A giugno gli italiani verseranno al fisco 53,3 miliardi di euro
Con giugno, il fisco comincia seriamente a presentare il conto ai contribuenti italiani.
Entro il 30, infatti – tra le ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori, la Tasi/Imu, l’Iva, l’Ires, l’Irpef riconducibile alle partite Iva, l’Irap, la Tari e tutta una serie di altre imposte minori – le famiglie, le imprese e i lavoratori autonomi dovranno versare 53,3 miliardi di euro di tasse.
Non solo il salasso tra i peggiori d’Europa ma sopratutto la beffa per le modalità di versamento dei balzelli, con un sistema tributario farraginoso, complesso e contorto.
La complessità e la farraginosità del nostro sistema tributario spesso mette in seria difficoltà perfino gli addetti ai lavori, come i commercialisti, le associazioni di categoria o i Caf.
Figuriamoci gli imprenditori, in particolar modo quelli di piccola dimensione, che nelle prossime settimane saranno costretti a recuperare le risorse economiche per onorare questo impegno in una fase molto delicata in cui le banche continuano a concedere il credito con il contagocce.
È la consueta ghigliottina bancaria che si accanisce con i piccoli artigiani e commercianti, mentre accoglie con gran sorrisi e tappetino rosso taluni grossi industriali e importanti personaggi legati a lobby e massonerie che al momento buono si eclissano, Mps ed Etruria docet.
Un fisco eccessivo come penalizza la crescita e lo sviluppo di tantissime partite Iva.
Servirebbe una tassazione inferiore e più semplice per aiutare l’Amministrazione finanziaria a lavorare meglio ed essere parecchio più efficace.
La selva di leggi, decreti, orpelli e circolari esplicative presenti nel nostro ordinamento tributario, invece, complica la vita a tutti, relegandoci tra il gruppo di paesi meno attrattivi per gli investitori stranieri anche per questo motivo.
I capitali stranieri oramai da diversi anni prediligono quei Paesi ove ricevono agevolazioni e non sberle a pieno giorno.
Dalle analisi dei risultati emersi risulta che in questo mese di giugno l’impegno economico più gravoso lo dovranno sostenere le imprese; tra il pagamento delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori verseranno all’erario 11,4 miliardi di euro.
Con l’abolizione della Tasi sulla prima casa avvenuta nel 2016, quest’anno lo sforzo economico più rilevante per le famiglie italiane sarà il pagamento della prima rata dell’Imu-Tasi sulle seconde/terze case.
Dei 9,8 miliardi di euro di gettito previsti dal pagamento della prima rata di queste due imposte gravanti su tutti gli immobili presenti nel Paese, quelli ascrivibili alle famiglie ammonteranno a circa 5 miliardi di euro.
Per i contribuenti con scadenza mensile (imprese e lavoratori autonomi), il versamento dell’Iva relativo al mese di maggio si attesterà sui 9,4 miliardi di euro.
Ora che dopo quasi tre mesi i neo eletti in Parlamento sono riusciti a raggiungere un accordo per la composizione del governo, devono in tutte le maniere evitare che dal prossimo 1° gennaio l’Iva torni a lievitare.
Non solo perché colpirebbe in particolar modo le famiglie meno abbienti e quelle più numerose ma anche perché il ritocco all’insù delle aliquote avrebbe un effetto recessivo per la nostra economia.
È utile rammentare che il 60 per cento del Pil nazionale è riconducibile ai consumi delle famiglie.
Qualora l’Iva dovesse salire ai livelli record previsti, per le botteghe artigiane e i piccoli commercianti sarebbe una iattura ed una scaricata di cazzotti nello stomaco, visto che la stragrande maggioranza dei rispettivi fatturati è attribuibile alla domanda interna.
Altrettanto oneroso sarà il pagamento del saldo 2017 e dell’acconto 2018 relativo all’Ires (Imposta sui redditi delle società di capitali). Le imprese saranno chiamate a versare 9,1miliardi di euro.
L’Irpef in capo a tutti i lavoratori indipendenti (partite Iva) e agli altri percettori di reddito (da fitti, altri proventi, etc.), peserà per circa 4,3 miliardi.
Il saldo 2017 e l’acconto 2018 dell’Irap, invece, costeranno alle attività produttive 3,2 miliardi.
Sebbene sia stata eliminata la Tasi sull’abitazione principale, a giugno i contribuenti saranno comunque chiamati al versamento della prima rata della Tasi e dell’Imu sui seguenti immobili: seconde case a disposizione, quelle locate, gli immobili strumentali (alberghi, capannoni, negozi, uffici, botteghe artigiane, etc.) e le abitazioni di lusso.
Nei pagamenti che verranno effettuati a giugno non sono stati inclusi i contributi previdenziali.
È bene ricordare che le scadenze del versamento della Tari (tassa rifiuti) sono stabilite dai Comuni che devono prevedere almeno due rate all’anno.
Dall’analisi dei bilanci consolidati dei Comuni elaborati dall’Istat, si è stimato che il gettito complessivo della Tari per l’anno in corso sia di almeno 8,4 miliardi di euro: pertanto, dividendo questo importo per 4, consente di stimare il gettito medio della Tari di ciascuna rata di circa 2,1 miliardi di euro.
Salvarico Malleone
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