Economia lumaca nessuno peggio di noi in Europa
Nei giorni scorsi l’Istat ha diffuso i dati della stima preliminare sulla crescita del IV trimestre 2017, è un dato provvisorio e per leggere quelli definitivi occorre attendere il primo marzo. L’aumento del 1,4% lascia aperti spiragli ad un moderato ottimismo, parecchio moderato.
L’Istituto di Statistica precisa che nel 2017 il Pil corretto per gli effetti statistici di calendario è comunque aumentato del 1,5% mentre la variazione annua stimata sui dati trimestrali grezzi, invece, è pari a +1.4%, essendoci state nel 2017 due giornate lavorative in meno rispetto al 2016.
Se il dato verrà confermato si tratterà del dato più alto registrato dal 1,7 messo a segno sette anni fa, nel 2010.
L’incremento congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto verificatosi nel comparto dell’agricoltura dovuto a sfavorevoli condizioni climatiche e di un aumento nel settore dell’industria e dei servizi.
Per quel che riguarda la domanda si è avuto un incremento della componente nazionale come pure della componente estera.
Nello stesso periodo il Pil è aumentato in termini congiunturali sia in Francia che negli Stati Uniti dello 0,6% e nella Gran Bretagna dello 0,5%.
In termini tendenziali l’incremento negli Stati Uniti è stato del 2,5% e del 2,4% in Francia a differenza del Regno Unito ove l’aumento è stato dell’1,5%, considerando che gli inglesi stanno ancora scontando l’effetto Brexit.
Nonostante la ripresa abbiamo da recuperare ancora 5,7% se si raffronta il quarto trimestre del 2017 con il primo trimestre 2008, periodo in cui si raggiunse il picco.
Distante dal coro degli osannanti è la valutazione di Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, il quale così si è espresso: “Sebbene abbiamo toccato il record di crescita degli ultimi anni, anche nelò 2017 nessun altro Paese dell’Unione Europea, nostro malgrado, ha registrato un aumento del Pil inferiore al nostro. I dati pubblicati nei giorni scorsi dalla Commissione europea ci delineano una situazione ancora parecchio pesante per l’Italia. Se nel 2016 la sola Grecia ha segnato un incremento del Pil inferiore a quello del nostro Paese, un -0,2 percento contro un +0,9 percento italiano, nel 2017 persino la Grecia ha fatto meglio di noi, noi siamo buon ultimi tra i 27 Paesi dell’Ue. Purtroppo anche nel prossimo biennio 2018-2019 da Bruxelles prevedono che noi proseguiremo ad indossare la maglia nera della crescita del Vecchio Continente a 27. Difatti se per l’anno in corso la ricchezza prodotta dall’Italia dovrebbe attestarsi intorno all’1,5 percento, nel 2019 le previsioni sono quella di compiere passi indietro ed attestarci all’1,2 percento”.
Nel mentre l’Occidente si è rimesso in moto ed ha iniziato e recuperare tutto ciò che si è perso nell’ultimo decennio in Italia si prosegue a penalizzare il mondo della produzione.
Sino a quando la classe politica non si attiverà a ridurre drasticamente tasse e balzelli, ad eliminare i lacci della burocrazia e a riprendere con gli investimenti pubblici, il rilancio del nostro Paese rimarrà sulla carta e nelle intenzioni.
Solo perseguendo questi obiettivi potremo sganciarci dai vagoni di coda della locomotiva europea.
Se i proclami elettorali non si tradurranno in opere, la maglia nera dei peggiori della classe non ce la toglie nessuno.
Niccolò Rejetti
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