Ora le donne possono guidare anche in Arabia Saudita
Gran passo avanti delle donne in Arabia Saudita: il re Salman, bontà sua, ha concesso alle donne la possibilità di guidare un’autovettura. Tramite un suo decreto da martedì 26 settembre le donne nascoste (da chador o burqa o al-amira o khimar o shayla o niqab o hijab che si voglia) possono prendere la patente e mettersi al volante e strombazzare per il deserto.
L’Arabia Saudita, insieme alla Città del Vaticano, è l’unico stato al mondo ad essere privo del Parlamento.
Tra le numerose stranezze di quel Paese vi è la pena di morte per apostasia, ovvero se un musulmano abbandona la propria religione sa bene cosa gli spetta qualora rimanga da quelle parti. È impossibile edificare luoghi di culto per altre religioni ed è proibito il possesso di oggetti religiosi al di fuori dell’islamismo.
Tolleranza zero. La donna musulmana non può andare in bicicletta perché ondeggiando sul sellino potrebbe creare scompenso all’uomo che la guarda e indurlo in tentazione.
Al simpatico sovrano saudita non è stato detto che le sue suddite non possono praticare sport e che Human Rights Watch più volte ha chiesto al Comitato Olimpico Internazionale di adottare provvedimenti contro l’Arabia Saudita come previsto dalla Carta che vuole l’esclusione dei Paesi che praticano qualsiasi tipo di discriminazione.
A febbraio 2013 è entrata in vigore una legge che costringe i negozi ove lavorano commessi maschi e femmine ad erigere un muro per separare le donne dagli uomini.
Quanto il gentil sesso sia preso in considerazione da Salman lo testimonia una leggina che specifica la differenza tra i due sessi in caso di eredità, le donne possono ricevere solo la metà di ciò che ereditano i maschietti, come suggerisce la Sharia. Idem avviene nelle aule dei tribunali dove le dichiarazioni o le testimonianze femminile valgono giusto la metà di quelle maschili.
Pochissime agevolazioni ricevono anche in caso di divorzio in quanto il giudice molto difficilmente affida ad una donna la custodia dei propri figli per paura che questa non li educhi correttamente sull’aspetto religioso.
Se le signore musulmane sono obbligate a nascondere il capo quelle che la pensano diversamente hanno possibilità alternative, difatti quando Melania Trump si è recata a Riyad si è presentata con il suo caschetto biondo al vento.
Non possono viaggiare su treni, aerei o navi senza aver ottenuto un permesso scritto da parte di un tutor maschio, che in genere è il padre oppure il marito ma qualche volta persino un figlio, come pure non possono sottoporsi ad intervento chirurgico non urgente senza il consenso del tutor idem per qualsiasi ricovero. Il tutor serve anche per sposarsi. Leggermente diverso è il regolamento in ambito lavorativo ove solo in alcuni settori è richiesto il permesso del “controllore”.
A questo punto sorge una domanda: le migliaia di ragazzoni palestrati che sbarcano con i gommoni e non parlano la nostra lingua, non conoscono le nostre leggi, non sanno nulla delle nostre tradizioni e della nostra cultura, quali leggi e tradizioni rispetteranno?
Se nel loro paese la donna è considerata due gradini al di sotto del maschio è possibile che nella Penisola la tratti in maniera diversa?
Il 1° ottobre anche in Austria è entrata in vigore, ma il Parlamento Federale lo aveva approvato già l’8 giugno passato, la legge di indossare i vari abiti musulmani che osteggiano il riconoscimento della persona, ossia l’AGesVG che sta per Anti Gesichtsverhüllungs Gesetz e tradotto significa “Legge contro la copertura del volto”. Fu promossa da Sebastian Kurz, ministro degli Esteri e leader del Partito Popolare Austriaco.
Il divieto di nascondersi si estende in tutti i luoghi pubblici ed ogni violazione sarà punita con una multa di 150 euro, chi si rifiuterà di togliersi il copricapo potrà essere posto in stato di fermo e sarà portato in commissariato per gli accertamenti.
Proteste blande e prive di incidenti si sono registrate da parte della solita sinistra, delle varie comunità musulmane, di alcuni benestanti turisti islamici in vacanza nelle località turistiche alpine e nelle città d’arte che mal sopportano questo atteggiamento ostile alle loro usanze.
Silenzio invece da parte dei vari movimenti femministi nazionali ed europei.
Arnaud Daniels
Commenti
Ora le donne possono guidare anche in Arabia Saudita — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>