Peppina Fattori la terremotata sfrattata a 95 anni
Chissà se la burocrazia e lo Stato si sarebbe accanito con egual impeto qualora nella casetta-rifugio ci fosse stato un colored o un extracomunitario invece di Peppina Fattori, 95 anni, di San Martino di Fiastra in provincia di Macerata. Quantomeno il dubbio sorge visto le decine di abitazioni e palazzi occupati abusivamente da extracomunitari da anni senza che nessuno intervenga per far rispettare la legge.
Se invece si tratta di un cittadino italiano allora scatta prontamente il meccanismo del rispetto e della legalità.
Bisogna cominciare ad abituarsi a questa inversione di tendenza partorita dal buonismo e dall’accoglienza forzata, quantomeno sino al giorno in cui la gente avrà fatto il pieno di pazienza e tolleranza.
Per raccattare qualche voto dalle sponde nordafricane il ministro Minniti nei giorni scorsi ha annunciato che ai circa 75mila richiedenti protezione internazionale per farli integrare meglio e in tempi brevi occorre offrire loro un’abitazione, un lavoro oltre a facilitare istruzione e sistema sanitario.
Avendo trascorso gran parte della sua vita all’interno di auto blu e privilegi parlamentari forse non si è accorto che la quasi totalità di questi ragazzi palestrati non intende integrarsi con le nostre tradizioni e abitudini ma pretende che noi italiani ci adeguiamo alle loro usanze, bisogni e costumi.
Al parlamentare del Pd sfugge il particolare che in Italia vi sono oltre 4.700.000 connazionali in povertà assoluta cioè impossibilitati a soddisfare le esigenze più elementari del mangiare, del vestire e della casa.
“Oggi per me muore lo Stato italiano e non sono più fiera di essere italiana. Sui social qualcuno ha scritto che oggi viene ripristinata la legalità, io ritengo che invece oggi muore la legalità ma soprattutto l’umanità, perché una legge che procura un così forte dolore non può essere ritenuta una buona legge.
I miei ideali muoiono insieme a mia madre che tra pochi minuti scenderà queste scale”, questo è il pensiero di Agata Turchetti la figlia di nonna Peppina.
La sorella Gabriella ci ha tenuto a raccontare gli ultimi momenti vissuti da Peppina nella casetta in legno: “Per mia madre le ultime ore sono state strazianti dal punto di vista sia fisico che psicologico, però alla fine ce l’abbiamo fata a convincerla a trasferirsi da me a Castelfidardo, Ancona, seppure stamani si era irrigidita e non aveva più alcuna intenzione di venir via. Le abbiamo promesso che torneremo a Fiastra il 7 ottobre in occasione dell’anniversario del suo matrimonio. Abbiamo ascoltato voci che il sequestro è stato rinviato ma a noi nessuno ha riferito nulla e sino al momento in cui non ci verrà comunicato qualcosa di ufficiale rispetteremo quelle che sono le decisioni delle autorità”.
Giuseppina Fattori è una delle tante vittime del terremoto dell’ottobre 2016 che ha visto dissolvere nel nulla affetti e sacrifici di una vita. Dopo mesi di promesse e di fumo le figlie le avevano regalato una casetta in legno dato che la sua era divenuta inagibile e che non voleva assolutamente allontanarsi dai luoghi nei quali era nata e vissuta. Una casetta ove trascorrere gli ultimi mesi della sua vita insieme ai ricordi e alle immagini del passato.
Ad un certo punto i giudici sentenziano che la casetta non è stata realizzata secondo le norme e le leggi vigenti per cui andava demolita. La pachidermica pubblica amministrazione che si muove peggio di una lumaca non aveva rilasciato le autorizzazioni richieste e Peppina diviene fuori legge a 95 anni. I pochi metri quadri che utilizza per rifugiarsi dalle intemperie vanno rasi al suolo. Sfratto indecente.
Di casette simili in quel territorio ve ne sono tante considerando che lo Stato in un anno non ha provveduto a sistemare civilmente e dignitosamente gli sventurati. Gli enti preposti al rilascio delle autorizzazioni richieste si pongono a debita distanza e rimangono in prolungato silenzio.
Poco prima di sloggiare Peppina ci ha tenuto a dire: “Io non sono una santa però sono sempre stata una persona onesta”. A volte, purtroppo, l’onestà è proprio un guaio.
Piero Vernigo
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