Torino torna a casa: W il Filadelfia!
Ieri mattina, 25 maggio, uscendo per il giornale, m’imbatto in uno sconosciuto in bicicletta che, rallentando per farsi ben sentire, mi dice: “Oggi, signor Ossola, si torna a casa!” e via.
Sì, noi del Toro siamo tornati a casa: è tornato a vivere il Filadelfia, il mitico impianto che, nella sua versione originale, vide le più entusiasmanti gesta dei colori granata.
E sì, perché tutti si parla del Grande Torino di Superga, ma ancora prima c’era stato un altro Torino grande, capace di vincere e sempre al Filadelfia. Il lungimirante presidente granata Enrico Marone Cinzano, una volta al comando del Club, intuì al volo che un campo di proprietà, cosa insolita per l’epoca (siamo nel 1926), avrebbe avvantaggiato in modo considerevole la squadra.
E così era nato il Filadelfia, nome assunto dalla via lungo la quale, ancora oggi, si affaccia l’ingresso principale dell’impianto. Il 17 ottobre 1926 il campo veniva inaugurato in occasione della terza di campionato e i granata surclassavano la Fortitudo Roma di Attilio Ferraris per 4-0: come a dire un trionfo. Non solo.
L’intuizione di Marone era perfetta e vincente: il suo Toro, infatti, conquistava il primo titolo della sua storia, mettendo in campo un gioco veloce e moderno. Il titolo verrà revocato per motivazioni mai chiare, ma a dimostrare che il Toro era veramente il più forte, il tricolore sarà bissato la stagione successiva, per il primo riconosciuto alloro della storia dei granata.
Spenti i fuochi di questo Torino che aveva in Baloncieri un capitano trascinante, in Janni un regista arretrato da leccarsi i baffi e in Libonatti e Rossetti II due cannonieri implacabili, i granata per molti anni erano rientrati nella normalità.
Poi il Filadelfia si era nuovamente ridestato con il Grande Torino di Valentino Mazzola e compagni. Per cinque volte consecutive (record solo oggi superato dalla forte Juventus di Max Allegri) il Torino era arrivato primo sul traguardo finale del campionato. Bacigalupo, Ballarin, Maroso … finché la squadra vincente che sembrava imbattibile un avversario insuperabile l’aveva trovato: il Fato. Il 4 maggio 1949 la collina di Superga disintegrava ogni cosa.
Il Filadelfia aveva continuato a vivere, ma tutto era irrimediabilmente cambiato, compromesso. Il tifo, la gente, i calciatori, la dirigenza, il mondo intero.
Il declino si rivelò inarrestabile. Toro in B, casse esangui, organici di squadra sempre più modesti.
E, alla fine, anche le strutture in cemento del vecchio impianto erano state messe a riposo.
Poi, anno dopo anno, la decadenza più spietata: quando i luoghi non sono abitati dalla vita, non sanno che decadere, poco alla volta.
E se già il Filadelfia moriva di suo, fu una insana valutazione di chi aveva in mano le redini della città ad accelerarne la rovina fino alla sua distruzione, accompagnata da mille false promesse di rinascita. E così, appena dopo, venne anche il momento in cui sul sacro terreno dei Campionissimi qualcuno arrivò a immaginare la costruzione di uno squallido supermercato! La sollevazione dei tifosi, sempre protettivi verso questo rettangolo di città, riuscì a salvare ogni cosa, rilanciando la palla della ricostruzione: avvenuta grazie alla nascita di una Fondazione ad hoc, quella che ha condotto in porto l’operazione salvezza e ricostruzione.
Nel nuovo impianto (che, diciamolo chiaro, nulla ha a che vedere col vecchio, ma è lo stesso bello), il Torino potrà tornare, alla fine e dopo più di vent’anni, a sentirsi di nuovo a casa.
Con i giocatori della prima squadra affiancati dai ragazzi delle giovanili. Campo di allenamento per i big, ma campo di cimento agonistico ufficiale per la Primavera.
Come accadeva un tempo, quando i rincalzi, osservando gli allenamenti dei Campioni da essi traevano ispirazione e ad essi si ingegnavano di assomigliare.
La festa del popolo granata andrà avanti per almeno tutta la settimana, fra balconi imbandierati e cori da stadio nelle vie vicine all’impianto risorto. Insomma, una vera rinascita: del campo, del quartiere e, persino, del tifo granata pronto a rifare del Filadelfia un punto di aggregazione formidabile, per ritemprare spiriti e cuori a fronte della dura convivenza con l’altra squadra cittadina, tronfia e gonfia di allori sempre più massici.
Franco Ossola
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