è successo, a campione, nella sola Lombardia nel mese di novembre 2014 in 3 diversi istituti:
- Bergamo: legato al letto di contenzione per 14 ore al giorno per 5 mesi;
- Monza: paziente psichiatrico morto suicida;
- Lodi: psichiatra condannato a 8 anni per violenza sessuale sui pazienti.
Insomma, roba che difficilmente “fa notizia”, ma che rappresenta una continuità con ciò che succedeva nei decenni precedenti.
Parlando con la gente si sente dire spesso: “gli abusi sono una cosa del passato”, “i manicomi sono tutti chiusi”, “l’elettroshock non viene più praticato”, “gli psicofarmaci non sono droghe”, “Il TSO (ricovero coatto) viene praticato solo su soggetti pericolosi”, e così via.
Per quanto riguarda l’elettroshock, in Italia viene ancora praticato da 91 strutture psichiatriche e circa 1400 persone lo hanno subito dal 2008 al 2010, negli USA sono circa 100.000 ogni anno le persone che ricevono il trattamento.
La sperimentazione rispolvera il passato e guarda al futuro
La lobotomia (mutilazione dei lobi pre-frontali del cervello tramite scalpello) non viene più praticata dagli anni ’80, ma sta tornando nuovamente in auge in via sperimentale nell’ultimo decennio, ora viene chiamata “capsulotomia anteriore”.
La sperimentazione è anche attiva per quanto riguarda l’inserimento profondo e permanente nel cervello di lunghi elettrodi allo scopo di fornire piccole scariche elettriche, controllate da un dispositivo wi-fi. La teoria è che le scariche regolino l’umore, effetti secondari allucinazioni e apatia. Questo metodo si chiama “Deep Brain Stimulation” ed è qualcosa di simile a quello che si vedeva subire dai topi di laboratorio nei vecchi documentari in bianco e nero.
Non possiamo fare a meno di immaginare un futuro, a questo punto non più fantascientifico, di una società di umani felici di regolare il proprio umore con una app del telefonino, e magari di qualche furbetto o potente di turno ancora più contento di conoscere le chiavi di accesso di tali apparecchiature wi-fi per regolare l’umore dell’intera società.
Droghe psichiatriche
E come la mettiamo con gli psicofarmaci? Purtroppo la situazione non è rosea come sembra. Vediamo un po’ di dati statistici che riguardano gli Stati Uniti:
- oltre 1 milione di bambini tra 0 e 5 anni assume psicofarmaci, di questi 270.000 hanno meno di 1 anno di vita;
- oltre 8 milioni di bambini e ragazzi tra 0 e 17 anni assumono psicofarmaci;
- l’80% dei veterani dell’esercito USA che commette suicidio, stava assumento psicofarmaci;
- uno studio pubblicato sulla rivista “Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology” nel 2014 evidenzia che gli psicofarmaci incrementano in media di 6 volte il rischio di suicidio, mentre il trattamento in ospedale psichiatrico lo eleva di 44 volte.
Per concludere, facciamo notare che i farmaci Ritalin e Adderal, tra i più diffusi per il trattamento dei bambini “iperattivi”, hanno come ingrediente principale anfetamine, una nota droga usata nel doping sportivo e in molte droghe da strada come Ecstasy e Speed. Siamo sicuri di voler crescere una generazione di giovani dipendenti dalle anfetamine?
Ognuno degli argomenti accennati qui sopra sarebbe degno di un lungo approfondimento, e molti soggetti “caldi” o “tabù” della moderna psichiatria non sono stati neppure citati. La conclusione è che gli abusi, le prospettive inquietanti sulla sperimentazione e la quantità di droga distribuita legalmente alla gioventù giustificano ampiamente la preoccupazione e l’indignazione delle migliaia di persone che oggi hanno marciato per il centro di Firenze.
La mostra multimediale a Firenze
Segnaliamo l’interessantissima mostra multimediale “Psichiatria: controllo sociale e violazione dei diritti umani“, inaugurata ieri all’Auditorium del Duomo, via de’ Cerretani 54r; ingresso gratuito dalle 10 alle 19 tutti i giorni fino al 10 aprile 2017. La mostra è già stata visitata da migliaia di persone in tutto il mondo: New York, Los Angeles, Londra, Parigi, Tokyo, Mosca, Sydney, Roma, Torino e Milano. La mostra è organizzata dal CCDU Onlus (Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani), all’inaugurazione è intervenuta la dott.ssa Serena Perini, consigliere e presidente della VII Commissione Consiliare “Pace, diritti umani, solidarietà, relazioni internazionali, immigrazione e pari opportunità” del comune di Firenze.
La visita sarà l’occasione per approfondire il tema degli abusi psichiatrici del passato e del presente.
Giovanni Trambusti