L’agricoltura bio è in ottima salute e punta all’export
Oramai sono in tanti ad essersi convinti che per il bio non si tratta più di un capriccio, di una tendenza o di una moda passeggera, il biologico in agricoltura è un fenomeno in costante crescita e non mostra segnali di cedimento sia tra i produttori che tra i consumatori.
Nel contempo compie passi da gigante il biodinamico. Entrambe le metodologie si pongono l’identico fine: ottenere prodotti genuini utilizzando il meno possibile residui di pesticidi, additivi chimici e fitofarmaci nel rispetto totale dell’ambiente e dell’ecosistema, un rapporto ottimale tra la natura, il territorio e l’uomo.
Sono praticamente raddoppiate in dieci anni in Italia le aziende agricole biodinamiche che seguono le tecniche codificate nel 1924 da Rudolf Steiner tra fasi lunari, corna di vacca e soluzioni omeopatiche con 400 realtà certificate per un’estensione totale che sfiora i 12mila ettari nel 2017.
Ciò è emerso da un’analisi di Coldiretti in occasione del convegno “Il futuro dell’agricoltura biologica e biodinamica” alla Fortezza da Basso di Firenze nell’ambito di FirenzeBio, la mostra mercato dedicata ai prodotti biologici e biodinamici, sulle nuove tendenze dell’agricoltura italiana sia sul fronte della gestione dei terreni che su quello dei consumatori sempre più attenti a scegliere prodotti legati a un’idea di benessere, sicurezza e sostenibilità.
Le aziende biodinamiche sono presenti in tutti i comparti, dagli ortaggi all’allevamento, dal florovivaismo al vino al quale si dedicano il 20% del settore. La superficie media è di 30 ettari per azienda, ma ci sono realtà anche più grandi che contano centinaia di ettari da nord a sud della Penisola. Comprese quelle non ancora certificate ma che seguono i principi dell’agricoltura biodinamica in Italia si stimano 4.500 aziende per un mercato che raggiunge i 200 milioni di euro di fatturato con esportazioni in Giappone, negli Usa e nei Paesi scandinavi.
La crescita è determinata dalla sensibilità ecologica che si sta diffondendo tra i cittadini come dimostra il fatto che 6 italiani su 10 nel 2017, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, hanno acquistato almeno qualche volta prodotti bio, segno di una maggiore attenzione all’impatto ambientale dei propri comportamenti.
La biodinamica rappresenta una interpretazione delle produzioni agricole centrata sulla sostenibilità dei terreni nell’ambito di un più generale equilibrio del mondo naturale, ma è anche un investimento dal punto di vista ambientale ed economico visto che la resa per ettaro può raggiungere i 10mila euro di valore.
Gli obiettivi della biodinamica sono infatti mantenere la terra fertile, conservare in buona salute le piante, accrescere la qualità dei prodotti e usare concimi del tutto naturali escludendo sostanze di sintesi artificiali ed ad esempio vietando l’uso del rame su colture, seminativi, orti e pascoli.
Fra le pratiche codificate nella biodinamica c’è il “sovescio”, cioè l’interramento di particolari piante a scopo fertilizzante e la rotazione delle colture. Ma è previsto anche l’uso sul terreno di “preparati biodinamici” ottenuti da letame bovino, polvere di quarzo, sostanze vegetali che maturano in parti animali come la vescica di cervo, le corna di vacca o il suo intestino o il cranio di bue.
Questi oggetti devono essere trattati, sepolti e poi disseppelliti con un preciso calendario legato anche alle fasi lunari.
I preparati da spargere su piante e terreni sono 3: il “cornosilice” a base di quarzo macinato da spargere sulle piante, il “cornoletame” a base di letame bovino e il “Fladen” da spargere nel terreno. Nei primi due casi il contenitore che serve alla loro preparazione è un corno di mucca svuotato e riempito con quarzo o letame e sotterrato per sei mesi. Trascorso questo periodo il preparato può essere conservato per diverso tempo.
Il cornosilice viene spruzzato sulle piante per stimolare la fruttificazione e i processi legati alla fotosintesi e alla luce. Il cornoletame viene spruzzato sul suolo per aumentarne il contenuto in humus, agendo di conseguenza sullo sviluppo radicale e sulla nutrizione della pianta. Il Fladen si ottiene mischiando il letame fresco per un’ora con “farina” di roccia e gusci d’uovo, e lasciato “maturare/trasformare” sotto terra per un certo periodo: spruzzato nel terreno punta a migliorare la struttura e la fertilità del terreno.
Per il concime naturale e tecniche biodinamiche prevedono la maturazione del letame bovino in appositi “cumuli” con l’inserimento di sei diversi speciali preparati che attivano la maturazione spontanea del compost e facilitano la decomposizione naturale di humus e terriccio. Questi preparati vengono ottenuti a partire da erbe officinali (Achillea millefolium, Matricaria chamomilla, Urtica dioica, Quercus robur, Taraxacum officinalis, Valeriana officinalis) fatte macerare in condizioni ambientali particolari e impiegando come contenitori parti di animali.
L’agricoltura biodinamica ha estimatori e produttori in ogni continente del pianeta con una stima di quasi 2 milioni di ettari coltivati anche se la maggiore diffusione si registra in Europa ed in particolare in Germania dove si realizza oltre 1/3 della produzione a livello internazionale.
Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, è uno dei più convinti sostenitori della bio agricoltura ed ha voluto testimoniarlo in occasione di FirenzeBio: “Esiste nel mondo una domanda di sostenibilità alla quale le imprese agricole italiane possono dare una risposta e l’Italia, che già ricopre un ruolo da leader nel biologico, cresce da protagonista anche nel biodinamico, un comparto che sta diventando sempre più apprezzato e importante in tutto il mondo”.
la Redazione
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