Record parlamentare per buonisti e sinistri in cachemire
Come ogni competizione elettorale che si rispetti non appena si chiudono i seggi e si pubblicano le prime proiezioni si affilano le lame per il redde rationem nei confronti degli sconfitti e dei perdenti.
Già alle 00,33 si intravedeva cosa stava per accadere e chi avrebbe urlato per la vittoria e chi sarebbe stato allontanato dalle leve del comando. Il movimento 5 Stelle era accreditato con il 31,8%, la Lega al 15,9%, Fratelli d’Italia al 4,4%. I dati finali si scosteranno di poco. I vincitori morali e materiali, però, alla fine saranno i pentastellati e gli eredi di Umberto Bossi che raggiungeranno alla Camera rispettivamente il 32,60% ed il 17,46%. Percentuali che neppure i più ottimisti avrebbero potuto sottoscrivere.
Naufragio per tutti gli altri a partire dal Pd che in meno di tre anni sperpera un patrimonio di milioni di elettori. Basti pensare che alle europee del 25 maggio 2014 ottenne il 40,81% e 11.203.231 voti. Matteo Renzi, ricevuto l’incarico da Napolitano il 17 febbraio 2014 dopo quattro giorni aveva già formato il nuovo governo, è stato capace di stabilire un record negativo che difficilmente potrà essere eguagliato.
Nella storia nazionale dei partiti di sinistra, detiene la carica di segretario del Pd dal 15 dicembre 2013, nessuno aveva mai sperperato un capitale elettorale così ingente.
Rottamare e promettere è parecchio più semplice che realizzare e tenere fede agli impegni assunti con gli elettori. Dopo aver allontanato dalla direzione e dalla segreteria i vecchi militanti e quanti avevano costituito il Pd, si è circondato di amici fidati che non osavano contraddirlo, una sorta di yes-man.
Nella ristrettissima cerchia si trova l’ex aretina Maria Elena Boschi e neo tirolese, strettamente legata alle vicende della Banca Etruria, che per ottenere una rielezione remunerata è stata dirottata sino al confine austriaco, in quella Bolzano dimora del Sudtiroler Volkspartei, A furia di sfrondare e sfrondare alla fine è rimasto ben poco della vecchia guardia e di quanti lo hanno incoraggiato e sostenuto nei giorni di sole e di splendore.
Per accontentare le lobby europee, le associazioni rosse e bianche dal 2014 al 2017 hanno fatto sbarcare sulle coste meridionali della Penisola oltre 624mila migranti che hanno riempito le tasche di pochissimi amici e compagni dimenticandosi che in Italia vi sono oltre 4.700.000 persone considerate dall’Istat in povertà assoluta, mentre 1.700.000 minorenni sono in condizioni di inferiorità scolastica.
Probabilmente per queste ragioni Marco Minniti, ministro dell’Interno, non è stato eletto ed ha dovuto fare ricorso al ripescaggio per tornare in Parlamento.
La sinistra non avendo argomenti da proporre e consuntivi con cui brindare, ha sbandierato durante tutta la campagna elettorale il fantasma del fascismo e del razzismo. Il fascismo è morto e sepolto da ben oltre 70 anni, il razzismo è un qualcosa di diverso dall’invasione che abbiamo subito da parte di giovanotti palestrati, oziosi e con doppio cellulare, convinti di aver trovato l’eldorado ed il paese dei balocchi.
Al ripescaggio ha dovuto ricorrere anche la sig.ra Boldrini che si è sempre battuta per i diritti dei gommonisti, che al cospetto di sceicchi, arabi e musulmani di ampio portafoglio rapidamente poggiava sul capo veli e straccetti di seta mentre si presentava da Papa Francesco con un paio di sandali probabilmente made in China.
I compagni di Liberi e Uniti, ribattezzati Lontani Esclusi Utopici, nelle intenzioni intendevano scalare il K2, nella realtà sono riusciti ad entrare in Parlamento per pochissimi voti.
Lo stesso Bersani è dovuto ricorrere al ripescaggio per scaldare una poltrona a Montecitorio. Rientra nel grigiore rosso anche Pietro Grasso, più volte accusato dai contabili del Pd di non voler restituire quanto pattuito.
La buona notizia, invece, giunge da Massimo d’Alema il quale ha garantito di ritirarsi a vita privata a seguito della sonora sberla rimediata nel Salento dove a malapena ha raggiunto il 3,90% dei voti. L’auspicio è che tenga fede alla pubblica assicurazione, allieterebbe la stragrande maggioranza degli italiani oramai saturi del suo sarcastico sorriso, della sua sofisticata aria di superiorità e delle sue impavide traversate su scafi a vela da venti e passa metri nei week end.
La sinistra per un quinquennio, pur di favorire poche lobby e pochissimi cattocompagni, ha fatto indossare al nostro Paese uno zerbino vergognoso del quale non se ne avverte il bisogno e la necessità. Ha consentito a Berlino, a Parigi e a Bruxelles di bistrattare la Penisola quasi fosse una cenerentola orfana e minorata.
Non ultimo lo schiaffo di destinare la sede dell’Ema, Agenzia Europea del Farmaco, ad Amsterdam e non a Milano, tramite un ballottaggio con la monetina, quasi si trattasse di pagare un bicchiere di birra in qualche bistrot o gasthaus. Angela Merkel ed Emmanuel Macron hanno deciso e concretizzato in totale assenza di rappresentanza governativa italiana. Quanto frau Merkel rispetti la classe politica capitolina lo testimonia l’episodio offensivo del rapido viaggio andata e ritorno Roma-Berlino di Paolo Gentiloni senza essere ricevuto dalla bionda teutonica.
I signorotti di Bruxelles temono che il vento possa cambiare e che lo zerbino italiano venga depositato in qualche discarica, sono turbati dal fatto che il centrodestra ed i pentastellati possano rifiutare le briciole e le elemosine come è sempre accaduto nell’ultimo quinquennio.
Se il Movimento 5 Stelle è stato il partito più suffragato, il centrodestra ha ottenuto il 37% per cui è la coalizione maggiormente votata.
Nelle prossime ore si comprenderanno le intenzioni del Presidente Mattarella, a chi affiderà l’oncarico di formare il governo: al partito o alla coalizione con maggiori consensi?
Bruno Galante
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