Restaurato il pulpito di Siena capolavoro del Trecento
Il restauro del pulpito del Duomo di Siena, realizzato da Nicola Pisano tra il 1265 e 1268, è stata una importante impresa condotta con tecnica tradizionale: dalle relazioni scritte, alle analisi chimiche delle materie, dalla lettura storica dell’architettura con le tecniche dell’archeologia stratigrafica alle elaborazioni grafiche, ciò permette di possedere una documentazione che ha preso atto dello stato conservativo attuale, e ha creato un archivio informativo sul risultato dell’intervento.
Il nostro sguardo si muove dall’alto in basso, da destra a sinistro per riscoprire uno dei maggiori capolavori dell’arte del XIII secolo: il pulpito realizzato da Nicola Pisano (1220 – 1278) e dagli allievi della sua bottega, tra il 1265 e il 1268.
Opera mirabile scaturita dalla mente, dal cuore e dalle mani di Nicola Pisano, del figlio Giovanni, del giovane Arnolfo di Cambio e di Lapo, ne scaturisce uno dei più eccelsi capolavori scultorei-architettonici del 1200. Un insieme di figure “hanno vita” sui pannelli del pulpito di Siena, Nicola Pisano originario probabilmente dell’Italia meridionale, stabilitosi a Pisa, ebbe modo infatti di studiare approfonditamente i modelli classici offerti dai numerosi sarcofaghi antichi della cattedrale di questa città.
Il pulpito di Siena che, viene per realizzazione dopo il pulpito per battistero a Pisa (ultimato dallo stesso artista nel 1260), pur ispirandosi al precedente, presenta importanti differenze architettoniche, di struttura, di stile e la descrizione si arricchisce dei pannelli della Strage degli Innocenti e della dilatazione del Giudizio Universale (presente come pannello unico a Pisa).
La base del pulpito di Siena è ottagonale e le scene dei pannelli principali sono, a partire dal ponte di accesso al pulpito: Visitazione e Natività Adorazione dei Magi, Presentazione al Tempio e Fuga in Egitto, Strage degli Innocenti, Crocifissione, Giudizio Universale, gli Eletti Giudizio Universale, i Dannati.
Sugli spigoli ci sono figure che sporgono maggiormente rispetto alle figure dei pannelli.
Tali figure sono, dallo spigolo confinante con il ponte di accesso al pulpito: Madonna Annunciata (alla destra del ponte), San Paolo tra i discepoli, Tito e Timoteo, Madonna col Bambino, Due Angeli, Cristo Mistico, Simboli dei Quattro Evangelisti, Cristo Giudice, Angelo (alla sinistra del ponte).
La struttura dei rilievi dei pannelli principali è molto diversa rispetto a quella di Pisa, con scene affollate nelle quali i personaggi sono disposti su ben quattro o cinque piani sovrapposti, secondo un ritmo molto concitato, sottolineato anche da gesti animati ed espressioni che spaziano nel vasto capo delle emozioni dei sentimenti dell’universo umano e dove le figure hanno perso la solennità classicheggiante di quelle di Pisa, in favore di gesti e movimenti più realistici, intrattenendo rapporti più diretti ed umanizzati con le figure circostanti.
La monumentale struttura architettonica, interamente coperta di altorilievi scolpiti, dorata e dove gli occhi di molte figure son dipinti d’azzurro (dorature e colori rimasti in parte) era originariamente nella zona destra dello spazio sottostante la cupola fino al 1506, quando fu totalmente smontata e rimase in attesa della collocazione attuale terminata nel 1543.
Nel Pulpito di Siena, sotto la polvere e l’affumicamento delle candele votive, sono state recuperate tanto la patina generale quanto i resti delle colorazioni e delle dorature, che davano alle animate figurazioni una gradevole apparenza naturalistica.
Nel rispetto degli usi antichi il pulpito veniva coperto da un telo rosso e scoperto solo per le occasioni liturgiche a meravigliar i fedeli che ascoltavan le sacre letture.
Anche per l’ inaugurazione (15 giugno 2018) si è tolto il telo rosso come a svelare un mistero di bellezza preziosa.
Questa iniziativa non solo si è proposta di assicurare conservazione al pulpito, ma ha anche cercato di cogliere l’irripetibile occasione per imbastire su questo monumento uno studio globale e approfondito di carattere storico, architettonico e scientifico, che solo un restauro può fornire.
L’impegno era di raggiungere un obiettivo finale degno di interesse e di rispetto, tenendo conto delle aspettative del mondo degli studi e del restauro e dell’attenzione del pubblico.
Ultimate le operazioni di restauro vero e proprio sarà fornita una serie di elaborati sulle operazioni eseguite e una ricostruzione virtuale dell’aspetto originario del pulpito.
Hanno dato una fattiva collaborazione al restauro il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Siena e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo ha svolto l’alta sorveglianza sull’intervento.
Carmelina Rotundo
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