Il contrabbando legale di migrantes armi e schiavi
Ogni tanto si svegliano e si accorgono che qualcuno si arricchisce trafficando con i migrantes, con gli schiavi, con le armi e qualcos’altro. Oramai il Mediterraneo è divenuto terra di nessuno dove prosperano contrabbando e malaffare che procurano milioni di euro al giorno.
Guarda caso l’ultimo muggito l’ha lanciato l’Onu con un documento che sarà pubblicato a breve ove gli esperti delle Nazioni Unite denunciano la spedizione di armi dai porti degli Emirati Arabi Uniti con destinazione Libia. Denunce corredate da prove.
Gli esperti sostengono che “vi è un aumento generalizzato del supporto esterno alle fazioni armate”, tale affermazione indica, per l’appunto, un forte contrabbando di armi. Poi viene specificato che si tratta di armi leggere.
Ovviamente, omettono di segnalare che gli Emirati sono ottimi clienti delle fabbriche italiane. Clienti famelici e golosi, affezionati all’offshore.
Alla denuncia dell’Onu il ministro Angelino Alfano, titolare del ministero degli Esteri, non ha replicato. Peccato che alle Nazioni Unite scoprono il principio dell’acqua calda, sono notizie obsolete e scontate per la semplice ragione che il 99 percento delle armi viene prodotto in Occidente.
Di recente, il 20 maggio, Donald Trump si è recato in Arabia ove ha sottoscritto un accordo con il re Salman tramite il quale gli Usa venderanno armi leggere, sofisticate e strategiche
per un importo complessivo di 110 miliardi di dollari con l’intento di raggiungere in dieci anni la cifra record di 350 milioni. Armi destinate alla difesa propria e all’attacco altrui.
Esiste il pericolo che gli italiani sostengano di non essere al corrente delle triangolazioni poiché nei contratti sottoscritti, in arabo e in italiano, è rigorosamente vietato cedere armi ad altri Paesi. È comunque, una giustificazione da terza elementare. Tale contrabbando è sempre esistito, non fosse altro perché è abbastanza lucroso e con margini di rischio ridotto.
Peggio dovrebbe essere se queste armi fossero cedute via mare o via terra a Paesi sottoposti ad embargo. Dall’Onu fanno sapere che “in caso contrario sarebbero da ritenere complici, peraltro contro i propri interessi nella regione, dove gli US e praticamente tutti i membri della Nato sostengono il governo di Tripoli
a discapito di quello di Tobruk che è il maggiore destinatario delle forniture degli Emirati”.
A lanciare per primi la notizia sono stati i giornalisti di Middle East Eye i quali specificano che si tratta di elicotteri da guerra, blindati e cacciabombardieri decollati dagli Emirati ed atterrati nelle basi del generale Khalifa Haftar, principale nemico del governo di Tripoli il quale è sostenuto dall’Italia.
Consegna avvenuta di contrabbando violando l’embargo esistente sulle armi ed imposto dall’Onu nei confronti della Libia.
I governi occidentali si fingono innocui ed innocenti, all’oscuro di ciò che accade sulle sponde del Mediterraneo meridionale.
Nel report dell’Onu si ricostruisce una spedizione dell’aprile 2016 quando una nave cargo saudita partita dagli Emirati ha scaricato nel porto di Tobruk, sede del quartier generale di Haftar, 90 mezzi blindati e oltre 500 veicoli.
Gli US hanno esportato negli Emirati Arabi Uniti 48 aeromobili AT-802i che è un aereo programmato per spegnere gli incendi ma che si converte facilmente e velocemente in piccolo bombardiere d’attacco.
Sorge il dubbio sulla destinazione dei 48 At-802i, possibile che dirigenti e soci dell’Air Tractor Inc., azienda produttrice degli aeromobili ed ubicata in Texas, non si siano chiesti quali incendi debbano spegnere nei deserti arabi? A meno che non abbiano programmato di costruire delle foreste di baobab.
Uno di questi aerei è stato fotografato dagli investigatori Onu in Libia. Sono verniciati di verde con tanto di mitragliere.
Intanto nel Mar Rosso i ribelli yemeniti Huthi hanno attaccato una nave militare degli Emirati. È il primo episodio da quando il 9 giugno è in corso la rottura diplomatica tra il Qatar e i quattro paesi del Golfo (Arabia Saudita, Emirati, Bahrain ed Egitto) che accusano il Qatar di essere il maggior sponsor del terrorismo che altera gli equilibri della regione.
Arnaud Daniels
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