Spente le luci rimangono le macerie e i disagi
Da quella notte del 24 agosto 2016 sono trascorsi sette mesi abbondanti ed un inverno dei peggiori degli ultimi anni ma è, per diversi aspetti, come se fosse trascorsa appena una settimana se si osservano le recenti foto del principe Carlo d’Inghilterra in visita ad Amatrice.
Nelle ore successive al sisma grandi manifestazioni di affetto e di incoraggiamento a quanti avevano visto naufragare in pochi attimi affetti e sacrifici di una vita. Politici in prima fila a rispondere e a promettere interventi e finanziamenti. Figure istituzionali e governanti di vecchio corso a garantire e assicurare che l’Italia e gli italiani erano al loro fianco e lo sarebbero rimasti sino al giorno in cui si sarebbe tornati alla normalità.
Trascorrono i giorni e le settimane ma pochissimo accade tant’è che il 7 novembre i sindaci dell’area devastata dal sisma vengono ricevuti alla Camera per essere accarezzati e rassicurati.
Sono trascorsi due mesi abbondanti dal giorno del disastro ma ancora si è in fase di studio e di riflessione sul da farsi.
La presidente Laura Boldrini promette e pubblicamente dichiara: “Noi confermiamo il nostro impegno, non vi lasceremo soli e faremo di tutto per tenere viva l’attenzione generale”.
Altrettanto rassicurante è l’affermazione di Angelino Alfano, all’epoca ministro dell’Interno: “Le luci dei riflettori del Governo sui luoghi del sisma non si sono mai spente e non si spegneranno mai. Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha posto un problema di viabilità che viene affrontato e risolto senza dubbio e io lo ringrazio anche per l’elemento di fiducia che ha voluto mettere nelle sue parole”.
Nel frattempo quattro banche stanno per andare a picco (CaRi Chieti, CaRi Ferrara, Banca Marche e Banca Etruria, il cui vice presidente era Pier Luigi Boschi padre di Maria Elena attuale sottosegretaria di Stato alla Presidenza del consiglio dei Ministri) e
ad alta velocità il 23 dicembre il governo Renzi emette un decreto legge con il quale lancia un’ancora di salvezza ai quattro istituti che hanno sperperato a agevolato amici e parenti.
Si sta per chiudere il 2016 ed il ministero dell’Interno annuncia che sulle coste italiane sono sbarcati 181.436 migranti, per ogni migrante ospitato in strutture di accoglienza lo Stato versa circa 35 euro.
Appena superato l’inverno si esaurisce la pazienza ed il primo aprile in varie zone del Centro Italia vi sono manifestazioni di protesta con blocchi stradali mentre un centinaio di terremotati si presentano a Roma davanti alla Camera chiedendo risorse e fatti per la ricostruzione dei comuni colpiti dal sisma.
“Questo è un ultimatum al governo: o entro una settimana incontreremo a un tavolo il governo, i capigruppo della Camera e del Senato e il commissario Vasco Errani oppure bloccheremo l’Italia.
Basta parole, vogliamo i fatti”. È il messaggio trasmesso dai rappresentanti dei comitati di zona giunti a Montecitorio. Diversi di loro indossano una maglietta bianca con la scritta “Sisma Centro Italia”.
Il motto della protesta è “La ri-scossa dei terremotati”.
Una delle manifestanti ai microfoni di Rainews24 spiega: “Il reale problema è che le nostre terre sono in stato di abbandono dal 24 agosto. Si sta pensando a ricostruire scuole, cinema, ospedali, ma il vero problema è lo spopolamento. Era importante far rimanere la nostra gente sul proprio territorio, perché avrebbe significato far ripartire i comuni disastrati. Non si parla più da tempo di viabilità, è indispensabile costruire le strade per non rimanere isolati. La gente non può raggiungere Amatrice per mancanza di viabilità, come si può pensare di far partire tutta l’area colpita dal sisma?”.
Francesco, uno di quelli in prima fila, rimarca che “a sette mesi dal terremoto non sono state ancora rimosse quelle quattro macerie e questo è da Paese del terzo mondo. Se non lo fanno loro, lo faremo noi”.
Domenica 2 aprile il principe Carlo d’Inghilterra interrompe la visita a Firenze, venuto in Italia in occasione del G7 della Cultura, e si reca ad Amatrice. Ad accoglierlo il sindaco Sergio Pirozzi che lo conduce sino al limite della zona rossa, alla linea di demarcazione, dall’inizio di Corso Umberto I ad accompagnarlo è il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.
Non un gesto sgarbato né una cafoneria. “Dal 24 agosto non sono più entrato nella zona rossa, perché guardo al futuro. Tornerò nel centro storico solo quando sarà ricostruito”, ha spiegato al reale d’Inghilterra.
Dalle foto si comprende chiaramente in quali condizioni si trova ancora il centro storico reatino.
Ci fossero state nel contempo delle consultazioni elettorali governative o quantomeno regionali, fosse stato coinvolto nel cataclisma qualche personaggio noto e di primo piano, fossero stati travolti dal disastro invece di centinaia di connazionali delle centinaia di palestrati con doppio cellulare provenienti dalle coste libiche, molto probabilmente la presidente della Camera e tanti altri governanti si sarebbero attivati con celerità e con vigoria.
Invece sono solo italiani.
Anselmo Faidit
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