Ci pensano Milena Bertolini e le ragazze a far garrire il tricolore
Dopo le chilometriche letamate tra i responsabili della Figc che hanno guidato l’Italia verso il baratro dell’umiliazione di un’esclusione che ci siamo meritati per incapacità sul campo e dietro le scrivanie, finalmente il tricolore torna a garrire.
Italia quattro volte Campione del Mondo, l’ultima appena 12 anni orsono, deve inchinarsi di fronte a nazioni che al calcio mondiale non hanno donato neppure le briciole.
Dal piccolo schermo nei prossimi giorni ci tocca applaudire Arabia Saudita, Egitto, Marocco, Iran, Costa Rica, Corea del Sud, Panama, Tunisia, Senegal, Giappone, squadre che messe tutte insieme forse riuscirebbero ad allestire una formazione degna di figurare in Serie B.
Ci vorranno mesi, e forse anni, per smaltire la cocente delusione della mancata partecipazione a Russia 2018.
In compenso Milena Bertolini, che da calciatrice e da allenatrice ha vinto campionati, Coppa Italia e Supercoppa, riesce a portare all’Artemio Franchi di Firenze 6.500 spettatori che hanno incitato le ragazze azzurre dal 1’ sino al triplice fischio finale.
Con la secca vittoria per 3-0 sul Portogallo l’Italia si qualifica per i Campionati del Mondo 2019 che si disputeranno in Francia il prossimo anno con una gara d’anticipo.
Roba che dodici mesi fa neppure riuscivamo ad immaginarlo.
Ma a volte sogni e desideri si avverano.
Milena ha carburato la nostra fantasia laddove i suoi autorevoli predecessori, e parliamo di Carolina Morace, di Pietro Ghedin e di tale Antonio Cabrini monumento del calcio azzurro, si erano dovuti accontentare di sedere in panca entro i confini nazionali.
Per trovare qualche frammento di gloria sbiadita occorre riferirsi alla prima edizione ufficiale del Campionato del Mondo di Calcio Femminile 1991 e disputatosi in Cina, vi partecipano 12 nazioni e noi usciamo ai quarti di finale sconfitti dalla Norvegia 3-2.
Al Campionato successivo non superiamo le qualificazioni mentre a quello dopo torniamo a casa già al primo turno. Nel 2003, 2007, 2011 e 2015 di nuovo non ci qualifichiamo.
L’impresa di Milena merita di entrare nella storia del calcio italiano femminile, perché oltre ad aver raggiunto la qualificazione con 90’ di anticipo abbiamo dettato legge dentro e fuori le mura senza fare sconti a nessuno.
Su 7 gare 7 vittorie, 18 gol realizzati e 2 subiti, contro Portogallo, Belgio, Romania e Moldova.
Certo le avversarie non appartengono all’élite della Fifa ma il nostro palmarès mica luccica così tanto come quello della Germania, Usa, Giappone o Norvegia. Però quantomeno le ali della fantasia ora le possiamo indossare.
Difficile stabilire cosa ci riserva France 2019 W ma di sicuro si può contare sulla grinta e sull’umiltà che Bertolini è riuscita a trasmettere al capitano Sara Gama e a tutto il gruppo che lotta su ogni pallone anche sul più innocuo.
Grinta che possedeva da giocatrice e che instillava alle compagne di spogliatoio, peculiarità che non ha mai abbandonato neppure da allenatrice.
Per comprendere meglio l’impresa della 52enne correggese (tra pochi giorni spegne la candelina: auguri!) è utile rammentare che le tesserate in Germania sono 210mila, in Svezia 180mila, in Olanda 155mila, in Francia e Inghilterra 110mila, in Norvegia 100mila e via via tutte le altre.
Pure in questa graduatoria noi siamo nelle retrovie europee: 23mila tesserate.
Una delle motivazioni principali per cui le ragazze non si avvicinano al mondo del pallone è perché nel nostro Paese non esiste il professionismo calcistico femminile seppure siano impegnate quasi quanto i maschietti che percepiscono lautissimi stipendi e bonus dorati.
Accade, di conseguenza, che una ragazza dopo una vita di sacrifici e sudore si ritrova a 30 anni senz’arte né parte.
È un’altra nobile battaglia che Milena sta conducendo con identica grinta e umiltà. I muri che incontra sono quasi ciclopici ma lei non appartiene all’elenco delle pappamolle o di quanti se la svignano alla prima nuvola.
E la gara Italia-Portogallo? Non vi è stata storia né pathos, adrenalina assente del tutto.
Pronti via e subito confusione nell’area portoghese con larga presenza di divise azzurre, una sorta di assedio che si sblocca al 4’ e ci pensa Cristiana Girelli di testa su corner battuto da Manuela Giugliano.
La stadio si riscalda e le azzurre raddoppiano, ancora da calcio d’angolo e questa volta è Cecilia Salvai a far imbufalire la difesa lusitana convinta che il pallone non avesse varcato la linea bianca.
Il direttore di gara non si lascia convincere e corre verso la metà campo.
Troppa la differenza tra l’undici azzurro e quello portoghese che non riesce mai a impensierire seriamente Rosalia Pipitone.
Tra le ragazze di Francisco Neto sugli scudi il portiere Morais che in diverse occasioni stronca sul nascere la gioia di esultare alle attaccanti di Bertolini, mentre un paio di volte sono i pali a sostituirsi all’estremo in tenuta bianca.
Il punteggio sarebbe potuto essere tennistico se in alcune circostanze la freddezza e l’astuzia fossero state benevoli con il reparto avanzato azzurro.
Ci pensa comunque Barbara Bonansea in pieno recupero a fissare il risultato sul 3-0.
Il prossimo impegno, il 4 settembre in Belgio, diviene una pura formalità ma consente a Milena Bertolini di sperimentare nuove soluzioni che torneranno utili a giugno 2019. Au revoir.
Bruno Galante
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