La pubblicità violenta sui pacchetti di sigarette non produce benefici
È quanto scaturisce dalla nuova ricerca effettuata dalla Rand Corporation, quelle foto proposte sui pacchetti di sigarette con l’intento di far smettere di fumare producono risultati opposti in particolart maniera tra le nuove generazioni ed i minorenni.
Sempre più spesso si vedono sui pacchetti di sigarette immagini violente e sconvolgenti, nelle intenzioni vi sarebbe il messaggio ad allontanarsi dal fumo.
Le immagini scioccanti stampate sui pacchetti di sigarette, affiancate a frasi altrettanto terrificanti, potrebbero poi non essere così efficaci. Soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti.
Secondo le norme americane, così come quelle europee, queste immagini, che raffigurano parti del corpo di persone danneggiate dalle sigarette, dovrebbero mirare a sensibilizzare i fumatori sulla pericolosità del fumo.
E invece, sembrerebbero avere un effetto contrario, quantomeno su una percentuale di ragazzi, aumentandone addirittura la propensione al fumo. A suggerirlo sono i risultati di una nuova ricerca della statunitense Rand Corporation, pubblicata recentemente sulle pagine della rivista Nicotine & Tobacco Research.
Per capirlo, i ricercatori hanno chiesto a 441 adolescenti, di età compresa tra 11 e 17 anni, di fare acquisti in un negozio, provvisto di una parete completamente piena di pacchetti di sigarette.
Alcuni dei giovani, che erano stati precedentemente intervistati per capire la loro propensione al fumo, sono stati poi esposti a un poster raffigurante una bocca devastata dal tabacco, affiancata a una scritta “il fumo causa il cancro”.
Successivamente, ai ragazzi è stata fatta una serie di domande, inclusa quella sulla probabilità di iniziare a fumare in futuro.
“Siamo rimasti estremamente sorpresi dal risultato”, racconta Shadel, il responsabile degli studi effettuati. “Per gli adolescenti che erano avevano mostrato già una propensione a fumare in futuro, la visualizzazione del poster ha aumentato il loro desiderio di fumare”.
Invece per quelli classificati con un rischio più basso, e che non avevano mai provato una sigaretta, la vista del poster anti-fumo non ha influenzato l’atteggiamento nei confronti delle sigarette.
Una delle possibili spiegazioni, secondo i ricercatori, è che probabilmente gli adolescenti sono più predisposti a opporsi a quei messaggi che percepiscono come una sfida.
“Se qualcuno sta cercando di comunicarti un messaggio, e quel messaggio sta minacciando in qualche modo la tua autostima, reagisci in modo opposto all’intento di quel messaggio”, conclude l’autore.
Per Shadel il messaggio che si può trarre dal suo lavoro è che si agisca in maniera differente ed avendo come punto di partenza la famiglia.
Devono essere i genitori a parlare apertamente e con estrema chiarezza con i propri figli sui pericoli del fumo, prima che mettano piede in una tabaccheria per acquistare un pacchetto di sigarette, per affrontare il tema con serenità ed evitare che i messaggi anti-fumo si trasformino in una sfida e sortiscano un effetto contrario a quello voluto.
Raimondo Adimaro
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