Se si riuscisse ad estrarre acqua potabile dal deserto
Uno dei maggiori problemi dell’umanità è quello dell’acqua. In molte regioni del pianeta scarseggia e crea problemi rilevanti a cominciare dalla salute.
Se non si trovano soluzioni in tempi medi tra pochi decenni molte popolazioni si troveranno in serie difficoltà, ecco perché diverse università stanno concentrando gli sfrozi in tale direzione.
E qualche speranza affiora.
Riuscire a produrre acqua potabile estraendola direttamente dall’aria.
È questo lo scopo di un nuovo dispositivo appena messo a punto da un team di ricercatori della University of California, Berkeley, e del King Abdulaziz City for Science and Technology in Arabia Saudita che è riuscito a raccogliere acqua potabile in una delle regioni più aride dell’Arizona.
Questo nuovo strumento, spiegano i ricercatori su Science Advances, potrebbe rivelarsi utile per tutte quelle popolazioni del mondo che vivono in aree aride e in cui le risorse idriche sono scarse.
“Il nostro dispositivo è unico”, chiarisce Omar Yaghi dell’Università di Berkeley che ha ideato la tecnologia: “Funziona a temperatura ambiente con la luce solare e, senza energia aggiuntiva, è in grado di raccogliere acqua nel deserto”.
Più precisamente, il nuovo dispositivo è stato testato a Scottsdale, città dell’Arizona dove l’umidità relativa, ovvero la quantità di vapore acqueo presente nell’aria, scende da un massimo del 40% durante la notte a un minimo dell’8% durante il giorno.
Per far funzionare il dispositivo i ricercatori si sono serviti dei Mof, metal organic frameworks, ovvero materiali cristallini con porosità molto elevata, in grado di immagazzinare grandi quantità di gas e liquidi che vengono poi rilasciati molto rapidamente appena questi materiali vengono riscaldati.
Precisiamo che diversi tipi di Mof sono già stati testati, per esempio per riuscire a immettere più gas nei serbatoi delle auto a idrogeno o assorbire anidride carbonica dalle ciminiere.
Tra questi, è stato testato anche il Mof-801, a base di zirconio, quello utilizzato oggi dai ricercatori, che si era dimostrato in grado di assorbire e rilasciare piccole quantità di acqua.
I ricercatori presentano oggi i risultati sul campo del prototipo a base di Mof-801, tramite cui, nel deserto dell’Arizona, sono riusciti ad estrarre 100 grammi (100 ml) di acqua per kg di materiale assorbente.
Il loro dispositivo è composto da un contenitore all’interno di un altro contenitore.
Quello interno contiene circa 0,2 metri quadrati di Mof per assorbire l’umidità, racchiuso in un cubo di plastica.
Il coperchio del box esterno di notte viene lasciato aperto per far entrare l’aria e viene chiuso durante il giorno per far sì che con la luce solare la temperatura interna aumenti, proprio come funziona in una serra, e avvenga il rilascio dell’acqua catturata dall’aria durante la notte.
“La chiave di questo nuovo dispositivo è che funziona anche a umidità molto basse”, ha spiegato Yaghi.
Ma gli scienziati guardano già oltre, cercando di potenziare le capacità (e il costo) del loro prototipo.
I ricercatori hanno infatti creato anche un altro tipo di Mof, a base di alluminio, il Mof-303, che nei test di laboratorio si è dimostrato in grado di assorbire più del doppio della quantità d’acqua e sarebbe ben 150 volte più economico.
I test sul campo cominceranno quest’estate.
Dove? Nella terribile Death Valley, dove le temperature raggiungono 43 gradi circa durante il giorno e 21 gradi di notte, con un’umidità notturna del 25%.
Arnaud Daniels
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