Il dramma della siccità, investire subito e con acume
Mercoledì 14 giugno in una giornata caldissima stavo attraversando la provincia di Piacenza, una della più colpite dall’emergenza siccità. Il cielo si incupisce, si annuncia un temporale, inizia a tirare vento forte e poi a piovere a dirotto.
Arrivato a destinazione, scendo dalla macchina e mi rassegno a un bagno fuori programma, che un normale ombrello non può evitare: mai vista tanta acqua in vita mia! I colleghi arrivati il giorno dopo, che mi vedono armeggiare con l’ombrello prima di ripartire, di nuovo in una giornata di sole e afa, non resistono alla tentazione di prendermi in giro.
Non sono stranezze in realtà, o almeno non dovrebbero più sorprenderci.
Il tema della siccità è un tassello del cambiamento climatico che sta accentuando la variabilità dei fenomeni atmosferici. Il pensiero principale, ovviamente, oltre alle constatazioni sulla drammaticità del fenomeno, va al fatto che la maggior parte dell’acqua che ho visto cadere se ne è andata inutilmente al mare senza dare se non un ristoro temporaneo alle colture.
E questa è la storia di quasi tutti gli anni ormai.
Poche piogge, intense, e poi prolungata siccità,vento, grandine, ecc.
Che fare? In un certo senso è noto, lo abbiamo già sperimentato o lo vediamo fare in altre aree che hanno avuto prima di noi gli stessi problemi. Se la disponibilità è irregolare, una ricetta è stoccare l’acqua quando c’è, attraverso nuovi bacini o sfruttando strutture esistenti.
Con un po’ di attenzione anche le casse di espansione possono essere usate con una duplice funzione.
Dal punto di vista della disponibilità, l’altro tema è mettere in rete le fonti idriche esistenti, consentendo più facilmente i trasferimenti dalle aree a maggiore disponibilità a quelle con carenze idriche, quando necessario.
Poi c’è il tema del riuso delle acque.
Si può discutere del costo, ma ormai la gravità delle siccità è così forte e così frequente che il problema presto o tardi verrà superato.
Diversi aspetti possono essere affrontati attraverso la genetica e l’agronomia, lavorando su colture aridoresistenti e su pratiche agronomiche meglio compatibili con fenomeni di siccità.
Questo può essere unito a un uso più razionale dell’acqua attraverso l’utilizzo di strumenti informativi.
A livello aziendale, con sistemi quali i noti Irrinet e Irriframe, ma anche a livello di consorzio o di bacino attraverso modelli previsionali basati su dati climatici.
L’uso di satelliti, droni, modelli, sensori permette sempre più di avere una cognizione chiara di come intervenire in modo efficiente, anzi migliorando le esigenze di qualità e resa delle colture.
Quando le cose vanno male, c’è il tema delle assicurazioni agli agricoltori e dell’intervento pubblico.
Abbiamo quindi già risolto il problema? No, ovviamente.
Molte di queste soluzioni hanno ancora un ampio margine di miglioramento e sono lontani (in alcuni casi molto lontani) da un uso diffuso. Ma non basta un ricettario per fare buona cucina, naturalmente.
E non bastano soluzioni singole o sulla carta per risolvere il problema della siccità.
Fattore tempo determinante
Perché queste possibili soluzioni diventino reali è necessario metterle in rete e svilupparle in modo coerente a seconda delle necessità locali. In altri contesti ho parlato di tendenza verso un territorio «intelligente», in cui tutti i punti toccati in precedenza sono sviluppati e sintonizzati a rendere l’aggregato capace di rispondere all’instabilità delle condizioni atmosferiche.
Ma c’è un altro fattore: il tempo.
Nel discutere quanto realistico fosse il cambiamento climatico, ora ci siamo accorti che il clima è già cambiato, con il risultato di farci sorprendere ogni anno. Tutto sommato sappiamo cosa fare: correre più forte del clima che cambia.
Ma questo richiede investimenti tempestivi e lungimiranti. Investire sul futuro e lavorare in modo coordinato sono forse le cose in cui, come sistema Italia, siamo meno bravi.
Ma in questo caso non ci sono alternative.
Davide Viaggi – Università di Bologna
Commenti
Il dramma della siccità, investire subito e con acume — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>