Cinghiali e caprioli stanno distruggendo le vigne toscane
Il 20 gennaio Luca Sanjust di Teulada è stato eletto presidente di Avito, Associazione Vini Toscana, e la sua prima dichiarazione è stata un’esortazione ai politici regionali: “Obiettivo prioritario della nostra associazione è quello di difendere gli interessi del grande patrimonio toscano e nazionale rappresentato dai tanti vini Dop e Igp della nostra regione. Questo compito sarà svolto in sinergia e collaborazione con le principali organizzazioni professionali, il mondo della cooperazione e con gli interlocutori politici di qualsiasi livello. Nel corso del 2018, vorremmo incentrare la nostra attività sul riuscire finalmente a risolvere l’urgente problematica degli ungulati, sulla gestione delle risorse idriche per i vigneti e su una sempre migliore e comune promozione e valorizzazione dei vini toscani in Europa e nel mondo”.
Come sovente accade i suggerimenti della classe imprenditoriale vengono depositati in fondo all’ultimo cassetto della memoria.
Sono trascorsi oltre quattro mesi e nulla è stato fatto per arginare il problema degli ungulati per cui sono stati costretti ad emettere un comunicato nel quale spiegano le difficoltà esistenti e le preoccupazioni future.
“Le nostre vigne, il nostro lavoro, la nostra eccellenza toscana è data in pasto ai cinghiali e ai caprioli: non abbiamo intenzione di rimanere a guardare. Gli strumenti messi in campo con la legge speciale di obiettivo si sono rivelati inadatti ed inefficaci per ricondurre, con gli abbattimenti programmati, l’attuale sovrannumero di cinghiali e caprioli in particolare nel nostro territorio. Stiamo rischiando di perdere intere annate di produzione: è un prezzo che non siamo più disposti a pagare a causa della mancanza di decisioni e azioni forti da parte degli enti preposti. Non si tratta soltanto di danni alle nostre vigne ma viene di fatto, insieme al raccolto, distrutto anche il nostro lavoro. Se per difendere le nostre colture dovessimo ricorrere soltanto alla realizzazione di ‘fondi chiusi’ dove nessuno può più passeggiare, saremmo i primi a distruggere il paesaggio, quel patrimonio naturale che gli stessi agricoltori hanno fino ad oggi contribuito a preservare e tutelare”.
Il settore del vino in toscana conta 22 mila aziende medio piccole di cui due terzi hanno produzioni DOP si tratta di 60 mila ettari di vigneto. Solo l’associazione dei consorzi Avito rappresenta aziende associate che contano oltre 20mila addetti. La produzione certificata di vini fermi in Toscana rappresenta il 20% del totale export di tutta Italia.
“Questa è un’eccellenza che rivendichiamo e che difendiamo da tutto e da tutti ma contro gli ungulati non abbiamo armi. Siamo a inizio stagione e le viti sono in sviluppo avanzato, e se i giovani tralci vengono mangiati dai caprioli si perderà la produzione dell’anno, mentre se l’attacco viene sulle giovani viti si rischia che queste non raggiungeranno mai la maturità produttiva con danni ingentissimi che vanificano gli investimenti fatti . I danni degli ungulati si estendono poi anche agli oliveti e alle altre colture. E non solo, anche i boschi vengono profondamente danneggiati”.
La presenza questi animali sul territorio toscano ha superato il limite di sostenibilità per il comparto agricolo e vitivinicolo. Ma il pericolo non riguarda solo i viticoltori, tocca da vicino anche la sicurezza sociale è sufficiente controllare il numero degli incidenti stradali provocati da cinghiali e caprioli. Paure e pericoli che interessano gli agriturismi e i loro ospiti, imbattersi in una madre di cinghiali con i suoi cinghialetti può significare una violenta aggressione. Devono essere gli enti pubblici preposti ad adottare provvedimenti capaci di ridurre la presenza di questi animali nel territorio e riportare il numero ad un livello accettabile e sostenibile con totale assenza nelle aree coltivate.
Questo è il manifesto diffuso da Avito.
1 – La Toscana è figlia del lavoro dell’uomo che l’ha, nei secoli, trasformata e resa un inestimabile patrimonio dell’umanità. 2 – In questo enorme tesoro di valori e bellezze brillano le nostre vigne e i nostri vini che rappresentano una vera eccellenza toscana nel mondo. 3- Se vogliamo continuare a beneficiare di questo patrimonio storico, culturale e economico dobbiamo porre al primo posto della politica la salvaguardia dell’equilibrio ambientale che è indispensabile. 4 – Oggi, anche a causa di scelte fintamente ambientaliste quell’equilibrio è stato fatto saltare ponendo a serio rischio una delle principali eccellenze toscane. 5 – Il lavoro con cui per secoli i nostri avi agricoltori hanno disegnato la nostra terra toscana e che noi, oggi, continuiamo a svolgere è ogni giorno preso d’assalto nell’indifferenza di una politica miope se non proprio cieca. 6 – Scelte politiche errate hanno permesso fin qui che il numero di ungulati in Toscana crescesse a dismisura senza controllo e senza un minimo disegno di razionalità fino ad arrivare al punto che oggi il loro numero non è più ambientalmente e economicamente sostenibile. 7- Deve quindi essere superata la legge speciale sugli ungulati dimostrata carente da ogni punto di vista, tanto che, invece di risolvere il problema e tutelare coltivatori e produttori,ha finito per colpirli ancora di più. 8- Il problema della diffusione incontrollata degli ungulati purtroppo non riguarda soltanto noi e le nostre famiglie e aziende. Colpisce tante altre produzioni agricole e sta dissanguando un pezzo importante dell’economia toscana. 9- Il problema riguarda tutti i toscani non solo perché se l’agricoltura va in crisi perderemo migliaia di posti di lavoro, ma anche perché oramai quello degli ungulati è diventato un pericolo per ogni cittadino visto il crescente aumento degli incidenti stradali causati da questi animali incontrollati e incontrollabili. 10 – È con questo obiettivo che consorzi e associazioni hanno deciso di unirsi per risolvere definitivamente il problema ungulati ed è per questo che chiediamo un sostegno a tutti i toscani per far riflettere chi ci governa che oramai il tempo è scaduto e che il momento di intervenire è ora.
Raimondo Adimaro
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