Marica Branchesi e Giuliano Testa tra i top 100 di Time
Nel 2017 la rivista americana Time Magazine aveva incluso Alessandro Michele, romano classe 1972 e direttore creativo di Gucci, tra i 100 personaggi più influenti del pianeta, nella graduatoria del 2018 il numero è raddoppiato e non siamo più nel Made in Italy.
Quest’anno la palma è toccata all’astrofisica Marica Branchesi, urbinate classe 1977, e al chirurgo Giuliano Testa, padovano classe 1963.
Marica Branchesi già lo scorso anno era stata inclusa tra i 10 personaggi scientifici più influenti al mondo dalla rivista scientifica inglese Nature, tra le più importanti a livello internazionale, per il ruolo ricoperto nella scoperta dei primi segnali di onde gravitazionali originate dalla collisione di due stelle di neutroni.
La Branchesi è professore associato del GSSI, Gran Sasso Science Institute, e dell’INFN, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, in qualità di membro della collaborazione LIGO/VIRGO ha avuto il compito di coordinare la comunità scientifica delle onde gravitazionali e quella degli osservatori di radiazione elettromagnetica in occasione della storica osservazione della fusione di due stelle di neutroni.
Si è trattato dell’evento che ha dato il via ad un nuovo metodo di studiare l’universo, ed ha aperto l’era dell’astronomia multimessaggero.
Studio che ha permesso di ottenere lo straordinario risultato scientifico sulla prima osservazione del cataclisma astrofisico attraverso lo studio di diversi messaggeri cosmici: onde gravitazionali e fotoni, si è potuto, così, pervenire alla prima osservazione del cataclisma astrofisico attraverso lo studio di diversi messaggeri fisici quali le onde gravitazionali e i fotoni.
Come astrofisica lavora all’interno della collaborazione scientifica internazionale sin dal 2009.
Marica Branchesi ha commentato il riconoscimento restando con i piedi per terra.
“Sono parecchio emozionata, ovviamente, poiché è un riconoscimento del tutto inaspettato. Dalle scoperte rivoluzionarie ottenute osservando le onde gravitazionali ai riconoscimenti internazionali delle ultime settimane, è un continuo susseguirsi di enormi emozioni per me. Mi ritengo estremamente onorata dal fatto che, grazie all’essere stata inclusa in questa graduatoria compilata da una testata prestigiosa statunitense, qual’è il Time, il nostro Paese e tutta la comunità della ricerca scientifica siano stati premiati e riconosciuti”.
Gli editori del settimanale americano ci tengono a precisare che “Time è una lista degli uomini e delle donne più influenti del pianeta, non di quelli più potenti, seppure non si tratta di due termini e significati che non si escludono a vicenda. Difatti il potere è una dato di fatto concreto e visibile, l’influenza è qualcosa di meno appariscente e più sottile.
La scienziata a livello internazionale è, oramai, divenuta una star non solo nel suo ambiente per quel segnale intercettato che muterà il modo di concepire l’Universo, per quelle increspature dello spazio-tempo previste da Albert Einstein ma poi rimaste un enigma per quasi un secolo. Sposata con Jan Harms, fisico tedesco esperto di onde gravitazionali, hanno due figli in tenera età: Diego, tre anni, e Damian, un anno e mezzo.
Applausi ed encomi da tutto il mondo tranne che dall’Italia.
“In effetti è tanto strano ed anomalo. Nel nostro Paese vi sono ricercatori bravissimi, delle eccellenze planetarie. Io non rappresento solo me stessa, ma tutto il gruppo di lavoro che vi è dietro lo studio delle ricerche gravitazionali. Si tratta di una comunità eccezionale che lavora in silenzio e che nessuno vede. L’Italia deve conoscere il valore internazionale dei suoi scienziati, non solo di quelli che si occupano di astronomia e fisica. Purtroppo non sa riconoscerli”.
Vi sono tantissimi giovani che sognano di divenire scienziati.
“Il consiglio è quello di lavorare sodo, di essere onesti e corretti, di sapere che i sogni si possono realizzare. È indispensabile tanto entusiasmo. Ho sempre parlato ai colleghi pur sapendo che hanno approcci differenti, gli astronomi sono abitati a lavorare in piccoli gruppi a differenza dei fisici che tendono a creare collaborazioni enormi e privilegiano gli aspetti teorici”.
Insieme a Marisa Branchesi alla premiazione che avverrà al Lincoln Center di Manhattan ci andrà anche Giuliano Testa.
Giuliano Testa, laureato a Padova alla pari di tante altre menti eccelse non trovando spazio nel nostro Paese è “costretto” a sorvolare l’Atlantico per far prevalere le sue qualità professionali senza sottomettersi alla regole e consuetudini vigenti nella pubblica amministrazione peninsulare. Sono tante le menti eccelse giovani e meno giovani che preferiscono trasferirsi oltreconfine per realizzarsi professionalmente e per sfuggire alle pastoie burocratiche, alle lobby e alle numerose baronie.
Giuliano Testa è chirurgo trapiantista del Baylor University Medical Center di Dallas, ha guidato il gruppo medico che ha eseguito i primi trapianti di utero negli Stati Uniti.
Non sono stati i colleghi o altri studiosi a scrivere la lettera di presentazione di Time, lo ha fatto la donna che grazie al suo intervento operatorio a novembre scorso ha potuto mettere al mondo un bambino.
“Quando ero adolescente, mi è stato detto che non sarei mai stata in grado di partorire. Era stata diagnosticata la sindrome di Mayer-Rokitansky-Küster-Hauser, o MRKH, il che significa che sono nata senza utero. Poi, nel 2016, ho incontrato il chirurgo Giuliano Testa, esperto di trapianti di reni e fegato presso il Baylor University Medical Center. Lui aveva riunito un team di esperti per una sperimentazione clinica innovativa, e io ero una delle dieci donne selezionate per partecipare. Alcuni mesi dopo, avevo un utero trapiantato e funzionante, il primo negli Stati Uniti. L’operazione non è stata facile. Ma durante tutto il percorso, il dottor Testa è stato un pilastro di forza e sicurezza. E quella fiducia era contagiosa. Lo scorso novembre, ho partorito un bel bambino in buona salute. Mentre lo stringevo tra le braccia, ho incrociato lo sguardo del dottor Testa. Aveva lavorato così duramente per far sì che ciò accadesse, non solo per me, ma per milioni di famiglie alle quali è stato detto che la maternità attraverso la gravidanza è impossibile. È stato l’onore della mia vita essere una piccola parte del suo miracolo”.
Riccardo Dinoves
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