Serve il governo per le decisioni della prossima Pac
Sempre più spesso in agricoltura si sente parlare di Pac in ambito agricolo.
Di cosa si tratta?
La Politica Agricola Comune è l’insieme delle norme dell’Unione europee indirizzate allo sviluppo di un settore agricolo uniforme in tutto il territorio continentale.
La Pac impegna il 34 percento del bilancio comunitario e l’obiettivo è quello di assicurare agli agricoltori un tenore di vita adeguato e garantire ai consumatori la costante disponibilità di prodotti alimentari sicuri e a prezzi accessibili, altro obiettivo fondamentale è quello di far rimanere sul mercato solo quelle aziende competitive.
Compare la prima volta nel 1962 e da allora ha subito numerosi cambiamenti e prosegue tuttora.
L’ultima riforma risale al 2013 e si è riferita al periodo 2014-2020 con tre priorità basilari: produzione alimentare efficiente; gestione sostenibile delle risorse naturali e sviluppo equilibrato delle zone rurali nell’insieme dell’Ue.
Il prossimo 2 maggio a Bruxelles devono decidere le nuove strategie ed i nuovi obiettivi per il periodo 2020-2027.
Mancano un paio di settimane ed il nostro Paese è ancora privo di governo nonostante sia trascorso un mese e mezzo dalle consultazioni elettorali.
Già godiamo di scarsissima considerazione quando un nostro rappresentante si presenta da quelle parti ed il caso Ema, European Medicines Agency, la cui sede era a Londra e con l’uscita degli inglesi dall’Eu andava cercata un’altra sede.
Tra Milano e Amsterdam naturalmente scelsero la capitale olandese nonostante ancora non vi sia una sede pronta e che dovrebbe essere ancora costruita.
Si fosse trattato di Berlino o Francoforte come pure di Parigi o Marsiglia di certo tedeschi e francesi si sarebbero fatti rispettare e avrebbero incamerato anche l’Ema.
Le perplessità sono state esternate da Simona Caselli, assessore regionale dell’Emilia e Romagna, a chiusura di un convegno tenutosi a Ravenna venerdì 13 aprile presso la cooperativa Agrisfera: “Il 2 maggio l’Ue deciderà sulle Pac e noi italiani non ci siamo ed è per questo che invito tutte
le istituzioni, gli enti, le associazioni e le organizzazioni a far sentire la nostra voce per colmare questo tremendo vuoto che rischia di penalizzarci ulteriormente in un momento critico come questo. A Bruxelles si deciderà il futuro di milioni di agricoltori e noi italiani siamo senza un rappresentante governativo. La situazione è drammatica. Noi come Regione ci stiamo muovendo non in solitaria ma come rete di Regioni che comunque si sentono sole. Sappiamo bene che Paolo De Castro è in prima linea per tutelarci, ma non è un rappresentante del governo italiano”.
Dopo il tremendo inverno che ha procurato ingenti danni e messo all’angolo diverse aziende agricole ora si prospetta un altro danno dovuto all’incapacità dei nuovi eletti di costituire un governo necessario per agganciarci alla ripresa in atto.
Simona Caselli ha voluto esprimere il suo pensiero sui risvolti che potrebbero sorgere e penalizzarci.
“Siamo preoccupati per la prossima Pac, perché si rischia una decurtazione dei fondi per un 15 o addirittura un 30 percento in meno. Qualora malauguratamente si giungesse al 30 percento ci troveremmo9 di fronte ad una vera e propria catastrofe, anche se con il taglio del 15 percento la botta sarebbe difficile da assorbire. Nel dettaglio, al bilancio Ue mancano qualcosa come 25 miliardi di euro, 12 dovuti all’effetto Brexit e 13 a causa di sopraggiunte politiche comunitarie. La mia preoccupazione è che a Bruxelles decidano di stornare parte di questi 25 miliardi di euro dal budget destinato all’agricoltura”.
Una delle soluzioni potrebbe essere quella che ogni Stato membro aumentasse la quota di Pil da destinare allo scopo, passando in tal maniera dall’1 per cento all’1,1 percento.
La Germania ha già espresso la propria disponibilità ad accettare l’incremento, ma è quasi un caso isolato visto che altre nazioni hanno già comunicato il parere negativo.
Cono giorni densi di nuvole non solo perché l’Italia ancora non è riuscita a darsi un governo, ma soprattutto perché il precedente ministro, Maurizio Martina, ha deciso di abbandonare la barca in difficoltà per dedicarsi anima e corpo al proprio partito, il Pd, alle prese con una crisi che pare di difficile soluzione.
Guglielmo d’Agulto
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