Ipocrisia italica vendiamo bombe e salviamo gommoni
Buonisti e cattocomunisti hanno ben altro da leggere e da preoccuparsi in questo periodo dell’anno perché di certo sarà sfuggita la notizia pubblicata nei giorni scorsi dal New York Times.
Il quotidiano newyorkese in prima pagina ha pubblicato un video che evidenzia “il percorso del commercio delle armi” che stanno martorizzando lo Yemen da marzo 2015. Un reportage della durata di sette minuti che fa accapponare la pelle per la violenza delle immagini e del ricordo che lasciano.
L’impatto traumatico lo si riscontra sin dal primo fotogramma ove si vede una bomba che esplode ed una voce che rammenta ai distratti come “lo Yemen sia immerso in un conflitto bellico violento”oramai da quasi tre anni. Immediatamente dopo appaiono le immagini di un paesino della Sardegna circondato da due spiagge, posto meraviglioso ed incantevole che ha pochissimo da invidiare alle spiagge decantate caraibiche o dell’estremo Oriente.
Ma il New York Times cancella immediatamente i voli pindarici e ci sbatte in faccia le prove che le bombe non vengono utilizzate solo nelle località ove il conflitto è infuocato ma pure dove l’eco della battaglia neppure arriva. Il New York Time sostiene che una famiglia di sei persone è stata decimata dalle bombe. Dopo camion, container e guerra compaiono i volti sorridenti del premier Paolo Gentiloni e della sua collaboratrice Roberta Pinotti, ministro della Difesa.
La voce di sottofondo specifica che ci son voluti mesi per completare l’inchiesta e che il nostro Paese “sta approfittando” della guerra yemenita per incrementare la propria produzione bellica.
Le immagini del paesino sardo circondato da due spiagge però non appartengono al territorio di Domusnovas, provincia di Carbonia-Iglesias, situato all’interno dell’isola e distante dal mare poco più di venti chilometri.
Non ha il mare però vi è lo stabilimento della RWM Italia, azienda che produce armi la cui proprietà è tedesca con sede a Ghedi in provincia di Brescia e che ha già programmato 40 milioni di euro di investimento a Domusnovas per ampliare lo stabilimento e la produzione. Notizia diffusa a Berlino il 9 maggio da Armin Pappenger, amministratore delegato della Rheinmetall (la società tedesca che controlla la RWM) durante l’assemblea degli azionisti.
Da quando è cominciato il conflitto Mauro Pili, ex presidente della Regione Sardegna ed ex sindaco di Iglesias, ha denunciato la partenza di centinaia e centinaia di carichi con destinazione Yemen e Arabia Saudita. Consegne di armi eseguite con aerei cargo e con navi, container che in alcuni casi sono stati scortati da veicoli della polizia e dai vigili del fuoco.
La risposta della Farnesina non si è fatta attendere. “L’Italia -si legge in una nota- osserva in maniera scrupolosa il diritto nazionale e internazionale in materia di esportazione di armamenti e si adegua sempre ed immediatamente a prescrizioni decise in ambito Onu o Ue. L’Arabia Saudita non è soggetta ad alcuna forma di embargo, sanzione o altra misura restrittiva internazionale o europea”. In questa maniera si sono puliti la coscienza Gentiloni e compagni.
Massimo silenzio da parte delle Ong, delle cooperative rosse e bianche, della miriade di associazioni, enti assistenziali, comunità e tanta altra roba che in questi ultimi anni si è ingrassata ed ha gonfiato il portafoglio ed i conti correnti accogliendo extracomunitari bisognosi e desiderosi di sbarcare sulle coste dell’eldorado che non esiste.
Nessuno di questi generosi e caritatevoli buonisti ha mosso un dito ed ha aperto labbra per denunciare armi e bombe che esportiamo.
Nel 2016 sono state concesse 2.599 licenze di esportazione per un valore di 14.637.777.173,87 euro, come risulta dall’ultima relazione della presidenza del Consiglio dei ministri italiano sul commercio di armamenti.
Cifre da capogiro, di introiti e di guadagni che richiedono delle contropartite socioeconomiche. Come spessissimo accade a godere e gioire sono in pochissimi – in tutto gli operatori di armamenti sono 703 ma quasi l’80 percento è gestito da una ventina di essi – a soffrire e a pagarne le conseguenze è il resto della popolazione.
Poco importa alla casta e alle ristrettissime lobby se 4.700.000 italiani vivono in condizioni di estrema povertà, se il 40 percento dei nostri giovani non trova lavoro.
Loro sono felici, gaudenti e sorridenti ogni qualvolta un gommone carico di giovanotti colored approda sulle coste meridionali della penisola o quando, è la nuova moda, un aereo militare li trasporta comodamente dalla Libia in Italia.
Non possono certo interrogarsi sui 14 e passa miliardi di euro incassati dalle nostre fabbriche di morte, di dolore e sofferenza. Anzi.
Guglielmo d’Agulto
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