Se lo stress della vita moderna genera tragedie
Si è consumata nella giornata dello scorso 7 giugno 2017 l’ennesima tragedia in cui è venuta meno la giovane e preziosa vita di una piccola creatura. Proprio cosi, non è il primo caso ma solo l ‘ultimo di una serie di avvenimenti che negli ultimi anni hanno costellato la cronache dei nostri giornali e tv lasciando tutti non solo nello sgomento ma anche senza spiegazioni logiche su come un fatto del genere può verificarsi.
Il doloroso evento si è svolto a Castelfranco di Sopra nella zona dell’aretino.
Sembrava una giornata come tante altre, i soliti ritmi i soliti rituali. Una giovane mamma esce dalla casa di Terranova Bracciolini per portare alla scuola Pinocchio la bambina di soli diciotto mesi proseguendo poi per il posto di lavoro. Ma in quella seppur consueta mattina di giugno un ingranaggio, inspiegabilmente non gira nella maniera giusta nella sua mente. Ilaria Naldini, la mamma di Tamara, quella mattina commette un errore che la porterà a pagare probabilmente il dazio più pesante della sua vita.
Il tragitto è lo stesso, il medesimo di ogni giorno ma Ilaria non si ferma all’asilo. Prosegue per il posto di lavoro. È impiegata presso gli uffici del Comune. Inizia la giornata lavorativa come al solito e si terminerà sei ore dopo.
Alle 14 Ilaria timbra ed esce.
Raggiunge l’Y10 parcheggiata in piazza e scopre solo ora che Tamara, giace esanime, priva di vita con il capo reclinato, sul seggiolino nella parte posteriore dell’auto.
La bimba è deceduta per arresto cardiaco causato dal forte calore presente nella vettura dopo essere stata dimenticata all’interno dell’autovettura per ben cinque ore.
La madre emette urla di disperazione e di dolore. Dopo gli ovvi momenti di estremo sgomento torna alla realtà, prende con foga la bambina nel tentativo di rianimarla.
Le sue grida attirano l’attenzione di quanti si trovano nei paraggi, cercano un defibrillatore e chiamano immediatamente i soccorsi. A nulla servono gli interventi che arrivano con prontezza. Il medico ne decreta il decesso.
Ai carabinieri che giungono sul posto Ilaria continua a gridare “Non so cosa mi sia successo!! Non so come è potuto accadere!!”.
È una frase che risuona nelle nostre menti e ci riempie di angoscia. Come possono accadere tali episodi? Quale può essere il meccanismo per il quale un genitore commette una siffatta mancanza? Tante sono le motivazioni, e a volte giustificazioni, che abbiamo detto e ascoltato.
Bernardo Carpinello, psichiatra afferma: “Non è detto che fatti di tale portata siano legati a qualcosa di patologico. Semmai incidono lo stress, le preoccupazioni che affliggono ciascuno di noi dal momento in cui cominciamo la giornata e anche le sequenze ripetitive con cui le affrontiamo”.
Ci troviamo di fronte a una madre che ha commesso un errore. Uno sbaglio che non riusciamo a comprendere, quali siano le circostanze dalle quali possa essere scaturito ma che è distante da ogni ragionevolezza e logica.
Ilaria è indagata per omicidio colposo insieme al marito Adriano Rossi, entrambi sono stati interrogati dal magistrato per cercare di capire la dinamica dei fatti e per ricostruire gli scenari che hanno portato agli attimi risultati fatali per la piccola Tamara.
Possiamo fornire una spiegazione assennata a tutto ciò?
Credo di no. Eticamente non possiamo scusare un siffatto accadimento. Non lo possiamo fare perché da un punto di vista meramente razionale non è accettabile che una madre possa perdere, anche solo per una frazione di secondo, la memoria di avere la propria figlia sul sedile posteriore.
Quello che emerge è una madre che, seppur colpevole e conscia della macroscopica mancanza, ha inferto una profonda ferita alla sua coscienza certa che mai nessuna spiegazione potrà far tacere il grido di dolore che le rimbomba nell’anima.
Raffaella Aquilina
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