Sei uova di Pasqua e sei volte Vergogna
Non fa tendenza e non è chic occuparsi dei connazionali in gravi difficoltà economiche. Boldrini & co. si precipitano ogni qualvolta un magrebino o un colored è in difficoltà o si lagna per non essere ospitato in albergo stellato con menù preferenziale. Se invece sei perseguitato dalla malasorte e le burrasche ti inseguono ma però (concedeteci la licenza poetica) sei di nazionalità italiana è un po’ più difficile che parlamentari centrali e regionali si preoccupino di te.
Una madre con sei bambini in tenera età viene fermata in un supermercato cagliaritano con sei uova di Pasqua trafugati. Interviene una pattuglia del 113, la donna è conosciuta e sanno che non si tratta di una professionista del furto o dell’elemosina, gli agenti non se la sentono di stilare il verbale anche perché il direttore del supermercato non sporge denuncia.
Il capopattuglia chiama la Centrale, il dirigente Dario Mongiovì suggerisce di trovare una soluzione bonaria. I ragazzi del 113 passano dalla cassa e saldano il sospeso di tasca loro. I sei bambini almeno per questa Pasqua si sentiranno come i loro coetanei e potranno assaggiare il cioccolato e scartare la sorpresa. Gli agenti si sentono sollevati per non aver sprecato carta e inchiostro.
Magari qualche buonista storcerà il muso.
Le varie associazioni pubbliche e private continuano ad adoperarsi preferibilmente per quella gente che con un paio di cellulari in tasca sbarca sulle nostre coste alla ricerca dell’eldorado, forse non sanno che oltre quattro milioni e mezzo di italiani vivono al di sotto del livello di povertà.
Emette dolore e rabbia, naturalmente, un barcone che si ribalta in Mediterraneo subito dopo aver abbandonato le coste libiche, ad ogni ribaltamento si contano i morti, giovani e bambini.
Trafficanti di morte che per una manciata di dollari o di euro stipano su pochi centimetri quadri decine e decine di sventurati, ammassati peggio che sardine sott’olio. Ora che la rotta balcanica è stata chiusa le carovane dello sfruttamento si dirigono tutte verso la Libia.
Domanda: come mai scelgono la Libia e non il Marocco, la Tunisia e l’Algeria che si trovano a pochissime miglia marine dalle coste europee?
Che dietro questi trafficanti di morte vi siano organizzazioni internazionali che godono di appoggi politici e finanziari è fuori di dubbio, tant’è da quando il premier turco Erdogan ha iniziato ad incassare milioni e milioni di euro da Bruxelles il flusso è stato interrotto.
Oggi, 16 aprile, 55 milioni di votanti si recheranno alle urne per esprimere un sì oppure un no all’intento di cambiare il volto costituzionale della Turchia. Con il referendum devono approvare o respingere l’ampliamento dei poteri nelle mani di Erdogan, questi ha condotto una campagna elettorale estenuante in patria ed in quei Paesi ove vi è una massiccia presenza di connazionali. Solo in Germania risiedono oltre 1 milione e 400mila cittadini di etnia turca.
Ha inviato ministri in giro per l’Europa a fare comizi e incontri. Si è scontrato con il governo olandese che ha vietato l’ingresso ai titolari dei dicasteri che avevano programmato adunanze caotiche.
L’intento di Erdogan è di concentrare nelle sue mani le leve del potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Divenire in sostanza un moderno sultano e riposizionare le lancette della democrazia.
Subito a ruota, domenica 23, saranno chiamati alle urne circa 45 milioni di francesi aventi diritto al voto per eleggere il presidente della Repubblica. Con molta probabilità si dovrà ricorrere al ballottaggio in quanto nessuno dei candidati, al momento, è in grado di superare il 50 percento più uno dei voti.
Gli ultimi sondaggi danno favoriti Emmanuel Macron, fondatore del movimento liberale centrista En marche!, e Marine Le Pen del Front National. Ridotte al lumicino le speranze della sinistra dopo i vari scandali che hanno colpito taluni personaggi governativi.
Ha fatto scalpore l’intervista di venerdì 14 nella tarda mattinata rilasciata dalla leader di destra al quotidiano cattolico La Croix a proposito dell’inesauribile flusso di migranti che quotidianamente si riversa sul vecchio continente.
“Sono estremamente credente e ho la fortuna di non averne mai dubitato, ma sono adirata con la Chiesa che si occupa di cose che non la riguardano”, dichiara Marine Le Pen e subito dopo: “la Conferenza Episcopale Francese a volte entra su questioni che non le competono, tipo fornire istruzioni politiche, io non penso che le religioni debbano suggerire ai francesi quali candidati debbano votare”. Successivamente ha toccato il tasto dei migranti. “Che (il Papa) chieda la carità, l’accoglienza dello straniero, non mi disturba, ma che pretenda che gli Stati vadano contro gli interessi della gente e non pongano delle condizioni nei confronti di flussi migratori importanti non lo accetto, è un compito della politica, e diventa un’ingerenza poiché anche lui è un capo di Stato”.
Al calar del sole del Venerdì Santo dopo l’intervista di Le Pen principia la Via Crucis nel centro storico di Roma. A conclusione del rito Papa Francesco ha pronunciato una preghiera che ha commosso, fatto riflettere a lungo e suscitato interrogativi.
“O Cristo lasciato solo e tradito perfino dai tuoi e venduto a basso prezzo … O Cristo, nostro unico Salvatore, torniamo a Te anche quest’anno con gli occhi abbassati di vergogna e con il cuore pieno di speranza. Di vergogna per tutte le immagini di devastazioni, di distruzioni e di naufragio che sono diventate ordinarie della nostra vita; vergogna per il sangue innocente che quotidianamente viene versato di donne, di bambini, di immigrati e di persone perseguitate per il colore della loro pelle oppure per la loro appartenenza etnica e sociale e per la loro fede in Te … Vergogna per tutte le volte che noi vescovi, sacerdoti, consacrati e consacrate abbiamo scandalizzato e ferito il tuo corpo, la Chiesa, e abbiamo dimenticato il nostro primo entusiasmo e la nostra totale disponibilità, lasciando arrugginire il nostro cuore e la nostra consacrazione. … Tu ci hai manifestato la mostruosità dei nostri peccati, la grandezza del tuo amore, l’ingiustizia dei nostri giudizi e la potenza della tua misericordia. Amen”.
Per ben sei volte nell’orazione è menzionato “vergogna”.
Anselmo Faidit
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