Le ottuse sanzioni alla Russia costano 3 miliardi l’anno
Lo stop delle sanzioni alla Russia vale 3 miliardi di euro di esportazioni Made in Italy all’anno che sono andate perse dopo l’embargo deciso da Putin come ritorsione alle misure attivate dall’Occidente.
È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti che esprime apprezzamento per le dichiarazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sul fatto che l’Italia si farà promotrice “di una revisione del sistema delle sanzioni” nel discorso di fiducia al Senato.
È per questo che in casa Coldiretti si sottolinea come, dopo quasi 4 anni, i cambiamenti del quadro internazionale impongono un tempestivo ripensamento delle sanzioni economiche decise nei confronti della Russia dall’Unione Europea.
Le sanzioni europee a suo tempo hanno scatenato la rappresaglia della Russia che ha risposto con l’embargo totale per una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, provenienti da UE, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con un decreto dell’agosto 2014, più volte rinnovato.
Il risultato è stato che per questi prodotti agroalimentari le spedizioni italiane in Russia sono state completamente azzerate.
Un blocco che è costato caro anche perché al divieto di accesso a questi prodotti – precisa la Coldiretti – si sono aggiunte le tensioni commerciali che hanno ostacolato di fatto le esportazioni anche per i prodotti non colpiti direttamente.
Alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia – continua la Coldiretti – si sommano poi quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy.
Come spesso accade, la guerra e le sue conseguenze seminano distruzione, odio e morte ed uccidono il commercio buono e fanno proliferare quello cattivo: il rischio è che per l’export agroalimentare Made in Italy nel Paese di Putin si possa giungere ad un punto di non ritorno con la perdita definitiva degli spazi commerciali dopo anni di intensa crescita.
Una volta perso lo spazio sugli scaffali sarà difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno superate e l’embargo spero presto eliminato, perché i rapporti commerciali si consolidano e i consumatori russi potrebbero fare scelte patriottiche eliminando il Made in Italy dalle loro tavole.
Una dinamica che il nostro Paese, i cittadini e le imprese non possono sopportare ed accettare.
Contro il proposito di cancellare le sanzioni a Mosca nei giorni scorsi si è espresso il massone e arcimiliardario George Soros. Invitato a partecipare come ospite al Festival dell’Economia di Trento, aveva dichiarato: “Sono preoccupato dalla vicinanza della Lega-M5S alla Russia, bisogna sapere se Salvini è a busta paga di Putin”.
Immediata la replica del leader leghista: “Mai avuto soldi da Mosca”.
Soros occupa una posizione stabile da lustri tra i primi 20 più ricchi del pianeta e da più parti è accusato di aver partecipato a tutti i recenti colpi di stato che si sono verificati nell’ultimo quarto di secolo. Finanzia le immigrazioni clandestine verso l’Europa con l’intento di una destabilizzazione generale che nel caso in cui riuscisse gli gioverebbe non poco.
Di origine magiare, nei giorni scorsi è stato cacciato dall’Ungheria insieme alla sua ong Open Society e le combriccole ad essa collegata.
Nel 2002 la Corte di Cassazione francese lo condannò per insider trading (ossia sfruttò informazioni private per effettuare speculazioni vantaggiose in Borse traendone consistenti benefici economici) al pagamento di 2,2 milioni di euro.
Negli anni ’90 fu l’artefice dei disastrosi crolli monetari in Gran Bretagna e in Italia che causarono svalutazioni monetarie nazionali.
Speculazione contro la lira che portò la lira all’uscita dal Sistema Monetario Europe, SME, la cui riammissione significò la più pesante manovra finanziaria di sempre, 93 miliardi di lire e l’introduzione dell’ICI, oggi IMU, ed il prelievo del 6/1000 sui conti correnti.
L’embargo contro la Russia ha danneggiato in maniera sostanziosa l’agricoltura e la zootecnia italiana, lo stop alle importazioni e la progressiva richiesta di prodotti Made in Italy ha partorito una vera e propria escalation di prodotti taroccati.
Sulle tavole domestiche russe sono arrivate delle pessime imitazioni con nomi italianizzati, tipo “parmesan” che alla media e lunga distanza potrebbe far perdere la fiducia dei consumatori russi nei confronti delle nostre eccellenze elementari. Il nostro prodotto caseario d’eccellenza a Mosca lo chiamano “L’oro dell’Europa” ed è raffigurato con il Colosseo alle spalle.
Guglielmo d’Agulto
Commenti
Le ottuse sanzioni alla Russia costano 3 miliardi l’anno — Nessun commento
HTML tags allowed in your comment: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>