Il cambiamento climatico muterà la produzione vinicola
I numerosi studi condotti negli ultimi anni dimostrano che il cambiamento climatico avrà un impatto economico importante sulla vitivinicoltura e renderà necessari mutamenti nelle strategie aziendali e nelle politiche di settore.
Gli studi disponibili dimostrano che il cambiamento climatico avrà effetti di breve e di medio/lungo termine, che saranno negativi o positivi nelle diverse aree viticole.
Nel breve termine sono attese modifiche delle rese, della qualità dei vini, dei prezzi e quindi dei redditi e dei profitti.
Nel medio-lungo termine invece si prospettano variazioni nella disponibilità di risorse per la produzione (negative nelle aree mediterranee), cambiamenti importanti della geografia vitivinicola con conseguenti impatti sociali, cambiamenti nei valori fondiari, modifiche nei rapporti competitivi.
Le analisi puntuali sugli effetti economici del cambiamento climatico in Italia sono piuttosto limitate, ma quanto già pubblicato e le evidenze empiriche restituiscono un quadro problematico.
Studi in Franciacorta rivelano che l’imprevedibilità dell’evoluzione fenologica rende più difficile la programmazione delle attività produttive rendendo più difficile l’ottimizzazione dei costi.
In Toscana si lamenta una riduzione della produzione di uva ad alto potenziale enologico.
In Emilia Romagna un’estesa indagine presso viticoltori rivela una marcata percezione del problema e la necessità di adattare le tecniche di produzione alle nuove condizioni climatiche con un tendenziale aggravio di costi.
Relativamente alle regioni meridionali, la notevole riduzione delle superfici, ben maggiore di quella media nazionale, trova le sue cause, probabilmente, anche nel cambiamento climatico.
In questo quadro complesso, le misure già in essere nella politica agricola comunitaria nell’ambito dell’intervento settoriale per il settore vitivinicolo e nei programmi di sviluppo rurale possono assistere le imprese e le loro organizzazioni negli interventi di adattamento al cambiamento climatico.
In particolare per quanto l’OCM, la misura per la ristrutturazione dei vigneti e quella sugli investimenti possono favorire le trasformazioni in vigneto e in cantina che l’adattamento al cambiamento climatico rendono necessarie.
Nell’ambito dei PSR le misure sugli investimenti aziendali possono favorire adattamenti delle cantine e i gruppi operativi della rete PEI possono sviluppare idonee azioni coordinate a scala territoriale per fronteggiare il cambiamento climatico, anche inserendosi nelle più vaste iniziative che fanno riferimento al Programma nazionale di adattamento al cambiamento climatico (Ministero dell’ambiente) e all’azione Cambiamenti climatici nell’ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale.
Nel prossimo ciclo della politica agricola comunitaria (post 2020) sarà comunque necessario focalizzare in modo più preciso il tema del cambiamento climatico, anche facilitando, con le dovute cautele, lo sfruttamento di nuove varietà più adatte.
A fronte di crescenti difficoltà nelle aree viticole più calde, il cambiamento climatico potrebbe però portare dei vantaggi nelle aree viticole tradizionalmente più fredde.
Presso l’università di Adelaide è stato stimato che circa 600 mila ettari, 13% superficie vitata mondiale, trarrà vantaggio dal cambiamento climatico.
La quota in assoluto non è elevata ma i vini prodotti in queste aree hanno un peso rilevante sul commercio internazionale del vino, con un rischio significativo per la competitività italiana.
Il cambiamento climatico sarà pertanto il principale driver dell’evoluzione della tecnica viticola e enologica e potrà determinare importanti fenomeni di selezione tra territori vitivinicoli e anche all’interno di questi.
La sfida che si prospetta, per le aziende e per le istituzioni, sarà quella di fronteggiare il cambiamento climatico, mitigandone gli effetti, in una prospettiva di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Eugenio Pomarici
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