Finalmente gli agricoltori potranno abbattere i cinghiali
A metà gennaio Luca Sanjust di Teulada, presidente dell’Avito, Associazione Vini Toscana, appena eletto dichiarò che il problema più grave ed urgente per i vitivinicoltori era quello di arginare le invasioni degli ungulati che erano divenuti i nemici numero uno delle produzioni agricole. Sono trascorsi sei mesi e i politici toscani ancora non hanno adottato alcun provvedimento in merito.
Se la Regione Toscana si preoccupa di altre faccende, dimostrando di preoccuparsi marginalmente di un problema di siffatta gravità, vi sono altre amministrazioni regionali che si sono attivate ed hanno affrontato la questione ungulati.
Arriva finalmente il via libera all’abbattimento dei cinghiali che si sono moltiplicati in Italia raggiungendo oltre un milione di esemplari che, dalle campagne alle città, mettono a rischio la sicurezza dei cittadini, oltre a distruggere i raccolti agricoli di qualsiasi genere.
È d’uopo esprimere apprezzamento per la delibera approvata dalla Regione Lombardia finalizzata a contrastare il proliferare di cinghiali, soprattutto a tutela della sicurezza dei cittadini e della salvaguardia delle colture agricole.
Per la prima volta viene finalmente data la possibilità agli agricoltori, provvisti di regolare licenza, di abbattere tutto l’anno i cinghiali, con l’ampliamento dell’attività di contenimento finora riservata solo alla polizia provinciale e ai cacciatori.
Un provvedimento approvato dalla Regione Lombardia in cui nel quinquennio 2008/2013, il cinghiale ha arrecato danni alle colture agricole per 1.669.989 euro di indennizzi erogati da Regione Lombardia, corrispondenti a 2.807 eventi di danno denunciati, inoltre ha provocato 384 sinistri stradali denunciati, con erogazione di risarcimenti 606.664 euro complessivi.
La varie associazioni collegate all’agricoltura auspicano che tale provvedimento venga adottato da altre Regioni ed esteso a tutto il territorio nazionale, in una situazione in cui negli ultimi dieci anni il numero dei cinghiali presenti nella Penisola è praticamente raddoppiato.
È indispensabile che tutto il territorio agricolo venga tutelato per risolvere il problema della incidenza dei selvatici per l’incolumità delle persone e la sicurezza dei trasporti nonché, per la salvaguardia delle produzioni della terra e degli ecosistemi.
Nel provvedimento della Lombardia si riconosce nella sostanza la possibilità da parte dei proprietari e conduttori di terreni agricoli di esercitare una facoltà di legittima difesa, in presenza di minime condizioni che semplificano il precedente approccio burocratico.
Tra i requisiti si ritiene in particolare l’accertamento di danni alle colture nei 6 mesi antecedenti la data di presentazione della domanda di autorizzazione che ha la durata di 12 mesi; la titolarità di licenza di porto di fucile e la abilitazione alla caccia di selezione nel caso di ricorso a particolari modalità.
Naturalmente l’esercizio dell’abbattimento deve avvenire in condizione di sicurezza attraverso la comunicazione preventiva agli organi di polizia competenti per il territorio oltre che di compatibilità ambientale, risultando vietato l’intervento nelle aree protette, ma è anche previsto un sistema di tracciabilità per garantire il monitoraggio e il controllo sanitario.
Ora che la Regione Lombardia si è mossa bisogna che le altre amministrazioni seguano le sue orme.
Salvarico Malleone
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