Alcuni secolari baobab stanno morendo senza un motivo
Un recente studio ultimato da un gruppo di ricercatori ha evidenziato che diversi baobab (Adansonia digitata) si sono estinti senza una precisa causa.
Ancora non sono riusciti a capire le motivazioni della loro morte.
Si raccontano parecchie leggende su questo albero africano, ma chi è veramente?
Appartiene alla famiglia bombacee dell’Africa tropicale, con tronco gigantesco, non molto alto in confronto al diametro che raggiunge gli 8-10 metri.
Il frutto, pesa qualche kilo, è pieno di una polpa farinosa, acidula, che serve a preparare talune bevande.
Il seme fornisce olio commestibile, dalla corteccia invece si ricavano corde e cordami.
Le foglie sono palmato-digitate e i fiori bianchi, imbutiformi, con un diametro di 15, 20 centimetri.
Alcuni tra i più grossi esemplari riescono a raggiungere la veneranda età di 400 anni.
Per la presenza di due stagioni secche, il baobab forma ogni anno due cerchie legnose anziché una come abitualmente accade per gli altri alberi.
Dallo studio si è scoperto che dieci tra i più grandi e antichi baobab africani sono morti in 12 anni: una quantità enorme.
E non si tratta di un’epidemia. È quanto riportato su Nature Plants da un gruppo di ricercatori sparsi tra Romania, Stati Uniti e Sudafrica che studiando la biologia di 60 esemplari di baobab africani si sono accorti che le piante più vecchie stavano morendo.
In maniera, apparentemente, inspiegabile.
Il baobab africano è l’angiosperma (pianta con fiori) più longeva e più grande al mondo: vive fino a 400 anni e raggiunge volumi che oscillano tra i 300 e i 500 metri cubi di parte legnosa.
Tra il 2005 e il 2017 i ricercatori hanno analizzato in dettaglio struttura, età e dimensioni di tutti gli esemplari più antichi di baobab africano, circa 60 alberi.
Per conoscere in dettaglio l’evoluzione e l’età degli alberi i ricercatori hanno utilizzato il metodo del radiocarbonio (o C14), collezionando piccoli campioni di legno prelevati dalle cavità interne della pianta o da diverse parti di tronco e rami.
La tecnica del radiocarbonio ha permesso l’identificazione di strutture complesse e la datazione precisa dei baobab, cosa che, spiegano i ricercatori, non sarebbe stata possibile con la tradizionale dendrocronologia, ovvero studiando gli anelli della sezione della pianta.
Gli scienziati hanno così osservato che la struttura del baobab è molto più complessa e peculiare di quanto si pensasse: per esempio, le piante nascono con un tronco unico e col tempo diventano a fusto multiplo, disponendosi a cerchio, grazie alla capacità di generare sempre nuovi tronchi.
Ogni pianta studiata consiste di un numero di fusti che va da 3 a 8, che appartengono quindi a diverse generazioni.
Nel loro studio i ricercatori si sono concentrati sugli esemplari più strutturati, ovvero quelli più grandi e anziani. Hanno così scoperto che nei 12 anni di investigazione, 8 dei 13 baobab più antichi e 5 dei 6 più grandi sono morti, totalmente, o in parte. In particolare in 4 baobab hanno ceduto tutti i tronchi, in altri 6 baobab i tronchi più grandi e vecchi sono morti mentre altre parti più piccole e giovani sono ancora vive.
“La morte della gran parte dei più antichi e grandi baobab africani negli ultimi 12 anni è un evento di enorme portata, non causato da un’epidemia”, sostengono i ricercatori, “si è registrata anche una moria di molti altri baobab maturi, apparentemente naturale”.
Per gli autori questi fenomeni potrebbero essere associati almeno in parte con le variazioni climatiche che colpiscono l’Africa meridionale, ma per confermare o smentire questa ipotesi sarà fondamentale continuare a monitorare la situazione.
Riccardo Dinoves
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