L’Italia del dopoguerra riparte anche con la cultura
Dal 16 marzo al 22 luglio 2018 si tiene a Palazzo Strozzi la mostra Nascita di una Nazione. Tra Guttuso, Fontana e Schifano: uno straordinario viaggio tra arte, politica e società nell’Italia tra gli anni Cinquanta e il periodo della contestazione attraverso ottanta opere di artisti come Renato Guttuso, Lucio Fontana, Alberto Burri, Emilio Vedova, Enrico Castellani, Piero Manzoni, Mario Schifano, Mario Merz e Michelangelo Pistoletto.
L’esposizione, a cura di Luca Massimo Barbero, vede per la prima volta riunite assieme opere emblematiche del fermento culturale italiano tra gli anni Cinquanta e la fine dei Sessanta: un itinerario artistico che parte dal trionfo dell’Arte Informale per arrivare alle sperimentazioni su immagini, gesti e figure della Pop Art in giustapposizione con le esperienze della pittura monocroma fino ai nuovi linguaggi dell’Arte Povera e dell’Arte Concettuale.
La mostra racconta la nascita del senso di Nazione attraverso gli occhi e le pratiche di artisti che, con le loro sperimentazioni, da un lato fanno arte di militanza e impegno politico, dall’altra reinventano i concetti di identità, appartenenza e collettività collegandosi alle contraddizioni della storia d’Italia negli anni successivi al cupo periodo del fascismo e della guerra. Sono questi gli anni del cosiddetto “miracolo economico”, momento di trasformazione profonda della società italiana fino alla fatidica data del 1968, di cui nel 2018 ricorre il cinquantesimo anniversario. È in questo ventennio che prende forma una nuova idea di arte, proiettata nella contemporaneità attraverso una straordinaria vitalità di linguaggi, materie e forme che si alimentano di segni e figure della cronaca.
Come in una sorta di “macchina del tempo” costruita per immagini, con un originale taglio curatoriale, l’esposizione narra il periodo più fertile dell’arte italiana della seconda metà del Novecento, che oggi è riconosciuto come contributo fondamentale per l’arte contemporanea, ripercorrendo alcuni temi identitari di un Paese in cui l’arte viene concepita sia come forza innovatrice sia come strumento di approfondimento di un più ampio contesto culturale.
L’esposizione si apre con un ambiente immersivo costituito da quattro videoproiezioni correlate in sincrono che ricostruiscono una breve storia visiva d’Italia dall’Unità al 1968, tra arte, cinema, moda, cronaca, politica e società. Queste immagini sono poste in un contraddittorio dialogo con La battaglia di Ponte dell’Ammiraglio ( 1951 – 1955 ) di Renato Guttuso, figura chiave dell’ortodossia politica dominante del neorealismo propagandistico e non a caso unica testimonianza in mostra di un esasperato attaccamento all’arte politica di quegli anni, in netta opposizione con le altre esperienze di quel periodo: la tela, infatti, fu realizzata per l’ Istituto di Studi Comunisti Palmiro Togliatti delle Frattocchie. Immediatamente contrapposte sono le poetiche delle nuove avanguardie rappresentate dall’astrazione antirealista di Giulio Turcato con un’opera fondamentale come Il comizio (1950) e da due opere del decennio successivo, il provocatorio collage su stoffa Generale incitante alla battaglia (1961) di Enrico Baj e il décollage sul volto di Benito Mussolini L’ultimo re dei re (1961) di Mimmo Rotella, che costituisce una anticipazione dello scontro politico generazionale della fine degli anni Sessanta.
La mostra prosegue con un approfondimento sulla continuità dell’ Arte Informale tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Alcune opere declinano con forza il tema dell’esistenzialismo, come la grande tela Scontro di situazioni ’59-II-I (1959) di Emilio Vedova e il raro e lacerante metallo Concetto Spaziale, New York 10 (1962) di Lucio Fontana; altre testimoniano la radicale sperimentazione sulla materia come elememto esistenziale che si ritrova nelle azioni di Alberto Burri su juta, tela o addirittura sul legno bruciato, nelle tormentate terrecotte di Leoncillo, nei rifiuti meccanici di Ettore Colla. La sala successiva, in un confronto tra opposti, è dominata dal colore bianco e dedicata all’azzeramento e alla monocromia: a lavori come Superficie lunare (1968) di Giulio Turcato e il monumentale capolavoro Superficie bianca (1968) di Enrico Castellani, si affiancano le composizioni con bende di Salvatore Scarpitta, le tele estroflesse di Agostino Bonalumi e la straordinaria serie Achrome di Piero Manzoni che ha inaugurato in modo dirompente le esperienze artistiche degli anni ’60. Parallelamente emergono come protagonisti Jannis Kounellis e Pino Pascali che arrivano a rigenerare il linguaggio artistico con elementi naturali e figurazioni primordiali. Al rigore neo concettuale fanno da controcanto le visioni figurative lenticolari di Domenico Gnoli e la nuova figurazione di Tano Festa, Sergio Lombardo, Renato Mambor e Giosetta Fioroni i cui lavori introducono il visitatore a una sala dedicata alla rappresentazione della bandiera come simbolo. Corteo (1968) tra le più emblematiche e meno note opere di Franco Angeli, dialoga con Compagni compagni (1968) di Mario Schifano – riferimento della nuova pittura italiana e forse uno dei suoi più grandi interpreti. La sala successiva è dedicata alle opere germinali di artisti quali Giulio Paolini, Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Mario Merz: autori che costruiranno un altro momento fondamentale dell’arte italiana, internazionalmente noto come Arte Povera. In questo contesto, l’italia (1968) di Luciano Fabro domina l’ambiente, trasformando il concetto di nazione e sovvertendone i significati. La rassegna continua all’interno dell’installazione Eco (1964-1974) di Alberto Biasi, lavoro interattivo e immersivo realizzato per celebrare il decennale dalla dissoluzione del Gruppo N e la conclusione delle esperienze cinetiche e programmate. La fine del percorso vede un “cortocircuito” tra l’iconicità della Mappa (1971-1973) di Alighiero Boetti e Tentativo di volo (1970) di Gino De Dominicis, che diventano l’eco e l’introduzione a un’Italia che parla un linguaggio internazionale e che mira a divenire un punto di riferimento anche al di fuori dei suoi confini. Rovesciare i propri occhi (1970) di Giuseppe Penone chiude la mostra in modo emblematico, rappresentando una nazione che guarda a se stessa e alla sua storia mentre entra in un periodo di forte polemica che diventerà anche lotta armata.
La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi con il sostegno di Comune di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Associazione Partners Palazzo Strozzi, Regione Toscana. Con il contributo di Fondazione CR Firenze, main sponsor Banca CR Firenze Intesa Sanpaolo.
Ogni mostra di Palazzo Strozzi è un laboratorio in cui sperimentare nuove modalità per rapportarsi all’arte mettendo al centro l’esperienza di ogni singolo visitatore, dai giovani agli adulti, dalle famiglie alle scuole. Ognuno può trovare il proprio modo di vivere e approfondire la mostra Nascita di una Nazione.
Audioguide per adulti e per bambini progettate espressamente per la visita della mostra e per un maggiore coinvolgimento nelle tematiche esposte. Due schermi nel corridoio di ingresso alla mostra consentono di esplorare e approfondire aspetti e temi dell’esposizione attraverso contenuti visivi e testuali. Al fine di esaltare la fondamentale rete di collaborazioni con musei e istituzioni del territorio, Palazzo Strozzi propone il FUORIMOSTRA di Nascita di una Nazione: un itinerario tra luoghi di Firenze e della Toscana che si pone l’obiettivo di valorizzare mete e beni del territorio, pubblicato in formato digitale e cartaceo.
In occasione della mostra Nascita di una Nazione, la Fondazione Palazzo Strozzi propone un ciclo di conferenze che attraverso il contributo di importanti studiosi permette di approfondire i contenuti della mostra: nove speciali incontri dentro luoghi – anche inusuali – legati al periodo 1948 – 1968 a Firenze e in Toscana, per vivere e comprendere un periodo vivacissimo della storia italiana. Tutti gli incontri sono a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili. Inoltre un ciclo dedicato a grandi autori della storia del cinema italiano come Luchino Visconti, Elio Petri, Michelangelo Antonioni e Pierapolo Pasolini, che attraverso i loro film e il loro sguardo hanno saputo raccontare caratteri, contraddizioni e visioni dell’Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Tutte le proiezioni si tengono presso il Cinema Odeon a Firenze in piazza Strozzi, con ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili.
A più voci un progetto dedicato, per le persone con Alzheimer, ai loro familiari e agli operatori che se ne prendono cura. Il programma si svolge in collaborazione con educatori geriatrici specializzati e offre la possibilità di esprimersi attraverso l’arte. Invitando a fare ricorso all’immaginazione e non alla memoria, alla fantasia e non alle capacità logico-cognitive, si valorizzano le capacità comunicative di ognuno. Sfumature è il progetto che Palazzo Strozzi dedica ai giovani dai 15 ai 20 anni affetti da disturbi dello spettro autistico. Ogni mese viene organizzato un appuntamento condotto da educatori museali ed educatori professionali che accompagneranno i partecipanti a scoprire alcune delle opere in mostra. Inoltre Connessioni è il progetto pensato per rendere accessibili le mostre anche a gruppi di persone con disabilità ( fisica, psichica e cognitiva ). Per informazioni e prenotazioni: edu@palazzostrozzi.org
Info: www.palazzostrozzi.org
Roberto Cantini
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