Tutto il pianeta celebra la Giornata Mondiale del Vento
Si è chiusa a tarda notte del 14 giugno la trattativa tra Consiglio, Parlamento e Commissione sull’accordo per la Direttiva Rinnovabili RED II, che ha portato al 32%, dal 27% precedentemente previsto, l’obiettivo al 2030 di produzione di energia da fonti rinnovabili con clausola di revisione al 2023.
Il Coordinamento FREE e l’Annev avevano chiesto di innalzare l’obiettivo dal 27% previsto al 35%, e l’accoglimento da parte del ministro Luigi di Maio di questa posizione da parte dell’Italia è stato elemento centrale nello spostamento degli equilibri europei sul tema, tanto da aver condizionato l’accordo con un risultato finale comunque apprezzabile anche alla luce della possibile ulteriore revisione al 2023.
Il risultato finale raggiunto del 32% per le rinnovabili significherà per l’Italia qualcosa in più in termini percentuali, al quale va aggiunto il target del 14% nei trasporti.
Tali numeri rappresentano un cambiamento rispetto al passato e segnano un cambio di rotta significativo nelle politiche comunitarie.
A questi obiettivi per i grandi impianti si affianca un ulteriore significativo risultato, grazie all’esclusione dell’applicazione degli oneri di rete per gli impianti fino a 25 kW in autoconsumo e che dovrebbe consentire un ulteriore utile sviluppo degli impianti di piccola taglia nell’ottica di un sempre maggiore sviluppo della generazione distribuita, necessaria al raggiungimento degli obiettivi europei.
Preoccupa viceversa il mancato accordo su un parallelo adeguamento anche dell’incremento dell’efficienza energetica che, agendo sui consumi finali, agevola il conseguimento dei nuovi, più impegnativi target per le rinnovabili.
È necessario adesso che il Governo Italiano, con la stessa incisività, dia un impulso concreto a quanto stabilito dall’Europa, adottando quei provvedimenti che consentano di incrementare lo sviluppo delle rinnovabili in linea con gli impegni assunti. Sono infatti necessari e urgenti gli atti concreti, la cui mancanza ad oggi non ha consentito di realizzare i necessari investimenti.
Tali benefici sono ancor più positivi per l’Italia che ha sviluppato in questi anni una solida industria eolica, ed è diventata esportatrice di questa tecnologia nel mondo.
Il nostro Paese infatti ha più di altri bisogno di dare una spinta all’economia e all’occupazione, contribuendo inoltre a combattere i cambiamenti climatici e a salvaguardare l’ambiente e la strada intrapresa finalmente va in questa direzione.
Per segnare un cambio di passo con i Governi precedenti, quello del cambiamento dovrà tuttavia far seguire agli importanti ed ambiziosi obiettivi assunti, quegli atti concreti la cui mancanza ad oggi non ha consentito di realizzare i necessari investimenti.
Basti pensare che i decreti attuativi per raggiungere gli obiettivi al 2020, che dovevano essere emanati alla fine del 2016 per regolare il periodo 2017/2020, non ci sono ancora.
A Roma si sono svolti l’Assemblea generale dell’Anev, Associazione Nazionale Energie del Vento, e il convegno istituzionale “Energia Eolica: gli strumenti per lo sviluppo industriale del settore e il raggiungimento degli obiettivi al 2030”
L’eolico in Italia ha raggiunto livelli di maturità tecnologica e di penetrazione nel sistema elettrico elevati e tali da conferirgli il ruolo di protagonista nel settore energia per i benefici industriali, economici ed ambientali che comporta. Nell’ambito di questo convegno sono stati trattati temi di interesse per il settore eolico in relazione alla situazione normativa e istituzionale, come il Decreto Fer 1, il rinnovamento del parco eolico, la semplificazione delle procedure di VIA. Si è analizzato anche il rapporto tra Stato e Regioni e l’utilità dei PPA nel nostro Paese, anche in relazione al ruolo che l’eolico ha in funzione della salvaguardia ambientale, all’interno della SEN e del Piano clima energia.
Le conclusioni sono state tratte da Simone Togni, Presidente dell’Anev “L’Italia ha un’opportunità unica, il dibattito di oggi lo mostra, e la dobbiamo sfruttare. Cambiamento significa miglioramento e quindi il settore si aspetta oggi quello che nei dieci anni scorsi non si è avuto, a partire dalla stabilità regolatoria, da una visione di medio e lungo termine per gli investimenti, a una semplificazione reale per le tecnologie rinnovabili, il tutto seguendo il principio di sostenere le FER senza penalizzarle per le loro peculiarità tecnologiche. È una presa di posizione seria e fattiva nei confronti del settore eolico quella che ci aspettiamo dal neoeletto Governo, che dice di voler mutare i paradigmi del passato e di dare all’Italia un futuro a emissioni ridotte”.
Claudia Treves
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