Anche per gli asiamarket & co varranno le leggi italiane
Il Tar della Toscana da ragione al Comune di Firenze e quelle decine e decine di bugigattoli ricavati da ambienti una volta utilizzati per depositi e cantine dovranno adeguarsi al regolamento per la tutela del centro storico approvato due anni orsono, il 18 gennaio 2016, dal Consiglio municipale.
“Non più minimarket ricavati in piccoli tuguri, negozietti senza servizi adeguati che immettono nella nostra città litri e litri di alcolici e superalcolici. Sarà, ovviamente, una svolta e mi auguro che anche altre città possano prendere esempio da Firenze”, questo il commento del sindaco della capitale del Rinascimento, Dario Nardella.
Il centro storico della città gigliata è oramai nelle mani degli extracomunitari che hanno stravolto il volto e la tradizione secolare delle gloriose botteghe fiorentine.
Oramai è un proliferare continuo di negozietti privi di identità, di gusto e di bellezza che vendono tutti indistintamente l’identica merce alla rinfusa.
Giubbotti in pelle cinese e borsette costruite chissà dove all’interno di negozi che sembrano casbah dove non entra mai nessuno.
Asiamarket che vendono bottiglie e lattine di birra poi abbandonate nelle piazze, nei vicoli e nelle rinomate strade del centro storico di quella che è la capitale della bellezza planetaria. Bugicattoli di quattro, cinque metri privi di aria e di finestre.
Ben venga la sentenza del Tart toscano che riconosce legittima l’imposizione di una superficie minima dell’esercizio e di un servizio igienico, con l’intento di evitare l’assembramento esterno oltre che di salvaguardare il decoro urbano.
Un’invasione afroasiatica che invoglia i residenti italiani ad abbandonare il centro storico oramai, specie in alcuni rioni, in mano agli extracomunitari.
Con i nuovi regolamenti dovrebbe avvenire la svolta. Dovrebbe. Il primo cittadino ha voluto rimarcare che “In sostanza tutti i minimarket e asiamarket che vendono superalcolici, e che sono aumentati negli ultimi anni si dovranno adeguare alle regole da noi fissate nel 2016. Ovvero 40 metri quadri e l’obbligo di avere una toilette”.
Regolamento che a Palazzo Vecchio è stato etichettato come Regolamento Unesco.
Che la goccia avesse superato il limite di sopportazione lo si era registrato già da novembre 2018 allorquando si riunirono all’hotel Baglioni una quarantina di imprenditori e stilarono un documento programmatico “per restituire alla città e al suo centro storico il prestigio che merita”.
Tra i firmatari del Patto per Firenze i titolari di brand famosi quali Gucci, Ferragamo, Stefano Ricci, Tod’s, Firenze Gioielli, Paszkowsky e poi Dreoni, Kome, Tiffany, Torrini, i ristoranti Sabatini e Buca Lapi e altri ancora. Nel programma è ben specificayo l’obiettivo che è quello di far tornare la città ad “essere accogliente e a misura d’uomo, attenta ia valori della bellezza, della socialità e della qualità”.
Nel Patto si legge ancora: “Non è più tollerabile che le nostre attività siano prese di mira dalla criminalità e che i nostri clienti siano oggetto continuo di furti, di atti vandalici e intimidatori, senza che le nostre denunce riescano a sortire alcun effetto. In una città dove tutti i giorni, alla stessa ora, negli stessi luoghi, le stesse persone compiono gli stessi reati”.
La città sta attraversando una fase critica che rischia di progredire e divenire pericolosa. Dopo aver concesso ospitalità e soggiorno a chiunque ne avesse voglia negli ultimissimi anni, oggi i politici si accorgono di aver perso la barra del timone e che il buonismo ha generato caos, vagabondaggio e delinquenza.
Il grido di dolore si leva ovunque, nel centro storico e al di fuori delle mura rinascimentali. Gli imprenditori e i residenti potranno avere un futuro solo se gli amministratori di Palazzo Vecchio riusciranno a mantenere fede a quel carattere di unicità e a quei valori che derivano dall’essere stata culla del Rinascimento.
Il futuro potrà esserci se si riuscirà a sviluppare un piano condiviso di riqualificazione che, con il supporto di amministrazione, forze dell’ordine, gli altri enti locali e la società civile, possa divenire in tempi brevi operativo.
Quanti si sono catapultati su Firenze, trovando spesso sulla loro strada buonisti e cattosinistri pseudo caritatevoli, con l’intento di trasformare la capitale dell’arte, della cultura e della bellezza mondiale in una qasbah o in un ghetto del duty free e dell’anarco commercio, dovranno ricredersi.
L’abusivismo, la contraffazione e la concorrenza sleale dovrebbero essere giunti al capolinea.
Quantomeno è l’auspicio di commercianti, artigiani e partite iva di Firenze e della sua area metropolitana.
Raimondo Adimaro
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