Per i derivati del pomodoro etichettatura obbligatoria
Nei giorni scorsi i ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda hanno emanato un decreto ministeriale che introduce l’obbligo di indicazione dell’origine dei derivati del pomodoro. Il provvedimento introduce la sperimentazione per due anni del sistema di etichettatura, come già avviene per i prodotti lattiero caseari, per la pasta e per il riso. Il decreto si applica ai derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
Il provvedimento prevede che le confezioni di derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture: Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato; Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi non UE, Paesi UE e non UE.
Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”.
Le indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.
I provvedimenti prevedono una fase per l’adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento completo delle etichette e confezioni già prodotte.
Un altro passo avanti per la tutela del made in Italy visto che il nostro Paese è il secondo trasformatore al mondo del pomodoro dopo gli Usa con il 14% ed il primo in Europa con quasi il 50%.
Nel 2016 il fatturato dell’intero comparto produttivo delle conserve vegetali (pomodoro e legumi) è stato di 3,8 miliardi ed oltre il 50% delle produzioni è destinato all’esportazione di cui il 68% in Europa (Germania, Francia e Regno Unito), il 10% viene spedito in Asia, il 9% in America come pure il 9% in Africa mentre il 4% finisce in Oceania.
Meritata soddisfazione da parte del ministro Martina: “Rafforziamo il lavoro fatto in tema di etichettatura in questi mesi. Come ho ribadito al Commissario europeo Andriukaitis crediamo che questa scelta vada estesa a livello europeo. Il tema della trasparenza delle informazioni al consumatore è un punto cruciale per il modello di sistema produttivo che vogliamo sostenere. L’Italia ha deciso di non attendere e fare in modo che i cittadini possano conoscere con chiarezza l’origine delle materie prime degli alimenti che consumano. Soprattutto in una filiera strategica come quella del pomodoro l’etichetta aiuterà a rafforzare i rapporti tra chi produce e chi trasforma”.
Ampiamente soddisfatti anche il vertice dell’Anicav, Associazione Nazionale Industrie Conserve Alimentari Vegetali, il presidente Antonio Ferraioli che ha dichiarato: “Salutiamo positivamente l’avvenuta sottoscrizione del decreto sull’etichettatura obbligatoria di origine anche per i derivati del pomodoro. Il decreto sembra condividere in pieno la nostra posizione formalizzata nelle Linee di indirizzo sull’etichettatura di origine dei derivati del pomodoro approvate all’unanimità nel corso dell’ultima assemblea dei soci del giugno scorso. L’indicazione di origine in etichetta completa il percorso già avviato dalle aziende Anicav in materia di trasparenza e sicurezza alimentare, rendendo obbligatorio ciò che volontariamente, nella quasi totalità dei casi, le imprese già fanno indicando sull’etichetta la provenienza italiana del pomodoro”.
Eretto un altro argine all’invasione di prodotti esteri dei quali nulla si conosce e nulla si sa.
Arnaud Daniels
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