La Fondazione Asco premia otto giovani ricercatori
Se in Italia, ovvero nell’apparato pubblico, fosse in vigore la meritocrazia e non la parentocrazia e la raccomandocrazia una gran parte dei cervelli che riscuotono premi ed encomi oltre i confini nazionali, avrebbe preferito rimanere nei nostri atenei e nelle nostre strutture. Invece no. Li costringiamo a deporre nel trolley il titolo ed imbarcarsi sul primo volo intercontinentale o transalpino e trasferirsi ove vengono valutati per i loro risultati e non per la loro appartenenza a clan o a lobby.
Sempre più spesso, meno male, leggiamo che nostri giovani ottengono riconoscimenti internazionali per i loro approfonditi studi e ricerche. Ciò significa che oltre ad essere bravi non hanno la testa tra le nuvole al di là di ciò che ne pensa qualche autorevole ministro che magari si trova su quella poltrona senza neppure possedere un minimo titolo di studio ma solo grazie alla sua militanza partitica o sindacale.
È notizia recente il riconoscimento dalla Conquer Cancer Foundation, fondata da rinomati oncologi della American Society of Clinical Oncology , Asco, con l’intento di trovare soluzioni nella prevenzione, nel trattamento e nelle cure di tutti i tipi di cancro. L’Asco è stata costituita nel 1964 da sette oncologi con un unico scopo: migliorare la cura delle persone affette da cancro. In oltre mezzo secolo da sette sono diventati più di 40.000 gli oncologi che ne fanno parte e rappresentano 120 Paesi.
Come accade ogni anno anche per il 2017 la Conquer Cancer Foundation ha voluto premiare quei giovani che si sono particolarmente distinti nelle varie branche dell’oncologia per i loro studi e le loro ricerche.
In queste ore nella lista dei premiati che saliranno sul palco per ritirare il premio e la pergamena figurano anche otto giovani italiani: Vincenza Conteduca, Lisa Derosa, Matteo Lambertini, Giulia Leonardi, Emanuela Palmerini, Loredana Puca, Daniele Rossini, Sara Valpione.
Vincenza Conteduca, si occupa di personalizzare le cure per comprendere quali sono i pazienti che potrebbero fare a meno di chemioterapia e quali potrebbero utilizzare i nuovi farmaci. La ricerca è stata effettuata presso l’Institute of Cancer Research di Londra.
Lisa Derosa, nella sua motivazione si legge che ha eseguito studi su “Impatto degli antibiotici sull’esito nei pazienti con carcinoma renale metastatico trattato con inibitori di controllo immunitario”; gli studi sono stati effettuati presso l’Institut Gustave Roussy di Parigi.
Matteo Lambertini, è stato premiato per gli studi effettuati su quelle donne che dopo aver avuto un tumore alla mammella decidono di avere una gravidanza, è noto il progresso che la medicina ha compiuto negli ultimi anni in questa branca oncologica, aumenta sempre più il numero di donne che sopravvive a questa neoplasia e che torna alla normalità quotidiana; gli studi sono stati effettuati presso l’Institut Jules Bordet di Bruxelles.
Giulia Leonardi, ha effettuato ricerche tra i pazienti con tumore polmonare con utilizzo di inibitori della via del PD-1 e preesistenti disturbi autoimmuni; le ricerche sono effettuate presso la Harvard University Boston nella Dana-Farber Cancer Insittute, uno dei centri di ricerca più importanti al mondo.
Emanuela Palmerini, è la veterana del gruppo in quanto già nel 2016 era stata premiata per i suoi studi; la sua ricerca ha riguardato l’osteosarcoma, un tumore molto raro che aggredisce in gran parte gli adolescenti e i meno giovani; si vuole capire per quale ragione i malati con identiche caratteristiche e seppur sottoposti ad identico trattamento possono avere diagnosi differenti; gli studi sono stati effettuati presso l’istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.
Loredana Puca, il riconoscimento le è pervenuto per le sue scoperte sui modelli di organi in 3D che sono utili per testare i farmaci; gli obiettivi sono concentrati sulla “smart Bomb”, un farmaco in grado di intervenire solo su quelle cellule che esprimono una determinata proteina che è una caratteristica del tumore neuroendocrino della prostata; gli studi sono stati effettuati presso la Cornell University di New York nel Weill Cornell Medical College.
Daniele Rossini, è la mascotte del gruppo con appena 29 anni, si occupa dei trattamenti nei pazienti con tumore del colon-retto metastatico, l’obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita con trattamento farmacologico adeguato; le ricerche sono state eseguite presso l’Università di Pisa.
Sara Valpione, ultima in ordine alfabetico, la sua ricerca riguarda le mutazioni e le terapie mirate con il trattamento diretto da BRAF, uno studio retrospettivo multi-istituzionale; gli studi sono avvenuti presso il Christie Hospital NHS Trust a Manchester in Gran Bretagna.
A questi otto studiosi e ricercatori va un plauso per i loro risultati e che possa essere di stimolo per ulteriori riconoscimenti.
la Redazione
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