Michelangelo e l’assedio di Firenze del 1530
ll 12 agosto del 1530 Firenze assediata capitolava, arrendendosi alle truppe imperiali. Aveva resistito per dieci lunghi mesi, anche grazie all’intervento di Michelangelo che, chiamato fin dal 1528 a fornire pareri e progetti, all’inizio di aprile del 1529 fu nominato dai Dieci di Balia “generale governatore et procuratore” delle opere di fortificazione.
Con una scelta che riconosceva una indubbia competenza ma anche quella sicura fede repubblicana che fu sempre viva in Michelangelo, per forza di cose al servizio dei potenti, ma libertario nell’anima.
Ne dà testimonianza suprema un gruppo di splendidi disegni di fortificazione conservato in Casa Buonarroti, dal quale prende l’avvio la mostra, per collocare fin dall’inizio l’artista nell’inusitato clima di mobilitazione e di impegno civile e religioso che caratterizza la seconda repubblica fiorentina.
Le opere generosamente concesse in prestito da Istituzioni soprattutto fiorentine, ma anche di tutta Italia, permettono di evocare i combattenti di entrambe le parti, tra i quali i giovani della Milizia e Ordinanza fiorentina che si distinsero per loro valore nella difesa delle libertà repubblicane, ripresi con le loro armi dal Pontormo e dal Sarto.
A dar conto di come si combatteva nel primo trentennio del Cinquecento si possono ammirare vestimenti e armi da guerra, come la spada col fodero, detta Katzbalger, dei Lanzichenecchi.
Tra i valori positivi della seconda repubblica spicca un singolare connubio fra arte e fede e un innegabile ritorno alla predicazione di Savonarola: ne derivarono opere spesso di rara bellezza, delle quali sono presenti in mostra la cosiddetta Sacra Famiglia Medici di Andrea del Sarto, la Madonna col Bambino e San Giovannino del Pontormo, del quale si potrà ammirare anche il Martirio dei Diecimila, emblema emozionante di una difesa valorosa ma senza speranza, che si concluse con la caduta della Repubblica e con il ritorno dei Medici al potere.
Di grande importanza e testimonianza dunque sono i venti disegni conservati in Casa Buonarroti, databili agli anni 1528 – 1529, con progetti di fortificazioni tesi a rinforzare e ammodernare le Porte alla Giustizia e al Prato d’Ognissanti, e altri settori delle mura. I fogli “carichi d’avvampante furore e dirompente energia” secondo la felice definizione di Carlo Giulio Argan, “ sono soltanto planimetrie, ma non vanno considerati come studi preparatori in vista di una futura costruzione”.
Non lo furono che in minima parte, per la spesa che comportavano e la mancanza di tempo a disposizione.
Nell’estate-autunno del 1529 si preferì ripiegare su fortificazioni effimere ma efficaci come i bastioni che sorsero nei punti deboli della cinta muraria trecentesca.
Questo clima di mobilitazione e di impegno civile e religioso è attestato dall’esposizione di documenti, libri, dipinti, disegni, monete e medaglie. Se ne trae la veritoria immagine della seconda repubblica fiorentina, pronta, con la protezione di Cristo re, all’estremo sacrificio in difesa della “dolce libertà”, che si rifaceva allo spirito della prima ( 1494-1512).
Nella seconda sezione della mostra troviamo i combattenti di entrambe le parti: i mercenari al soldo di Firenze, come i capitani traditori impiccati in effigie per un piede, presenti in disegni di Andrea del Sarto provenienti dagli Uffizi; e i giovani della Milizia e Ordinanza fiorentina che si distinsero invece per il loro valore nella difesa delle libertà repubblicane.
L’ultima sezione, come già indicato, è dedicata alle grandi opere di Andrea del Sarto e del Pontormo, dunque opere d’arte, documenti e testimonianze di vario genere, con cui la mostra consente ai visitatori di tornare al passato, all’assedio e alla storia di una difesa valorosa ma senza speranza.
Firenze, Casa Buonarroti – Via Ghibellina, 70
fino al 2 Ottobre 2017
Roberto Cantini
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