Chi dorme poco rischia e deve recuperare il fine settimana
Da parte di medici, dietologi, nutrizionisti, è un continuo ripetere che per preservare la buona salute è indispensabile una corretta alimentazione. Nella lotta all’obesità e al sovrappeso appare sempre più chiaro che anche un po’ di sana (e apparente) inattività, come quella del dormire, possa aiutare a combattere quella che è ormai considerata l’epidemia della vita moderna: lo stress e la vita convulsa.
Un recente studio pubblicato su Sleep da parte di ricercatori della University of Warwick di Coventry, Gran Bretagna, lo ribadisce. Sono stati messi insieme i risultati provenienti da oltre quaranta studi, ed hanno ribadito che dormire poco aumenti il rischio di obesità, indistintamente nei bambini quanto negli adolescenti. Il nesso causale, sostengono gli scienziati, appare oggi più forte che mai.
I ritmi della vita moderna sono abbastanza elevati, sveglia mattutina di buon’ora, il traffico cittadino per raggiungere il posto di lavoro, i pranzi accelerati, gli orari vincolati della palestra, del parrucchiere, e tanto altro ancora ci indicono a strappare ore al sonno, di sicuro parecchio di meno di quanto necessita il fisico e la salute. I ritmi serrati della settimana si accumulano e peggiorano a ritmi elevati. Si dorme poco, troppo memo di quanto stabilisce una corretta tabella, e per di più si dorme male.
A confortare i velocisti settimanali ci hanno pensato gli studiosi dell’Università di Stoccolma i quali di recente hanno pubblicato sul Journal of Sleep Research l’esito delle loro ricerche. Le ore perse potrebbero essere recuperate nel weekend.
Sino ai 12 mesi i neonati dovrebbero dormire dalle 12 alle 16 ore, il numero delle ore dovrebbe diminuire in età adolescenziale e sino ai 18 anni e stabilizzarsi tra le 8 e le 10 ore, questo è quanto suggerisce la Società italiana di pediatria e la Società italiana di endocrinologia pediatrica, è da tempo considerata una regola essenziale per mantenersi in salute e scongiurare il rischio di obesità e patologie correlate, quali malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2.
Rispetto alle ricerche del passato questo studio di Warwick mette insieme evidenze provenienti da studi prospettici che si sono collezionati negli ultimi anni che non si limitano a raccontare dell’associazione tra obesità e carenza di sonno, quanto piuttosto di come la mancanza di sonno possa precedere l’obesità.
Ciò costituisce una prova aggiuntiva a sostegno della possibile causalità tra carenza di sonno e aumento di peso. Un dato che, racconta oggi lo studio su Sleep, sembra essere confermato per ognuna delle classi di età prese in considerazione.
Secondo gli studi pubblicati le persone adulte che dormono appena 5 ore a notte durante l’arco della settimana presentano un più alto rischio di morte prematura rispetto a coloro che invece ne dormono quantomeno 6 o 7.
La durata del sonno notturno è un fattore molto importante per la longevità, ma dalla ricerca, tuttavia, si evince che gli effetti di dormire poco durante i giorni della settimana potrebbero essere bilanciati con le ore di riposo del fine settimana.
Per comprenderlo meglio il gruppo di ricercatori hanno passato in rassegna i dati provenienti da uno studio svolto in Svezia nel 1997, che ha analizzato per 13 anni salute e stile di vita di circa 43mila persone.
Sono stati presi in considerazione anche fattori come il sesso, l’indice di massa corporea, il fumo, l’alcol, l’attività fisica e la tipologia del lavoro, gli studiosi hanno analizzato l’associazione tra la durata del sonno e la salute, concentrandosi soprattutto sulla relazione tra le ore di sonno durante la settimana lavorativa e quelle durante i giorni liberi.
Dai risultati è emerso che gli under 65 che dormono 5 ore o meno durante tutta la settimana avrebbero un tasso di mortalità più alto del 65% rispetto a quelli che ne dormono almeno 6 o 7 tutti i giorni. Tuttavia, non tutti i partecipanti abituati a fare le ore piccole risentivano di questi effetti: i ricercatori hanno infatti scoperto che chi dorme cinque o meno ore durante i giorni feriali, però recupera il sonno durante il fine settimana riposando 8 – 10 e anche più ore il sabato e la domenica non presenta un maggiore rischio di mortalità precoce.
Anche nel caso del sonno comunque il troppo stroppia: i dati dello studio infatti dimostrerebbero che chi dorme più di otto ore al giorno durante tutti i giorni della settimana ha un tasso di mortalità superiore circa del 25% rispetto a chi dorme diligentemente 6/7 ore ogni notte.
Il legame tra sonno e mortalità inoltre non è emerso nel caso degli over 65. Una circostanza che secondo i ricercatori sarebbe dovuta alla minore necessità di sonno in questa fascia di età.
Lo studio, ammettono gli autori della ricerca, ha alcune limitazioni. Per esempio, non ha monitorato i cambiamenti di sonno nel tempo, poiché le abitudini dei partecipanti sono state registrate solamente per un periodo limitato.
I risultati sono comunque coerenti con quello che sappiamo oggi sul sonno, ha spiegato Stuart Peirson, esperto dell’Università di Oxford che non è coinvolto nella ricerca.
Il sonno è regolato dall’orologio biologico ma anche da quello che viene chiamato processo omeostatico, il che significa che più a lungo si è svegli più si ha bisogno di dormire. Il debito di ore di sonno deve sempre essere recuperato. Non si può bruciare una candela da entrambi i lati. O meglio, si può fare ma non si vivrà a lungo.
Arnaud Daniels
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