La moda lancia segnali di ripresa, ma sono ancora lenti
Spente le luci su Pitti Uomo 94 si cerca di comprendere se il bilancio va considerato in rosso o se i grattacapi non sono più dietro l’angolo.
Oppure se dobbiamo ancora rimanere nel limbo e per quanto.
Se a all’inaugurazione dell’edizione estiva dello scorso anno ci si era dovuti accontentare di un sottosegretario per una manifestazione che è considerata tra le più importanti del pianeta, nei giorni scorsi a Palazzo Vecchio per tagliare il nastro inaugurale si è presentato il neo ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Alberto Bonisoli.
Serve rammentare che Bonisoli, bocconiano classe 1961, è stato a capo della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, istituzione che si occupa di moda, grafica e design, inoltre è presidente della rete delle Scuole di Moda. In pratica non è uno sprovveduto e la materia la conosce.
Ecco cosa ha dichiarato martedì 12 giugno: “La moda è uno dei comparti economici e culturali per il quale ci caratterizziamo nel mondo, attraverso cui noi i rendiamo riconoscibili come italiani. Fa parte dell’essere cittadini di questo Paese e come molte sue eccellenze ha un carattere multipolare. È importante pensare a un sistema che metta insieme i centri della moda di Milano, Roma e Firenze. C’è molto terreno da recuperare e farò il possibile affinché il mio operato abbracci il mondo della moda dal punto di vista culturale e cercherò di renderlo il più possibile integrato in un’offerta che rappresenta un nostro orgoglio nel mondo”.
I dati diffusi dagli organizzatori sostengono che il comparto viaggia ancora a rilento in specie il mercato nazionale.
Non è dato conoscere i numeri nella loro interezza però nel comunicato finale è specificato che la presenza degli italiani è in calo del 2,5%.
Sono numeri preoccupanti se si considera che l’edizione estiva 2017 fece registrare un calo delle presenze degli italiani di quasi il 9%.
Il totale dei visitatori dovrebbe essere superiore ai 30mila.
Che nell’aria si avverta un filino di crisi lo certifica anche il numero e la qualità dei testimonial presentatisi alla Fortezza da Basso, segno che le aziende investono parecchio meno nei contorni e nelle futilità e che preferiscano magari concentrarsi nell’incentivare gli acquirenti limando qualche centesimo nel prezzo di acquisto del capo.
Come oramai spesso accade all’interno dei padiglioni si assottigliano sempre più i brand storici che per hanno hanno scelto Firenze per presentare le loro collezioni, vuoi anche per i costi che un’azienda deve sostenere per partecipare alla quattro giorni della moda maschile.
Tra costo dello stand, allestimento, ristorante, albergo e contorni si fa presto a raggiungere 30 o anche 40 mila euro che diventano cifre da non sottovalutare persino per chi viaggia con il vento in poppa.
Ecco allora che il ministero dei Beni e delle Attività Culturali bene ha fatto a rinnovare l’accordo di collaborazione e finanziare l’evento fiorentino.
Per il momento le voci che sussurravano un possibile trasferimento della manifestazione nella capitale lombarda pare si siano affievolite anche se proprio in questi giorni uno dei maggiori produttori di Barolo, Angelo Gaja, ha sollecitato gli interessati ad inaugurare un evento enologico di spessore proprio a Milano visto che a Verona con il Vinitaly si è raggiunto il top, a suo parere.
Se il locomotore moda ha ripreso a viaggiare a pieno regime lo si potrà verificare dalle prossime manifestazioni di Pitti Bimbo e Pitti Filati che apriranno nelle prossime ore.
bruno galante
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