Il giorno della Memoria non sia solo il 27 gennaio
A gennaio 1945 rimase ben poco delle divisioni tedesche che avevano invaso l’Europa, venerdì 12 le truppe meccanizzate sovietiche guidate dai marescialli Zukov e Konev sferrarono l’attacco decisivo, raggiunsero la linea dell’Oder e si posizionarono a meno di 100 chilometri da Berlino. Sabato 27 il primo reparto della XL Armata superò il cancello in ferro battuto del Konzentrationslager Auschwitz. Trovarono poco più di 7.000 superstiti sopravvissuti allo sterminio iniziato il 3 settembre 1941 con l’utilizzo del gas antiparassitario Zyklon B. È ignoto il numero delle vittime innocenti ammazzate poiché i comandanti delle SS nel momento in cui ordinarono la ritirata fecero bruciare tutta la documentazione cartacea.
Gli storici sostengono che il numero delle vittime oscilla tra 1.100.000 e 1.500.000.
In quell’inferno edificato dall’uomo passò anche una bambina tedesca: Anne Frank. Nacque il 12 giugno 1929 a Francoforte sul Meno, nell’Assia, dove la famiglia risiedeva da generazioni. Sua sorella Margot era più grande di lei di tre anni e mezzo. Nel cielo di Germania spirava un vento di odio nei confronti degli ebrei e per sfuggire alle leggi razziali il padre Otto suggerì alla moglie Edith e alle due bambine di salire sul treno e trasferirsi in Olanda.Ad Amsterdam si trovavano numerosi tedeschi che avevano cercato rifugio per scampare alla morte certa in qualche campo di concentramento della Mittel Europe.
Otto Frank non si sentiva completamente sicuro neppure nella terra dei tulipani e più volte manifestò il desiderio di imbarcarsi per Cuba o per gli Stati Uniti, desideri che rimasero tali. L’infausto venerdì del 1° settembre 1939 Hitler ordinò di invadere ed occupare la Polonia. È la fatidica data che si depositò sugli scaffali della Storia: cominciava la II Guerra Mondiale. Trascorsero poche settimane e da Berlino decisero di invadere anche la pacifica Olanda.
Ed è ancora un venerdì colorato di tinte funeste: 10 maggio 1940.
Otto lavorava come agente della Opekta, società svizzera che commercializzava spezie e pectina per la produzione di marmellata, a seguito dell’invasione tedesca dovette cambiare ragione sociale e questa divenne società “ariana”. Il 6 luglio 1942 si trasferì in Prinsengracht 263, situata nel centro storico di Amsterdam, nel retrobottega della Opekta. A loro si unirono altre due famiglie ebree. In quelle stanzine buie la tredicenne Anne principiò ad annotare ciò accadeva e ascoltava.
Quelle pagine di un diario ricevuto in regalo diventarono le sue migliori amiche con le quali poté confidarsi e sfogarsi. Si appassionò alla scrittura ed il diario lo titolò Het Achthuis (L’alloggio segreto).
Il 4 agosto 1944, ennesimo venerdì, le SS guidate dall’ufficiale Karl Silberbauer fecero irruzione nel retrobottega di Prinsengracht 263 e trassero in arresto tutti i rifugiati, poi li trasferirono nel campo di Westerbork e successivamente nelle baracche di Auschwitz Birkenau. Anne rimase ad Auschwitz un paio di mesi, settembre e ottobre 1944.
Pochi giorni prima che le SS facessero irruzione nel rifugio scrisse delle pagine che a distanza di oltre settant’anni suscitano emozioni profonde e conservano intatto il ricordo di uno dei periodi più bui che i popoli abbiano attraversato.
… Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione.
Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili …
La II Guerra ha seppellito oltre 60 milioni di anime, in oltre 40 milioni di queste vi fu la corresponsabilità di Adolf Hitler compresi i 6 milioni di ebrei che non avevano dichiarato guerra a nessuno. È il più delittuoso sterminio perpetrato dal genere umano.
Il XX secolo è stato uno dei secoli più bui dell’umanità. 40 milioni sono state le vittime dovute alle lotte e alle conquiste di Mao Zedong che risulta essere il terzo massacratore di tutti i tempi. Nella funerea graduatoria al settimo posto un altro dittatore rosso, Iosif Stalin si rese colpevole di 20 milioni di morti nei suoi 31 anni di potere assoluto sovietico.
Il 6 agosto 1945 alle 8,15 un bombardiere B29 dell’Army Air Force Usa, il cui nome era Enola Gay in omaggio alla madre del pilota, trasportava un ordigno di 3 metri e 4400 chili, affettuosamente chiamato Little Boy (piccolo ragazzo). Intorno alle 6 il comandante dell’equipaggio, il colonnello Paul W. jr Tibbets, comunicò: Quando raggiungeremo le coste giapponesi tutte le conversazioni saranno registrate per gli archivi della storia. Attenzione a come parlate: noi trasportiamo la prima bomba atomica.
Alle 8 e 15 sganciò la bomba che sollevò una sfera di fuoco del diametro di 500 metri, nel punto centrale la temperatura superava i 20.000 gradi.
171.000 giapponesi furono annientati. Trascorsero pochi minuti e Tibbets in contatto con la base cinicamente dichiarava: Operazione nettamente riuscita sotto tutti gli aspetti. La città di Hiroshima fu rasa al suolo.
3 giorni dopo, il 9 agosto, altri bombardieri Usa si diressero sulla città di Kokura per ripetere le immemorabili gesta di Hiroshima. Il cielo era troppo coperto, troppe nuvole e allora invertirono rotta e puntarono sulla città di riserva Nagasaki. Le immagini sono identiche e quel 9 agosto i morti furono 39.000.
210.000 vittime innocenti in 72 ore.
I padri dello sterminio che lavorarono alla costruzione dell’atomica erano due italiani e un americano di origine tedesca: Enrico Fermi, Emilio Gino Segrè e Robert Oppenheimer.
Il presidente Usa Harry Truman, eletto il 12 aprile 1945, pochi giorni prima della distruzione aveva avvertito i giapponesi che qualora non avessero accettato la resa “si sarebbero dovuti aspettare una pioggia di rovine come non se n’era mai vista nel mondo”.
Indiscusso profeta di sciagure.
Nel 1997 Vittorio Cecchi Gori produce il film La vita è bella che otterrà tre premi Oscar: miglior film straniero, miglior attore protagonista (Roberto Benigni) e migliore colonna sonora (Nicola Piovani).
Pellicola struggente che narra spaccati di vita in un lager il cui epilogo è luttuoso per Benigni, interpreta il ruolo di un ebreo deportato, ma lieto e di speranza per suo figlio Giosuè.
Il brano della colonna sonora “Beatiful that way” è cantato dall’israeliana Noa, nome artistico di Achinoam Nini. Questo il testo in italiano
Sorridi, senza una ragione
Ama, come se fossi un bambino
Sorridi, non importa cosa dicono
Non ascoltare una parola di quello che dicono
perché la vita è bella così.
Lacrime, un’ondata di lacrime
Luce, che lentamente scompare
Aspetta, prima di chiudere le tende
C’è ancora un altro gioco da giocare
e la vita è bella così.
Qui nei suoi occhi eterni
sarò sempre vicina quanto te,
ricorda com’era prima
ora che sei là fuori con te stesso
ricorda cos’è vero
e quel che sogniamo è solo amore.
Conserva la risata nei tuoi occhi
presto ti verrà dato il premio che hai tanto atteso
dimenticheremo i nostri dolori
e penseremo ad un giorno più allegro
perché la vita è bella così.
Dimenticheremo i nostri dolori
e penseremo ad un giorno più allegro
perché la vita è bella così.
C’è ancora un altro gioco da giocare
e la vita è bella così.
Il 27 gennaio non sia solo un pretesto utilizzato dai politici per scagliarsi contro un colore o contro una bandiera. Le guerre, gli stermini, le shoah, non le dichiarano o le procurano i contadini, i metalmeccanici o gli impiegati. Costoro ne sono le vittime. Sempre.
Bruno Galante
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