Milena Bertolini, vita e passione per il calcio
Maggio per gli appassionati di calcio è il mese dei bilanci e della raccolta. Fortunatamente il calcio oggi non è più solo al maschile. Gli stadi sono divenuti unisex e sugli spalti la presenza delle donne è in progressivo aumento, a volte sbraitano e berciano quasi con lo stesso tono e con la identica terminologia maschile molto più spesso serve a raffreddare i più focosi e veementi.
Carolina Morace, ex attaccante con 12 campionati vinti, a luglio 1999 viene chiamata da Luciano Gaucci ad allenare la Viterbese. È la prima donna italiana a sedere su una panchina maschile. L’esperienza è di breve durata poiché alla terza giornata rassegna le dimissioni. Giungiamo ai nostri giorni. Patrizia Panico è stata attaccante di razza che si è aggiudicata la classifica marcatori per 14 volte, ma due sono ex aequo, e poi ha vinto 10 scudetti, 5 Coppa Italia e 8 Supercoppe, oltre a 204 presenze in Nazionale e 110 gol con la maglia azzurra. Appese le bullonate intraprende la carriera da allenatore. Il 22 marzo 2017 debutta sulla panca della Nazionale Under 16 al Bentegodi di Verona in occasione dell’amichevole Italia-Germania. È la prima donna a sedere su una panchina della nazionale maschile.
Purtroppo di tanto in tanto vengono alla ribalta dichiarazioni polemiche che non rasserenano l’ambiente. Leggi le dichiarazioni di Felice Belloli, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, il quale durante il consiglio federale del 5 marzo 2015 dichiara:
“Basta. Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche (a proposito dei finanziamenti al calcio femminile, ndr)”.
Trascorrono pochi mesi e il 17 novembre 2015 il presidente dell’Associazione Calcio Femminile Torino, Roberto Salerno, ribadisce alla procura federale della Figc: “Basta con le lobby gay nel calcio femminile. Questa lobby gay è onnipresente, prepotente, arrogante, condizionante. Ma sia ben chiaro, non sono omofobo. Come mai in Italia abbiamo solo 10.000 tesserate (evidentemente il riferimento era solo per le tesserate maggiorenni, ndr)? Perché tanti club non riescono ad iscriversi al campionato?”.
Roberto Salerno individua in Patrizia Panico, Katia Serra e Rita Guarino la causa del mancato sviluppo del calcio femminile in Italia, dichiara anche:
“mentre gli altri Paesi crescono, noi per colpa loro siamo fermi da vent’anni alle diecimila praticanti”.
Secondo i dati ufficiali dell’Uefa per il campionato 2016-2017 il totale delle giocatrici italiane tesserate (comprese le minorenni) era di 23.196.
Anche in questo campo siamo nelle retrovie europee, basti pensare che in Germania le tesserate sono 209.713, in Svezia 179.050, in Olanda 153.001, in Inghilterra 106.910, in Francia 106.612, in Norvegia 100.066, in Danimarca 63.294, un gradino sotto la fascia over 100 si trova la Turchia con 39.233, la Spagna 31.831, Finlandia 29.048, Belgio 25.887, e infine la Svizzera con 23.119.
Si è appena concluso il campionato 2016-2017 e per la prima volta nella storia ad aggiudicarselo è la Fiorentina Women’s Football Club, facente parte del gruppo Della Valle.
Dal 16 luglio al 6 agosto in Olanda si disputa il dodicesimo campionato europeo di calcio femminile, partecipano 16 squadre suddivise in 4 gironi, le azzurre sono state inserite nel girone B insieme a Germania, Svezia e Russia. Le prime due classificate dei gironi accedono ai quarti di finale. L’esordio delle ragazze allenate da Antonio Cabrini avverrà con la Russia il 17 luglio a Rotterdam.
Abbiamo fatto una gradevole chiacchierata con Milena Bertolini, classe 1966 nativa di Correggio. Lei e Carolina Morace sono le uniche donne in possesso del patentino per allenare formazioni maschili di Serie A. Sin dalla tenerissima età alla befana chiede un pallone da rincorrere e da calciare piuttosto che bambole e bonbon. Tutto il tempo libero lo trascorre sui campetti e sugli spazi rettangolari insieme ai coetanei a sbucciarsi gomiti e ginocchia. In casa non creano ostacoli ai suoi desideri, anzi, se possono, l’agevolano. Si tessera con la Correggese e partecipa a campionati femminili,
irrobustisce la muscolatura e non piagnucola se qualche tacchetto accarezza stinchi e caviglie. Ricopre un ruolo che non consente lagni e pause: difensore centrale.
A 18 anni si tessera per la Reggiana, serie B, e nel capoluogo rimane cinque anni, quindi un anno a Prato e poi ritorno a Reggio dove si rende conto che la valigia non va disfatta e così inizia a girovagare da una società all’altra. Nel 1990-1991 cuce il primo scudetto con la maglia della Reggiana, ne cucirà altri due con quella del Modena nel 1996-1997 e nel successivo. Nella città della Ghirlandina prepara la strada futura, nel 1993-1994 oltre a giocare fa il preparatore atletico per le ragazze della Beretti e della Primavera. Nell’estate 2001 abbandona il calcio giocato e a Bologna si laurea in Scienze motorie e sportive. Quei pochi minuti liberi della giornata li dedica alla politica, a Correggio assume l’incarico di assessore nel 1994 e nel 1998 viene eletta consigliere provinciale a Reggio. Nel 2000 è consigliere federale nella Figc. Di cariche ne ricopre parecchie.
Come allenatrice vince tre scudetti (Verona 2002-2003 e Brescia 2013-2014 e 2015-2016) ma soprattutto colleziona Panchine d’Oro di Serie A femminile, ad oggi ne ha vinto ben sei: 2007-2008, 2008-2009, 2009-2010, 2013-2014, 2014-2015 e l’ultima le è stata assegnata il 27 marzo scorso a Coverciano per il campionato 2015-2016.
Dalla stagione 2012-2013 le viene affidata la guida tecnica del Brescia Calcio Femminile, con le rondinelle si laurea campione d’Italia nel 2013-2014 e nel 2015-2016, non ci fosse stata la corazzata viola le bresciane avrebbero bissato il successo dello scorso torneo.
“Le risorse economiche e finanziarie della Fiorentina Women’s potenzialmente sono superiori alle nostre per cui possono rinforzare l’organico ed acquistare le più brave in giro per l’Europa. A Brescia abbiamo sei ragazze che fanno parte della Nazionale A che potrebbero essere tentate di andare a Firenze. Con l’ingresso del gruppo Della Valle nel calcio femminile, comunque, ritengo che l’intero movimento ne possa trarre vantaggi”.
Uno dei punti deboli è, appunto, la poca tranquillità economica delle calciatrici che non possono dedicarsi all’attività agonistica senza preoccuparsi di alcuni aspetti.
“Fatta eccezione per qualcuna, la stragrande maggioranza a malapena riceve un modesto stipendio ed in considerazione degli enormi sacrifici che deve affrontare, non si sente valorizzata al punto giusto come meriterebbe. È una battaglia che si sta tentando di portare avanti ma serve pazienza e costanza”.
Sim parla spesso di la scarsa partecipazione delle ragazze al calcio praticato. Non esiste paragone tra il numero delle tesserate italiane e quello di altri Paesi. All’estero le ragazze arrivano a prendere 50.000 euro e qualcuna addirittura 400.000 euro, cifre che in Italia sono impensabili.
“Se una ragazza di 25, 30 anni per il lavoro che svolge non percepisce neppure contributi non può dedicare per 24 ore al giorno tutte le proprie risorse al calcio, anche in considerazione che a 35 anni si è a fine carriera, e a quel punto si ritrova senza una professione e senza un’attività. Se si vogliono ottenere risultati importanti, a mio parere, la Federazione dovrebbe investire anche sul movimento femminile oltre che su quello maschile. Bisogna che la disciplina venga diffusa nelle scuole a partire dalle elementari oltre ad incentivare i vari settori giovanili dilettantistici. Oggi non possiamo paragonarci alle sei nazioni leader in Europa (Germania, Svezia, Olanda Inghilterra, Francia e Norvegia, con oltre 100.000 tesserate, ndr) ma la stessa Danimarca ne ha oltre 63.000 con poco più di cinque milioni di abitanti. In Italia esiste ancora una certa mentalità che considera il calcio uno sport quasi esclusivamente maschile. È un tabù da sfatare”.
Il gap è difficile da colmare.
“Le prospettive non sono tanto rosee. Occorre modificare la cultura di base e mettere a tacere alcune dicerie. Ovvio che è molto più facile che venga fuori una fuoriclasse se puoi scegliere tra 100.000 ragazze che non su 10.000. Altro aspetto rilevante sono gli allenamenti, se ne fanno pochi, solo noi del Brescia e le ragazze della Fiorentina ci alleniamo cinque giorni alla settimana perché alle spalle vi sono società organizzate ed economicamente robuste”.
Eppure in altri sport, vedi pallavolo e pallacanestro, i palasport si riempiono con le donne.
“Ci sono stati sponsor che hanno investito e hanno creduto, cosa che è avvenuta parecchio meno nel calcio femminile. È necessario portare le famiglie allo stadio, soprattutto i bambini, va fatta una programmazione a medio e lungo termine, investire oggi con la certezza che tra dieci, quindici anni il nostro sport si posizioni ai vertici del calcio continentale”.
Tra qualche settimana ci sono gli europei.
“Cabrini ha trovato la quadratura. Non siamo state molto fortunate a capitare con Germania e Svezia, però sono fiduciosa e alla fine è sempre il campo a decidere. Le tedesche sono le campionesse uscenti e le svedesi si classificarono terze nel 2013, ma può essere uno stimolo in più ad affrontarle. Sono ottimista di natura e inoltre conosco molto bene alcune di loro. Vedrai che andrà bene”.
Se lo sostiene una Panchina d’Oro bisogna darle credito.
la Redazione bg
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