Enzo Sereni, una piccola storia di resistenza ebraica
Non mi piacciono le commemorazioni, alla fine si illanguidiscono e si banalizzano. Ma la resistenza, come la storia è fatta di nomi.
Il primo nome che viene in mente è Enzo.
Si chiamava Enzo Sereni, era ebreo. Era italiano. Era socialista. Era sionista.
Con la giovane moglie Ada partì per la Palestina per costruire il sogno di Eretz Israel. Fondò il primo Kibbutz italiano in Israele, sul lago di Tiberiade, in ebraico, Kineret.
Stava bene ad Eretz, aveva sempre cercato una difficile, ma possibile, via di dialogo con i vicini arabi.
Tuttavia, nel 44, sentì il bisogno di combattere i tedeschi sul campo.
Contro il parere di Ben Gurion e Shimon Peres, che lo volevano ministro del governo che stava per nascere, tornò in Europa e si fece paracadutare dietro le linee tedesche per coordinare azioni di sabotaggio.
Fu catturato è spedito nel campo di concentramento di Dachau dove morì nel giugno del 44. Aveva solo 39 anni.
Sua moglie Ada, in Israele e in Italia continuò la sua opera, diventando responsabile della Aliah Beth, l’Agenzia Ebraica che aiutava i profughi ebrei italiani a raggiungere Israele durante l’embargo britannico. A Bari, proprio vicino a casa mia, sul vecchio porto, dove abitava mia nonna e mio padre ragazzo schiacciava i polipi e li mangiava crudi, Ada partecipò ad una missione segreta.
Nella caletta dell’Adriatico, nel 1945, era alla fonda un sommergibile tedesco con propulsore all’uranio. Un commando ebraico, di cui faceva parte anche Ada Sereni, pare si sia introdotto negli anfratti del porto e abbia rubato l’uranio contribuendo in maniera determinante alla difesa del nascente Stato con la Stella di Davide.
I giornali dell’epoca ne parlarono marginalmente.
Allora a Bari c’erano molti ebrei, alcuni residenti, molti altri sfollati. La Puglia aveva avuto un ruolo, nascosto, ma non marginale nella deportazione ebraica.
La missione di Ada Sereni, fu anche una sorta di riscatto.
Nella “Casa Rossa” ad Alberobello, presso la Masseria Gigante, sua autentica denominazione, furono deportati tra il 1940 e il 1943, persone che avevano funzioni strategiche e con particolari funzioni politiche,
nella maggior parte di origine ebraica, provenienti da ogni parte d’Europa, destinate ad Auschwitz e agli altri campi di sterminio nazista.
Arrivarono in catene sudditi inglesi, tra cui indiani hindu, irlandesi e maltesi, ebrei tedeschi, polacchi, ex cecoslovacchi e apolidi, italiani politicamente pericolosi, ebrei italiani renitenti alla precettazione civile a scopo di lavoro, altri ebrei divenuti antifascisti per il Regime solo perché avevano contestato la legislazione persecutoria antiebraica italiana.
Ebrei croati in fuga dai campi di concentramento diretti dagli ustascia, ex jugoslavi dei territori annessi all’Italia sottoposti a violente misure di italianizzazione forzata, compreso l’incendio di villaggi e la fucilazione dei nuclei familiari a cui appartenevano i partigiani serbi e sloveni di Tito.
Alcuni, ebrei e non, all’atto dell’Armistizio furono trasferiti nel Lazio e deportati grazie alla zelante collaborazione della polizia fascista.
Enzo e Ada Sereni, è il mio particolare personale modo di ricordare la Festa della Liberazione.
Michele Pacciano
Commenti
Enzo Sereni, una piccola storia di resistenza ebraica — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>