L’Italia un paese difficile e inattivo per i bambini
È proprio vero! Ci facciamo mille domande e anche innumerevoli riflessioni. Una constatazione che mi è venuta spontanea fare proprio in questi giorni è che l’Italia, il paese dove viviamo, non è un paese adatto ai bambini.
E perché mai questo?
La nostra penisola è terreno fertile per le principali minacce quali la povertà, malasanità e assenza di educazione scolastica soprattutto nelle zone del Mezzogiorno, nonché i non trascurabili, ma drammatici, conflitti tra genitori separati e le difficoltà economiche che accompagnano queste tristi situazioni familiari.
Il quadro generale appare ancor più desolante se si pensa a un cospicuo elenco di emergenze tra cui quella dei minori che non hanno fissa dimora censiti tra 50 mila homeless poiché non sono allocati in strutture decorose e accoglienti ma risultano desolatamente accampati sotto i ponti o addirittura nelle macchine. Questo appare assurdo nel tempo in cui viviamo perché questo Stato dovrebbe mettere a disposizione fondi per creare strutture che possano accogliere i più piccoli, innocenti vittime delle situazioni spesso create dagli adulti. Vivere in luoghi dove possano sentirsi accolti e in un ambiente dove respirare “aria di casa”. E molto altro potremmo dire sulle svariate situazioni limite in cui versano bambini e adolescenti in Italia.
I numeri parlano ampiamente e dichiarano condizioni di vita davvero insostenibili. Cosa in particolare? Il rischio di povertà ad esempio. L’associazione Save the Children rileva che un minore su tre (32,1%) è a rischio di povertà ed esclusione sociale in Italia, 4 punti e mezzo sopra la media europea (27,7%). Ragioniamo sul fatto che in Germania e Olanda questo rischio è sotto la soglia del 20%. Nonostante il drammatico scenario appena descritto, paradossalmente, l’Italia è il paese dove sono minori gli allontanamenti dei bambini dalle loro famiglie d’origine.
L’Italia sconta un significativo ritardo non solo sull‘individuazione delle problematiche ma anche e soprattutto nel mappare i fenomeni sociali.
Se si pensa al discorso degli affidamenti dobbiamo realizzare anche che solo un bambino su tre riesce poi a rientrare presso la famiglia di origine. Le tempistiche di affido sono esageratamente lunghi tanto da inficiare la possibilità che i servizi sociali possano ricostruire la relazione fiduciaria con le famiglie stesse. Non siamo all’avanguardia nemmeno nelle risorse e nei fondi dedicati al benessere in senso ampio. Le statistiche, in questo ambito,
ci vedono posizionati alla metà della media europea anche e soprattutto per le scarseggianti risorse dei soggetti coinvolti in tali progetti. Di fatto mancano davvero strutture e risorse!
Nelle separazioni tra genitori i tempi della giustizia non sono compatibili con quelle che sono le esigenze dei bambini, vittime di conflitti di cui non hanno colpa. E possiamo anche asserire che, proprio sul piano della legge, scarseggiano, presso le facoltà di giurisprudenza, utili corsi mirati allo studio del diritto minorile.
Ma insomma cosa vogliamo e dobbiamo fare per fare in modo che i diritti di bambini e adolescenti già provati da pesanti contingenze familiari, siano maggiormente difesi? Cosa deve fare questo paese per migliorare le strutture, i sostegni e le regolamentazioni che possano consentire a delle anime innocenti di poter vivere una vita che, già minata da problemi più grossi di loro, possa essere la più serena possibile?
In merito a questo e ai possibili passi in avanti ecco emergere una data importante da siglare: 13 giugno 2017. In questo giorno la Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano, ha presentato a Roma la sua Relazione annuale al parlamento. Questo è stato il momento per comunicare l’attività dell’Autorità garante nel corso dell’anno 2016, come previsto dalla legge istitutiva (12 luglio 2011, n. 112, all’art. 3, comma 1, lett. p), ma soprattutto il momento per condividere con tutti le sfide attuali nonché le prospettive future per l’infanzia e l’adolescenza in Italia.
Ecco allora che si apre uno spiraglio luce per costruire davvero le basi che possano garantire ai minori e adolescenti di poter vivere una vita serena anche se minata da problemi che li segneranno per tutta la vita. Il progetto contenuto nella Relazione del 13 giugno scorso è pregno di contenuti volti a combattere la povertà culturale, la povertà materiale e a combattere le forme di violenza, gestire la giustizia minorile e la tecnodipendenza che fomenta spesso le tanto note forme di bullismo.
« Tutti i bambini del mondo hanno gli stessi diritti, non ha importanza chi siano i loro genitori, quale sia il colore della loro pelle, il sesso, la religione, non ha importanza che lingua parlino, né se siano ricchi o poveri». Queste le parole di Filomena Albano, parole vere, parole dense di profondità e apertura. Una frase dalla quale emerge la passione ad impegnarsi per dare un futuro migliore a chi è inerme di fronte a situazioni di cui spesso è responsabile l’egoismo degli adulti, situazioni che un paese come il nostro dovrebbe poter gestire con strumenti e mezzi molto più adeguati e efficaci.
I bambini sono il nostro futuro, la nostra vera ricchezza.
Raffaella Aquilina
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