Se non sei cattocomunista o rosso sei fascista e razzista
L’Ortobene è il settimanale della diocesi di Nuoro. La parrocchia di San Giuseppe nel capoluogo sardo è ubicata in una zona sviluppatasi all’indomani del conflitto mondiale. Il parroco di San Giuseppe è don Francesco Mariani il quale oltre ad occuparsi delle anime dei suoi parrocchiani si interessa di comunicazione e da oltre un trentennio è giornalista, è stato direttore di Radio Barbagia e spesso L’Ortobene pubblica suoi editoriali.
Nei giorni scorsi ne è uscito uno che fotografa la realtà di tante città e villaggi della Penisola. Avesse chiuso entrambi gli occhi e non avesse riportato ciò che ogni cittadino vede e vive ogni giorno i paladini dei giovanotti che col doppio cellulare salgono sui gommoni per attraversare il Mediterraneo non si sarebbero rivoltati in massa e all’unisono. Prontamente è stato etichettato come razzista, xenofobo ma non ancora fascista.
Don Francesco è stato anche direttore della Caritas e probabilmente i problemi dei bisognosi e dei sofferenti li conosce parecchio meglio di quanti predicano da scrivanie dorate, con il portafoglio altrui e con lo stomaco pieno.
Pubblichiamo per intero il suo editoriale affinché tutti possano rendersi conto del contenuto e della realtà che ha descritto.
Non so voi, io ho provato grande disagio, in questi giorni della novena de Le Grazie, ad entrare in chiesa
dovendo passare attraverso un cordone di questuanti dislocati sul sagrato, sul portone, dentro la bussola e
anche nella chiesa stessa. Sono rimasto intimorito dalla loro apparente gentilezza e nel contempo dallo
sguardo feroce per non aver versato loro il “dovuto”. Tralascio i commenti, non certo benevoli, espressi in
idiomi che non conosco. Ho visto il ritorno alla grande di un clan di zingari (come li debbo chiamare?) che
dopo aver devastato il campo di accoglienza a Pratosardo, realizzato dal Comune di Nuoro con i nostri soldi,
trasformandolo in una discarica inquinata ed inquinante, avevano ricevuto il foglio di via, viste anche le
diverse denunce per furto inanellate negli anni. Si è speso un bel po’ per garantire la frequenza scolastica ai
loro figli, per fargli fare la doccia dentro gli istituti scolastici (avendo distrutto quelle realizzate sempre a
Prato), per nutrirli e vestirli: invano. Erano lì, davanti alla chiesa de Le Grazie a piatire e strattonare anziani e
malati arrivati da ogni parte della diocesi per la giornata loro dedicata. Ma si può?
Sono entrato in un supermercato e puntuale più della morte mi si è avvicinato l’extracomunitario che mi
chiedeva di cedergli il carrello della spesa per parcheggiarlo. Mi sono guardato lo scontrino appena
rilasciatomi, erano le dieci del mattino, e mi sono reso conto che aveva il numero 403. Un euro per ogni
carrello fa una bella cifra, superiore alla paga giornaliera percepita da otto operai. Mi dicono ci siano istituti
bancari che hanno chiuso i conti correnti di extracomunitari ospiti di centri di accoglienza perché non era
garantita la provenienza e la tracciabilità delle diverse migliaia di euro versati. Accattonaggio, droga e
prostituzione c’entrano, eccome!
Si espellono ospiti dai centri di accoglienza dei paesi vicini e lontani, per risse ed altri reati pure gravi che al
cittadino qualunque costerebbero la carcerazione; e poi ce li troviamo a bivaccare a Nuoro. Lo Stato, cioè
pantalone, noios direbbe Totò, spende 35 euro al giorno per alloggio, vitto, vestiario, ricariche telefoniche e
sigarette: poi li incontriamo a fare gli accattoni e chiedere da mangiare alle mense della Caritas. Non sono
razzista ma provo rabbia per l’anziana che va in banca, alle poste, e subito si trova davanti all’uscio un
giovanottone (qualche sardo ed altri di qualsiasi etnia) che chiede soldi, pretende, insiste.
Cerco volontari per andare a fare “sos pidores (in sardo significa coloro che chiedono)” nell’atrio del Comune, della Questura e della Prefettura.
Vedremo come reagiranno queste istituzioni facenti finta di non sapere che una chiesa, un sagrato, non sono
un marciapiede, una più o meno libera area di commercio ed accattonaggio. Saremo denunciati, certo, perché
secondo la loro filosofia i bisogni fisiologi vanno espletati in casa d’altri. La sfida però vale la pena. Farebbe
cadere tante ipocrisie, a cominciare da quella più evidente: nessuno va a lavorare se con l’accattonaggio
guadagna di più, se il lavoro non c’è e si preferisce il sussidio elettorale.
A seguito dell’editoriale si è scatenata una vile rappresaglia informatica nei confronti del parroco, gran parte degli accusatori si cela dietro l’anonimato e pseudonimi fantasiosi.
Sono gli stessi cecchini che si scagliavano contro chi asseriva che gran parte delle ong che operavano in acque territoriali libiche lavoravano gomito a gomito con gli scafisti e i nocchieri che riempivano i gommoni all’inverosimile, novelli tassisti del mare privi di scrupoli.
Arnaud Daniels
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