Aumenta l’aspettativa di vita e si muore meno per tumore
La qualità della vita e una corretta alimentazione producono come effetto il prolungamento della vita stessa. Negli ultimi decenni sono stati compiuti passi da gigante ed altri se ne possono ancora compiere migliorando la nostra giornata. Anche in questo caso appaiono evidenti le differenze geografiche.
Nel nostro Paese aumenta l’aspettativa di vita e si muore parecchio meno per tumori e malattie croniche. Ma non al Sud, per cui si riconfermano le differenze, in termini di salute, prevenzione e servizi, fra l’Italia settentrionale e quella meridionale.
Questa la situazione che emerge del rapporto Osservasalute 2017, che quest’anno mette in luce punti di forza e criticità della salute dei connazionali e del Servizio sanitario nazionale.
Il rapporto è stato realizzato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane e coordinato da Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità e da Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio.
Questi sono i dati più rilevanti.
La mortalità precoce per tumori e malattie croniche quali diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie, è diminuita del 20% in 12 anni: calano i decessi nell’età compresa fra i 30 e i 69 anni, scendendo da 290 casi su 10mila a 230 su 10mila.
E in Europa, rispetto alla longevità l’Italia è seconda soltanto rispetto alla Svezia, ed è una delle rarissime volte in cui il nostro Paese non occupa le ultime posizioni nelle graduatorie continentali.
Un dato che fa ben sperare nel vero senso della parola: la speranza di vita alla nascita di un italiano è in media (considerando tutto il territorio) pari a 80,6 anni per gli uomini e 84,9 anni per le donne, anche se gli uomini stanno recuperando lo svantaggio che potrebbe essere ulteriormente ridotto in un futuro non troppo remoto.
Nella provincia autonoma di Trento si registra l’aspettativa di vita più alta (81,6 anni per gli uomini e 86,3 per le donne). Segno che l’ambiente salubre delle montagne genera benessere fisico.
Ma non è per tutti così: la Campania è fanalino di coda e risulta distaccata rispetto alle altre regioni con un dato di 78,9 anni per gli uomini e 81,3 per le donne: in media, chi abita in Campania vive 6 anni in meno rispetto agli svedesi, i primi della classifica europea.
Nel territorio campano, la mortalità precoce risulta più alta del 22% rispetto alla media italiana e del 14% rispetto alle altre regioni meridionali (un’eccezione positiva è invece rappresentata dalla Basilicata).
Anche in Sicilia, Sardegna e Lazio i dati della speranza di vita sono più bassi della media nazionale, mentre, al contrario, le regioni più virtuose – oltre alla provincia autonoma di Trento – sono risultate Umbria, Emilia Romagna e Veneto.
Il rapporto Osservasalute, dunque, riporta ancora una volta in primo piano il divario fra Nord e Sud.
Questo il parere di Walter Ricciardi:
“È evidente il fallimento del Servizio Sanitario Nazionale anche nella sua ultima versione federalista, nel ridurre le differenze di spesa e della performance fra le regioni. Rimane aperto e sempre più urgente il dibattito sul ‘segno’ di tali differenze. Si tratta di differenze inique perché non ‘naturali’, ma frutto di scelte politiche e gestionali”.
La riduzione della mortalità generale è dovuta sia all’adozione di particolari comportamenti legati allo stile di vita, come la maggiore attenzione all’attività fisica e alla prevenzione, anche se occorre sottolineare che aumenta il numero degli obesi, e dunque le abitudini alimentari mediamente non sono migliorate eccessivamente – sia al miglioramento della performance del Servizio sanitario nazionale, come rivela Osservasalute, nelle regioni che si sono attivate per promuovere la prevenzione e corretti stili di vita.
Diminuiscono, infatti, i fumatori di sesso maschile, con una riduzione del tumore del polmone nell’uomo, e aumentano gli screening preventivi fra le donne, con calo del tumore della cervice uterina del 4,1% ogni anno.
Ma vi sono ancora delle ombre: il tumore polmonare nelle donne, che è ancora in aumento, confrontando i dati del 2005 e quelli del 2015.
Anche in questo caso “la mortalità prevenibile è drammaticamente più elevata nelle regioni meridionali”, si legge nel rapporto del 2017.
Successivamente si legge: “La Campania e la Calabria, sono le regioni che nel quadro complessivo delineato dagli indicatori selezionati mostrano il profilo peggiore”.
Un altro aspetto di interesse riguarda l’impatto dell’aumento dell’aspettativa di vita sulla salute dell’individuo: se si considera la speranza di vita senza limitazioni fisiche, in Europa l’Italia scende dal secondo posto al quindicesimo: ci sono sempre più anziani, in particolare over 75, che non riescono a svolgere semplici compiti quotidiani come preparare il pasto o telefonare (+4,6% dal 2015 al 2016 secondo i dati Eurostat).
Insieme alla longevità, infatti, aumentano le malattie croniche, fra cui in particolare ipertensione, diabete, artrite e artrosi, con multi-cronicità per il paziente.
Claudia Treves
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