Italia all’avanguardia mondiale nella ricerca sul cancro
I tumori costano circa 19 miliardi di euro (18,9) ogni anno nel nostro Paese, le uscite per i farmaci equivalgono a 4,5 miliardi (il 25% del totale) con un incremento annuo di 400 milioni.
Il sistema sanitario italiano finora è riuscito a garantire a tutti i cittadini i farmaci anti-cancro innovativi. Grazie anche al Fondo di 500 milioni di euro destinato a queste terapie fortemente voluto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) nel 2016 e che oggi costituisce una misura strutturale.
“Ma serve più impegno da parte di tutti perché il nostro sistema universalistico continui a rendere possibile a tutti l’accesso alle cure migliori – spiega Stefania Gori, presidente nazionale AIOM -. I clinici con l’applicazione rigorosa dei criteri di appropriatezza prescrittiva, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) premiando la reale innovazione e rendendo disponibili le nuove molecole nel più breve tempo possibile, le Regioni con la realizzazione effettiva delle Reti oncologiche, i pazienti e i cittadini aderendo ai programmi di screening e seguendo stili di vita sani, e l’industria favorendo la ricerca e mettendo a disposizione i farmaci a prezzi equi. È necessario anche uno sforzo di ricerca clinica indipendente, finanziata dalle agenzie nazionali e dai sistemi sanitari, atta a individuare strategie terapeutiche che ottimizzino l’impiego di questi farmaci. Serve quindi un’alleanza fra tutti gli attori coinvolti”.
È l’appello che la società scientifica lancia dal 54° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) che si apre oggi a Chicago con la partecipazione di oltre 39mila oncologi da tutto il mondo.
“La lotta al cancro passa dalla medicina di precisione e dalla sostenibilità dei sistemi sanitari – sostiene Giordano Beretta, presidente eletto AIOM -. I costi associati alle patologie tumorali in Italia sono stati pari a 18,9 miliardi di euro nel 2015, il 57% rappresentato dai costi diretti (per assistenza primaria, ambulatoriale, ospedaliera, pronto soccorso, follow up e farmaci) e il 43% costituito dalle perdite di produttività legate a mortalità, disabilità e pensionamento anticipato. Queste uscite sono destinate ad aumentare, perché il cancro è soprattutto una malattia della terza età. Nel 2017 sono state stimate nel nostro Paese circa 369mila nuove diagnosi di cancro: più del 50%, cioè oltre 184mila casi, riguarda proprio gli anziani. E l’Italia, con una quota di over 65 pari al 22%, è il secondo Paese più vecchio al mondo dopo il Giappone”.
È stato stimato che nei prossimi 15 anni in tutto il mondo verranno diagnosticati più di 21 milioni di nuovi casi di tumore ogni anno.
“È necessaria una strategia unitaria per combattere la malattia che vada dalla prevenzione, alle terapie, alla riabilitazione, all’accompagnamento di fine vita, all’umanizzazione dell’assistenza fino alla ricerca – evidenzia Stefania Gori -. Ed AIOM è da sempre impegnata in progetti in grado di incidere a 360 gradi sull’impatto di questa patologia nel nostro Paese”.
“La nuova frontiera nel trattamento della malattia è la medicina di precisione in oncologia, un concetto che dovrebbe essere applicato in modo ampio a qualsiasi tipo di approccio sistemico nella terapia dei tumori solidi – sottolinea Giordano Beretta -. Queste innovazioni implicano costi rilevanti e impongono con forza il tema della sostenibilità, nell’ambito di un servizio sanitario universalistico come il nostro che offre ogni attività diagnostica e terapia a titolo gratuito. Il Governo italiano nel 2016 ha introdotto, su forte richiesta della nostra società scientifica, uno strumento importante per garantire la sostenibilità, un Fondo di 500 milioni di euro destinato ai farmaci oncologici innovativi. Oggi il Fondo è una misura strutturale e sono 6 le molecole incluse in questo elenco stilato dall’AIFA. Si tratta di uno strumento al momento indispensabile con cui abbiamo garantito l’accesso alle terapie innovative a tutti i pazienti, ma che rappresenta solo la stampella in attesa che, proprio attraverso la medicina di precisione, si ottimizzino scelte e risultati, consentendo maggiori benefici a minor costi per il sistema. Vanno anche eliminate le aree di inappropriatezza, evitando gli esami (in particolare radiologici e strumentali) superati e talvolta inutili”.
I farmaci antineoplastici e immunomodulatori hanno un peso importante all’interno della spesa farmaceutica nazionale, infatti nel 2016 hanno rappresentato la prima categoria terapeutica a maggior spesa pubblica con 4,5 miliardi di euro.
“Questo valore, anche se significativo, equivale solo al 25% dei costi sanitari relativi ai tumori – continua Gori -. Inoltre l’innovazione terapeutica è un investimento perché permette di raggiungere traguardi importantissimi. Se alla fine degli anni ‘70 solo poco più del 30% delle persone colpite riusciva a sconfiggere la malattia e negli anni ‘90 questa percentuale arrivava al 47%, oggi circa 6 persone su dieci sopravvivono al cancro e, quando non si arriva a guarigione, si riesce comunque a trasformare il tumore in una malattia cronica, con cui poter convivere per anni”.
“La prima ‘ondata’ della medicina di precisione in oncologia – conclude Stefania Gori – è stata costituita dalle terapie a bersaglio molecolare che hanno cambiato l’aspettativa di vita in diverse neoplasie solide e in un considerevole numero di quelle ematologiche, ma che hanno anche mostrato limiti in termini di acquisizione di resistenza. Ad esempio nel tumore del polmone questi trattamenti riescono a controllare la malattia per un lungo periodo di tempo, però sono efficaci solo nei pazienti che presentano specifiche mutazioni genetiche: sono una minoranza, pari a circa il 15%, soprattutto non fumatori. Nel caso dell’immunoterapia, che progressivamente ha dimostrato efficacia in diversi tipi di tumori solidi, a partire dal melanoma fino alle neoplasie del rene e del polmone, con importanti prospettive anche in quelle della vescica, del distretto testa collo, del fegato e del colon-retto, dobbiamo invece ancora imparare come individuare i pazienti responsivi al fine di ottimizzare l’impiego dei farmaci, evitando trattamenti non utili nei pazienti che non hanno possibilità di beneficio, evitando in questo modo tossicità e costi inutili ed aumentando ulteriormente il risultato di tali trattamenti”.
Niccolò Rejetti
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