Il colossale business degli sbarchi di migrantes
Ciò che è successo nei giorni di Pasqua ha dell’incredibile, si parla di 8.300 migranti salvati dalle navi Ong posizionate di fronte alle coste libiche in una cinquantina di interventi.
8.300 persone equivale al numero di una cittadina di media-piccola dimensione e quando si muovono i loro passi e il polverone che sollevano si notano da lunghe distanze.
Essendo tutti stranieri per la Libia, da qualche parte devono aver mangiato e dormito. Nessuno si è accorto della loro presenza tra le forze dell’ordine? Ma non esiste un accordo tra la Libia e l’Italia per arginare il flusso dei migrantes, sottoscritto il 2 febbraio scorso?
Partiamo dalle acque territoriali. Secondo la Convenzione di Montego Bay hanno un’ampiezza massima di 12 miglia marina (1 miglio marino corrisponde a 1852 metri) dalla costa, ossia 22,224 km. Per entrare nelle acque territoriali libiche, o di altro Paese, serve un’autorizzazione (leggi pescherecci italiani che spesso vengono sequestrati non appena superano il confine marittimo degli Stati nordafricani).
Ecco il motivo per cui le navi della Marina Militare rimangono oltre le 12 miglia.
Entrano ed escono a loro piacere dal confine, invece, le navi appartenenti alle Ong, Organizzazione Non Governativa. Sono in possesso di autorizzazioni? Visto che si spingono sotto costa sino ad una o due miglia la marina militare libica non si è mai accorta? È mai intervenuta?
Secondo i dati ufficiali diffusi dal ministero dell’Interno “il numero dei migranti sbarcati a decorrere dal 1° gennaio 2017 e fino al 27 aprile 2017 comparati con i dati riferiti allo stesso periodo dell’anno 2016 sono il 36,31 percento in più”. Dal 1° gennaio 2017 al 27 aprile 2017 sono sbarcati in 36.883 mentre nel 2016 sono stati 27.058. Serve rammentare che il 2016 ha fatto registrare il record degli sbarchi. Di questo passo stabiliremo un nuovo record.
Nel dettaglio il ministero specifica che 5.229 provenivano dalla Nigeria; 4.504 dal Bangladesh; 4.107 dalla Guinea; 3.854 dalla Costa d’Avorio; 2.810 dal Gambia; 2.529 dal Senegal; 2.415 dal Marocco; 1.820 dal Mali; 1.043 dall’Eritrea; 1.021 dalla Somalia. Infine 7.551 erano provenienti da altri Stati o erano immigrati per i quali sono in corso attività di identificazione.
Proviamo a calcolare quanti chilometri hanno percorso per giungere sulle coste libiche. Non conoscendo la città di partenza abbiamo calcolato il centro del Paese e Tripoli come il punto di arrivo visto che gran parte dei gommoni si avviano da Tripoli. Non è stato possibile verificare e indicare il tragitto stradale per mancanza di riferimenti precisi per cui è stata considerata la distanza in linea d’aria.
Per rendere più comprensibile il quadro è sufficiente comprendere che tra Roma e Stoccolma in linea d’aria sono 2.000 km circa mentre in auto sono 2.550 km.
Abbiamo preso a riferimento i primi dieci Paesi che ha indicato il ministero dell’Interno.
Dalla Nigeria a Tripoli sono in linea d’aria 2.700 km; dal Bangladesh a Tripoli 7.500 km; dalla Guinea 3.500 km; dalla Costa d’Avorio 3.400 km; dal Gambia 3.600 km; dal Senegal 3.500 km; dal Marocco 1.900 km; dal Mali 2.400 km; dall’Eritrea 3.300 km; dalla Somalia 4.600 km.
Una prima curiosità è quella del Marocco. Sono in pochi a non sapere che la Spagna ha un enclave in Marocco e sono in molti a tentare la scalata del muro che divide Melilla, la cittadina spagnola di là dello Stretto di Gibilterra, dal territorio marocchino. Come mai i marocchini affrontano quasi duemila chilometri di strade sterrate ed il rischio mortale dei gommoni pur avendo la possibilità di raggiungere la Spagna superando il muro di Melilla oppure via mare visto che sono solo poche miglia marine?
Come si nota, a parte il Marocco, gli altri Paesi distano da Tripoli minimo 2.400 km, il Mali. Se si è coraggiosi e allenati si potrebbero percorrere a piedi, ma in un giorno non si possono superare 40, 45 km il che significa due mesi di tappe forzate se si è dotati di muscolatura atletica.
È in grado un bambino o un adolescente di sopportare le enormi traversie che comporta un viaggio di tale durata? Si sta parlando di nazioni prive di autostrade, di superstrade o di strade confortevoli, ove mancano indicazioni stradali, distributori e qualsiasi genere di confort. Si tratta di superare due, tre e passa controlli doganali in Paesi ove al minimo dubbio ti sbattono in stanze fredde e buie e si dimenticano di te.
Proviamo ad immaginare di partire da Roma per raggiungere Stoccolma senza un centesimo, senza un documento di identità, senza conoscere una parola di inglese, tedesco, danese, svedese e altro. Se poi insieme a me viaggia un bambino o un adolescente le difficoltà diventano invalicabili e a Stoccolma non ci arrivo neppure dopo due anni. Inoltre per giungere in Scandinavia attraverso stati ove esiste legalità e benessere diffuso, il contrario del centro e nord Africa.
Vi è poi la questione economica.
In quei dieci paesi in cui lo stipendio medio oscilla da 130 a 180 euro, con questa cifra devi mangiare, vestirti e poco altro. Tirando la cinghia sino all’ultimo buco, quanto riesci a mettere da parte? Un viaggio organizzato dai trafficanti costa da 4.000 a 6.000 euro e con i traghettatori le barzellette non si raccontano perché basta pochissimo per farli andare in bestia e tirarti una pedata canagliesca che ti spedisce sui fondali.
Se posseggo 1.000 euro entro in un’agenzia viaggi pago un volo di solo andata e sbarco a Fiumicino o a Malpensa, una volta arrivato in Italia nessuno provvede a rimandarmi da dove sono decollato. Allora, perché non prendo l’aereo?
Non si commette una sciocchezza ad ipotizzare che vi siano finanziatori interessati a generare confusione, anarchia e situazioni ingestibili.
Solo oggi qualcuno si sta accorgendo che con il traffico della carne e della miseria umana si incassa parecchio di più che non commercializzando droga, armi e prostituzione senza correre eccessivi rischi. Inoltre qualcuno sostiene che le nuove organizzazioni di schiavi svolgono un’opera sociale perché offrono delle chance di un futuro migliore a centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze.
Oramai il business dei nuovi schiavisti ha coinvolto troppi avvoltoi e sarà difficile eliminarlo.
In quattro mesi 37.000 migrantes, a 4.000 euro cadauno, hanno fruttato 148 milioni di euro il cui unico investimento è quello di un gommone semisgonfio e deteriorato.
Dal momento in cui il migrantes tocca il suolo italico inizia la parte seconda del business.
Guglielmo d’Agulto
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