Ma il caffè fa bene o fa male alla salute?
Da Milano a Catania è quasi un rito la tazza di caffè, abbiamo insegnato a mezzo mondo a sorseggiarlo all’italiana, ossia espresso. In Europa oramai l’hanno capito e l’hanno adottato e quasi tutti i locali pubblici lo servono utilizzando macchine e caffettiere prodotte nei nostri stabilimenti e spesso lo è anche la confezione del prezioso chicco.
Nei supermercati vi è solo l’imbarazzo della scelta.
Molti scienziati affermano che non sono pochi i benefici per la salute cardiovascolare, per alcuni tipologie di tumore, per le malattie neurovegetative ed un ridotto rischio di mortalità.
Tra le ultime ricerche suggeriscono che il caffè aiuti a ridurre il rischio di tumore al fegato e che possa contrastare il rischio di disfunzione erettile. Qualcun altro, invece, non è d’accordo.
Pareri concordanti ancora non ne esistono.
Si tengono congressi e festival, numerose riviste specializzate ne decantano i pregi e gli aromi. Viene servito in parecchie forme a partire dall’espresso, poi all’americana, alla turca, alla cubana.
Esistono oltre cento specie di piante di cui l’arabica e la robusta sono le più diffuse.
Proviamo a vedere quali benefici hanno attribuito al caffè secondo alcune ricerche, occorre specificare che gran parte delle ricerche sono osservazionali e si basano su consumi di caffè riferiti dagli stessi partecipanti per cui necessariamente serve cautela ogni qual volta si parla di correlazioni e non relazioni effetto-causa.
Inoltre per il caffè sorgono ulteriori complicazioni poiché spesso bere caffè è associato al vizio del fumo e al tipo di vita sedentario, fattori confondenti e che complicano l’analisi dei dati.
Nel complesso i dati suggeriscono che un consumo moderato di caffè non produca effetti negativi, anzi a berlo moderatamente è benefico.
Vediamo alcune ricerche su determinate patologie.
Patologie cardiovascolari
Secondo l’American Heart Association un consumo moderato di caffè, ovvero una o due tazze al giorno, non sembra associato a rischi per la salute del cuore. Alcuni, addirittura, ipotizzano un effetto benefico. Uno studio di un paio di anni fa correlava il consumo moderato di caffè, nello specifico da tre a cinque tazze al giorno, a una più bassa prevalenza di aterosclerosi coronarica subclinica, ovvero che non si manifesta ancora con segni o sintomi e si trova quindi nella sua fase precoce. Diversi esperti precisarono che il potenziale beneficio era solo tale e servivano conferme perciò serviva cautela. In alcuni casi il consumo di caffè sembra essere correlato a un aumento della pressione arteriosa e in alcuni casi a quello del colesterolo. Anche la velocità con cui viene metabolizzato influenza il rischio per la salute.
Diabete
Uno studio del 2014 su oltre un milione di pazienti concludeva che il consumo di caffè fosse inversamente associato a quello di diabete (maggiore consumo minore rischio). Il caffè sembra ridurre il rischio di soffrire la malattia con sei tazze di caffè associate alla riduzione di un terzo di rischio diabete. Sui meccanismi attraverso cui si realizzi non c’è chiarezza, i risultati suggeriscono che altri composti, oltre alla caffeina, potrebbero esserne responsabili.
Malattie neurodegenerative
Una revisione sistematica pubblicata lo scorso anno riassume l’analisi di diversi studi sul tema ammettendo che il caffè sembra essere correlato a dei miglioramenti o riduzione di soffrirne, in specie per la malattia di Parkinson. Come pure per l’Alzheimer il caffè potrebbe avere potenziali effetti protettivi, però si tratta di studi preliminari e ancora in discussione.
Tumori
A parere dello IARC, l’agenzia dell’OMS per la ricerca sul cancro, qualche effetto protettivo derivante dal consumo di caffè possa esistere contro il tumore al fegato e all’utero. Uno studio recente sostiene che il consumo di caffè, anche decaffeinato, possa essere associato ad un minor rischio di carcinoma epatocellulare.
Piero Vernigo
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