Erasmus per costruire un’Europa più duratura
“La vita è stata molto generosa nei miei confronti, mi ha regalato tanto e non ha mai mostrato il suo lato di avarizia. Sarei ipocrita nel dichiarare il contrario, non lo sono stata in passato figuriamoci se lo faccio ora. Ecco, forse un piccolo rammarico. Mi piacerebbe che la mia creatura fosse maggiormente conosciuta dalle classi meno abbienti che hanno difficoltà ad accedere ai nostri programmi”.
È principiata in tale maniera la conversazione con Sofia Corradi, la madre di Erasmus.
Ufficialmente nasce il 24 febbraio 1987 il Programma di crescita e di mobilità per gli studenti universitari appartenenti ai Paesi dell’Unione Europea, però nella mente della Corradi l’idea comincia a frullare negli anni Sessanta. Quest’anno si è voluto festeggiare insieme i Sessant’anni dei Trattati di Roma ed i Trent’anni del Programma Erasmus
nell’intento di incrementare maggiormente il dialogo tra i dirigenti politici di oggi e gli studenti che sono il futuro dell’Europa.
Una serie di manifestazioni si sono svolte lungo la penisola organizzate dagli atenei, dal ministero, dalle regioni e dalla Agenzie nazionali Erasmus+ Indire, Inapp e ANG.
Spesso si legge che il risultato più apprezzabile dell’Ue è stato quello di approvare e far crescere il flusso migratorio universitario al suo interno, che ha significato arricchimento e sviluppo individuale oltre che collettivo. Dal 1987 ad ora sono oltre tre milioni e mezzo di studenti coinvolti in tal crescita.
“Siamo passati da poche centinaia di partecipanti dei primi anni alle centinaia di migliaia del recente passato. Abbiamo raggiunto dei numeri impressionanti, cresciamo di circa 300mila unità all’anno, con un trend positivo che fa ben sperare. Gli studenti che partecipano al Programma traggono vantaggi culturali, di conoscenza, di viaggio ed anche occupazionale perché dalle statistiche risulta che i ragazzi dell’Erasmus riescono a trovare un lavoro con largo anticipo rispetto ai loro coetanei”.
In genere i riconoscimenti ed i premi vengono assegnati postumi. Sofia Corradi fa eccezione, a maggio 2016 il re di Spagna Filippo VI le consegna il Premio Carlo V (in precedenza lo avevano ricevuto anche Jacques Delors, Felipe Gonzalez, Michail Gorbaciov, Simone Veil, Durao Barroso). Il Presidente Sergio Mattarella le ha conferito il titolo di commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per il fondamentale contributo offerto alla formazione di una comune cosciensa europea attraverso l’ideazione del Progetto Erasmus”.
A volte si legge che ha contributo più la Corradi ed il suo Erasmus a costruire l’Europa che decine e decine di parlamentari che vanno a riscuotere gli stipendi a Bruxelles.
“Ogni premio e conferimento riempie di gioia, perché significa che si è lasciata una traccia positiva. Il mio desiderio maggiore, ripeto, è quello di veder crescere il numero di partecipanti al Progetto ma soprattutto il numero di universitari bisognosi”.
Tra le numerose dichiarazioni di politici e governanti ha colpito quella del neo presidente francese Emmanuel Macron per la sua chiarezza e finalità.
Mi preme spendere due parole perché oggi, 9 maggio, è l’’anniversario del Progetto Erasmus. Sono 30 anni che esiste Erasmus ed in questi 30 anni più di tre milioni di ragazze e ragazzi europei hanno potuto ampliare i loro studi in altre nazioni. In questi 30 anni si è costruita una generazione di europei con nuove esperienze, costoro hanno trascorso un momento della loro vita in Europa. Allora io voglio che oggi si vada più lontano. Ci sono appena 60mila universitarie e universitari francesi che annualmente ne beneficiano.
Voglio che sino al 2022 il numero dei partecipanti lieviti sino a raggiungere le 200mila unità in grado di beneficiare dell’Erasmus. Dei giovani universitari ma anche diplomati di materie tecniche perché è essenziale che questa esperienza si estenda, giustamente, ad altri settori, altri generi di studi. 200mila giovani Erasmus entro il 2022, questo è il mio obiettivo. E allora buon anniversario Erasmus e attrezziamoci per andare più lontano.
Fra i tanti figli di Erasmus vi è anche Gianluca Ansalone, docente di Geopolitica alla Sioi a Roma, è stato consulente per gli Affari della Sicurezza della Presidenza della Repubblica, attualmente è direttore degli Affari Istituzionali della British American Tobacco Italia.
“La mia è stata una breve ma proficua esperienza, era il periodo in cui stavo preparando la tesi e per me frequentare la Soas University of London è stato molto fruttuoso per le numerose ricerche che ho effettuato. Ovviamente ne ho tratto vantaggi anche dal punto di vista linguistico, ho ampliato il giro di conoscenze, contatti con magnifici professori. Stiamo parlando degli anni 1998 e 1999 un periodo di eccellente sviluppo e crescita mondiale. Tantissimi altri ragazzi e ragazze italiane nella capitale britannica si trovavano per immagazzinare esperienze e trasferirle successivamente in Italia.
Un’epoca d’oro”.
In occasione del Festival d’Europa svoltosi nei giorni scorsi a Firenze, è stata presentata la Carta della Generazione Erasmus, un documento preparato dagli studenti ed ex partecipanti al Programma nell’ambito degli Stati Generali della Generazione Erasmus.
Flaminio Galli, direttore dell’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire, nella presentazione della Carta rammenta: “Per non tornare indietro e per costruire un’Europa più forte, dobbiamo ripartire dalla Generazione Erasmus, dai giovani che si sono formati senza barriere, in un clima di fiducia verso il futuro, con un atteggiamento di curiosità e amicizia verso i popoli fratelli europei”.
la Redazione
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